Nasce ITACA: Giorgio Sbordoni (Radioarticolo1) intervista MORENA PICCININI (Presidente INCA CGIL)

    “Itaca” è un luogo reale, un’isola che appare sulle carte geografiche, ma anche un luogo entrato nel mito. Perché l’avete scelto per dare il nome all’associazione?
Per chiunque viaggi, Itaca è l’idea di casa. Di quella “casa” reale, esistente in pietra e mattoni, o di una “casa” ideale, fatta di affetti e sicurezze. La nostra associazione vuole essere proprio questo: un punto di riferimento, un aiuto a chiunque si trovi nella condizione di migrante – che lo sia da molti anni, anche da generazioni, o che lo sia da poco tempo; o anche per chi ha in mente l’idea di diventarlo e ancora non si è mosso. Un’associazione che aiuti chiunque a sentirsi a casa sua, in qualsiasi luogo del mondo.
 
    Quali sono i valori dell’associazione? Come la dobbiamo considerare, come volete che cresca? Tra il modello della tutela individuale, quello, forse più appropriato, di società di mutuo soccorso, quello aggregativo di matrice culturale, solidale e politica. Come definirla?
In realtà è esatto definirla proprio in tutti questi modi. ITACA nasce con l’idea di rafforzare l’esperienza che abbiamo nel favorire l’integrazione dei nostri concittadini all’estero.  Contemporaneamente, vogliamo mettere questa esperienza a disposizione di chiunque sia migrante, da qualsiasi parte del mondo venga e ovunque si trovi.
Si basa sui principi di eguaglianza e pari dignità di tutti gli esseri umani, sul valore della solidarietà – internazionale e transnazionale – e sul diritto alla piena cittadinanza – formale e sostanziale – di tutti, in qualsiasi parte del mondo. Vorremmo che cresca così, mettendo insieme esperienze diverse, confrontando le soluzioni trovate ai problemi e bisogni di alcuni per metterle a disposizione di tutti.
 
    In questo senso, dunque, gli “Ulisse in cerca di Itaca” saranno moltissimi: lavoratori, senza dubbio, ma anche studenti, giovani e meno giovani, persone con alta formazione e al tempo stesso persone meno formate. Chi cerca lavoro, chi è in pensione, insomma, uno spaccato molto ampio della società attuale, molto spesso fatta di individui soli, disgregata, atomizzata. È questo il target?
Come Patronato della CGIL, abbiamo sempre sentito la missione profonda di far sì che la nostra capacità nella cosiddetta “tutela individuale” servisse poi a creare strumenti di diritto collettivo. Oggi, nella società attraversata da fenomeni migratori di massa, il rischio che l’individuo si senta sempre più solo davanti ai problemi e i bisogni si accresce enormemente, soprattutto se quell’individuo è un “migrante in terra straniera”.
Prendiamo l’esempio della cosiddetta “nuova emigrazione” italiana. Per anni in Italia si è parlato di “fuga di cervelli”, una definizione che abbiamo sempre rifiutato perché nascondeva un sottinteso inaccettabile: se sono “cervelli” (dunque giovani con un’alta formazione), non avranno certo bisogno di aiuto… Negli ultimi tempi finalmente sembra essersi preso atto, collettivamente, che la “nuova migrazione” – per caratteristiche e numeri impressionanti – è composta non solo da giovani con alti titoli di studio e in realtà non solo da giovani. È un fenomeno migratorio, che porta con sé sempre insicurezze, difficoltà, bisogni nel momento in cui si parte, si arriva e si cerca poi di vivere al meglio nella nuova realtà.
O ancora, pensiamo alla condizione dei nostri concittadini nel Regno Unito nel momento della “Brexit”: questa è e sarà uguale a quella di tutti gli altri cittadini Comunitari nel Paese – nel bene e nel male. La nostra azione di sostegno, di informazione e di aiuto, per gli Italiani già serve a tutti loro. A tutti.
E se pensiamo, ancora come esempio, ai nuovi fenomeni migratori all’interno dell’America Latina, magari tra Paesi confinanti dove si verificano situazioni di frontalierato identiche a quelle che conosciamo tra Italia e Svizzera e Francia: perché non mettere a loro disposizione la nostra esperienza e la nostra rete sul territorio?
Probabilmente, poi, la caratteristica più “innovativa” del recente fenomeno migratorio è la circolarità; si pensi a quanti immigrati in Italia si sono successivamente spostati in altri Paesi, o quanti giovani italiani vivono la propria esperienza migratoria – di studio e di lavoro – in più di un Paese straniero. Per assisterli ovunque, affinché non “perdano traccia” dei propri diritti, è di nuovo fondamentale mettere a disposizione esperienza approfondita e rete capillare.
Un target ampio, sicuramente: chiunque si trovi a doversi spostare e non trova però risposta ai propri bisogni nelle attività “tradizionali” del patronato all’estero.
 
   E proprio guardando alle persone che potrebbero trovare in Itaca un valido aiuto, puntellerete la costruzione di questo luogo di incontro con un grande lavoro di studio, di analisi, di comprensione, su base reale, su dati concreti, delle dinamiche che caratterizzano la società sempre più complessa nella quale viviamo, grazie all’Osservatorio. Quale sarà il suo ruolo nello sviluppo di questa esperienza?
Per aiutare efficacemente, per tradurre le nostre idee in esperienze concrete, c’è sempre bisogno di studiare. Di studiare molto, di produrre strumenti di informazione e formazione.
Per questo l’INCA CGIL ha affidato ad ITACA la gestione del proprio Osservatorio sulla Mobilità Internazionale. Al suo interno, l’Osservatorio monitorerà vari aspetti della mobilità: le politiche europee, sicuramente, le caratteristiche delle migrazioni in altre aree geografiche, i diritti di ingresso, soggiorno e cittadinanza nelle diverse aree mondiali, le condizioni e i diritti dei lavoratori transnazionali, regole e condizioni per l’accesso al mercato del lavoro… E anche fatti più specifici, come la Brexit, le espulsioni dei cittadini comunitari dal Belgio e da altri Paesi UE, la modifica delle norme di accesso agli Stati Uniti nell’era Trump, l’impegno affinché l’Italia sottoscriva convenzioni bilateriali sulle politiche sociali con i Paesi di provenienza degli immigrati…
Oltre a produrre studi e diffondere informazioni, l’Osservatorio creerà progetti, seminari, corsi di formazione, strumenti che possano aiutare la nostra rete di Associazioni INCA nel mondo a fornire un ventaglio di servizi sempre più ampio e rispondente ai reali bisogni di chiunque emigri.
Siamo ben consapevoli, naturalmente, della “grandezza” della sfida: per questo non pensiamo certo di affrontarla da soli. L’Osservatorio si arricchisce del contributo di esperti, in tutto il mondo: docenti, sindacalisti, esperti di relazioni internazionali e politiche sociali, giornalisti, volontari…per costituire una rete di sapere diffuso che l’Osservatorio cercherà di tradurre in sintesi, conoscenze ed esperienze magari lontane geograficamente e però così vicine culturalmente.
 
    Sta finendo un’estate di comportamenti e proclami vergognosi sulla delicatissima questione dei flussi migratori dal sud del mondo all’Unione Europea, che non è stata in grado di dare una risposta concreta e accettabile alla situazione. Intanto il caso Brexit, gli echi delle politiche dell’amministrazione Trump, il dilagante terrorismo, stanno aprendo faglie profonde nella società. Itaca appare, anche idealmente, come una risposta a tutto questo: reagire con la solidarietà, il senso di comunità e di apertura alla deriva politica e alla disumanità che a vari livelli stanno avvelenando le decisioni di questa stagione cruciale. Possiamo considerarlo anche un manifesto sostanziale di quella che è la vostra idea del mondo?  
Il clima politico e sociale che ci lascia questa estate sembra davvero inquietante. L’assenza di risposte eque ed efficaci alla crisi economica di questi anni ha creato una società ancora più frammentata, dove l’individuo – ferito ed isolato – è spinto a reazioni dettate esclusivamente dalla paura, dalla frustrazione, dall’incertezza. E forze xenofobe e populiste cavalcano questi sentimenti, li alimentano, fornendo poi le risposte più retrive, disumane e in fin dei conti anche inutili.
La nostra idea del mondo è naturalmente un’altra: a queste difficoltà si risponde esattamente non avendo paura, non chiudendosi. L’unica risposta è lavorare con maggiore energia ancora per creare una società aperta, inclusiva, che permetta l’integrazione dentro comunità solidali ed accoglienze, in un contesto di norme chiare e giuste che permettano a tutti di vedere riconosciuti e attuati i propri diritti fondamentali.
Quindi, sì, naturalmente Itaca riflette la nostra idea del mondo. Del resto, noi cerchiamo sempre di mettere la nostra idea del mondo in qualsiasi cosa facciamo.
 
    Un’idea bella e condivisibile e al tempo stesso difficile e faticosa: pensate di farcela da soli?
No, naturalmente. Anzi, per essere più chiari: davanti alle sfide che il mondo ci pone, soprattutto sui temi della mobilità, delle migrazioni, dei diritti e dell’integrazione, secondo noi nessuno può farcela da solo.
La risposta è nella condivisione e nella rete, anche nel nostro lavoro, tra esperienze diverse. Proprio per questo, Itaca ha il compito e l’ambizione di allargare la nostra “tradizionale” rete all’estero, composta dalla famiglia delle associazioni convenzionate con l’INCA CGIL. Partire da questa rete e valorizzarne tutte le potenzialità: e al tempo stesso allargarla, coinvolgendo soggetti – in tutto il mondo – che condividano i nostri valori ed obiettivi.
Lo slogan di Itaca è semplice: “a casa, nel mondo”. Ma nessuno può sentirsi davvero a casa se si sente solo: nemmeno noi stessi.
 
FONTE: https://itacaonline.org/

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