08 agosto 2020 NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL ESTERO ED ALTRE COMUNICAZIONI

01 – La Marca(Pd): insieme oltre il buio di questi mesi.
02 – Schirò( Pd) – Marcinelle: punto fermo e sempre attuale della nostra storia di migranti e della nostra memoria collettiva. Marcinelle è prima di tutto dolore per le vite perdute e partecipazione alla solitudine e al bisogno delle donne e dei figli che in quel terribile 8 agosto del 1956 hanno . invano uomini e padri mai più tornati.
03 – La Marca(Pd): sulla cittadinanza la priorità è il riacquisto per coloro che sono nati in Italia. Il mio intervento in commissione esteri
04 – Vincenzo Vita. Una rete pubblica eco-digitale. Ri-mediamo . Una rete pubblica deve essere «neutra», aperta e attenta ai bisogni comunicativi di una società in profondo mutamento.
05 – Marina Catucci: TikTok e un’indagine per frode finanziaria: i dolori di The Donald.
06 – Michele Giorgio – Esplosione al porto, Beirut in macerie. Libano. Decine di morti e migliaia di feriti. Tra le ipotesi, l’incidente: un incendio in un magazzino di materiali esplosivi
07 – Massimo Villone – Non repubbliche marinare ma repubblichette. Referendum. Un esito negativo porterebbe a una devastane caduta di rappresentatività delle Camere, in perfetta e perversa sinergia con l’aspirazione a una rappresentanza generale del paese da parte dei governatori.
08 – Angela Schirò (PD): approvato il testo unificato per la istituzione della bicamerale per gli italiani nel mondo. Soddisfazione per questo primo risultato positivo
09 – Notizie brevi. Gigante Fragile.
10 – Europa, sogno di un bilancio di mezza estate. Lo scorso 30 luglio, l’Europa è stata percorsa da una brezza gelida. Il dato sul Pil tedesco: nel trimestre fra aprile e luglio, l’economia della «locomotiva» continentale si è contratta del 10,1%, il peggior tracollo dal 1970, pari ad oltre il doppio rispetto al -4,7% registrato dopo la crisi del 2009. Un tonfo accompagnato dal -12,4% dell’Italia e il -13,8% della Francia
11 – Aldo Berlinguer. La pandemia consumistica – La manipolazione delle menti è ormai inarrestabile: approfitta delle persone offrendo loro riparo nei prodotti che comprano, sino ad identificarsi in essi. dell’insicurezza, della fragilità, della vanità
12 – Fuga tra le righe.
13 – Andrea Cegna: Blocchi e sciopero a oltranza in Bolivia per andare al voto. Paese paralizzato. Ma la mobilitazione guidata dalla Central Obrera contro le destre golpiste genera dubbi anche a sinistra: in piena pandemia, rischio boomerang. Elezioni mancate e leggi incuranti dell’ambiente, l’emergenza resta il governo Añez.
14 – Brevi dal mondo: Perù, Filippine, Australia. Pandemonio. Il Perù in difficoltà assume migliaia di medici venezuelani. Epidemia fuori controllo, a Manila torna il lockdown. Onu: un miliardo di alunni nel mondo fuori dalle scuole. Pugno di ferro in Australia: esercito e multe.
15 – Alfonso Gianni (PRC)Referendum, non ci sono alternative al No Taglio dei parlamentari.
16 – CITTADINANZA | Merlo (MAIE) a Italia ChiamaItalia: “Lo ius sanguinis non si tocca, chi ha sangue italiano è italiano MAIE: sangue italiano è italiano” (Italiano – Español)
 
01 – La Marca (Pd): INSIEME OLTRE IL BUIO DI QUESTI MESI.
Cari amici, Sono stati mesi difficili, anzi, difficilissimi. L’Italia, dopo il trauma iniziale e il drammatico numero di vittime causate dal Covid-19, è riuscita a contenere il diffondersi del contagio e lentamente sta cercando di tornare ad una certa “normalità”. Per gli italiani, sono stati mesi di sacrifici impensabili, ma le misure rigorose messe in campo sembrano aver dato i risultati sperati, almeno fino ad ora. Purtroppo il virus resta ancora molto diffuso in altre realtà, come gli USA, il Messico e Panama, per quanto riguarda la nostra ripartizione, sia pure con intensità diversamente distribuita sul territorio.
Come italiani all’estero, abbiamo tutti il dovere di darci una mano di solidarietà e di guardare con determinazione e coraggio al domani.
Il mio pensiero costante va prima di tutto alle vittime dirette e indirette della pandemia e a chi ha perso il lavoro come conseguenza di essa. Un pensiero non meno intenso va ai nostri connazionali dei paesi più colpiti, che non solo sono stati esposti a un maggiore pericolo, ma, per il blocco dei voli, sono stati privati dalla possibilità di rientrare in Italia. Fino a quando il contagio non si sarà ristretto e un vaccino efficace non sarà disponile su ampia scala, dovremo responsabilmente accettare le misure di sicurezza imposte.
Il tentativo da fare con convinzione – e io lo sto facendo – è quello di convertire le misure di sicurezza previste per chi arriva e rientra nel paese di residenza (misure che di fatto riassorbono il tempo della eventuale permanenza in Italia) in controlli efficaci e brevi, come i tamponi. Ho scritto ai ministri della Salute e degli Esteri per sollecitarli in tal senso e continuerò a farlo finché non ci sarà qualche esito positivo.
In questo momento, anche la legge sulla istituzione della “Giornata nazionale per gli italiani nel mondo”, una mia proposta già dalla scorsa legislatura arrivata finalmente all’esame dell’Aula, acquista un più forte significato. L’ho concepita come un riconoscimento verso i milioni di italiani che hanno collocato altrove le loro vite e che con i loro sacrifici hanno dato un contributo essenziale sia ai paesi di insediamento che all’Italia quando ne ha avuto bisogno.
Oggi, nelle difficili condizioni determinate dalla pandemia, può diventare l’annuncio di un nuovo patto tra l’Italia e la sua diaspora, vecchia e nuova, matura e giovane. Tutti insieme per costruire il futuro, come è accaduto quando le cose si sono fatte difficili.
E poiché il futuro ha bisogno di azioni positive e di impegni concreti, sto puntando con insistenza sul turismo di ritorno, che porta ogni anno milioni di persone nel nostro Paese. Per sostenerlo, si possono fare diverse cose che ho già proposto agli interlocutori giusti. Non mi fermerò prima di averle viste nell’agenda del Governo.
Intanto, tra poche settimane, ci arriverà a casa il plico per votare per il referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari, anche quelli eletti all’estero, che sono già pochi. Mi sono già espressa, dentro e fuori il Parlamento, numerose volte, contro questa riduzione, per cui il mio voto sarà NO.
Ridurre ulteriormente la nostra rappresentanza è ingiusto e sbagliato in sé e rappresenta, inoltre, un rischio di destabilizzazione per le ripartizioni più piccole come la nostra, quella del Nord e Centro America. Nonostante le difficoltà organizzative dovute alla pandemia, credo che dovremmo farci sentire con un NO forte. Di questo, comunque, torneremo a parlare a settembre.
Coraggio, dunque, ce la faremo.
 
02 – SCHIRÒ( PD) – MARCINELLE: PUNTO FERMO E SEMPRE ATTUALE DELLA NOSTRA STORIA DI MIGRANTI E DELLA NOSTRA MEMORIA COLLETTIVA. MARCINELLE È PRIMA DI TUTTO DOLORE PER LE VITE PERDUTE E PARTECIPAZIONE ALLA SOLITUDINE E AL BISOGNO DELLE DONNE E DEI FIGLI CHE IN QUEL TERRIBILE 8 AGOSTO DEL 1956 HANNO . INVANO UOMINI E PADRI MAI PIÙ TORNATI. 7 Agosto 2020.
Marcinelle è il simbolo più profondo dell’emigrazione perché è sacrificio, individuale e collettivo, di persone che per lavoro hanno dovuto lasciare luoghi e famiglie, accettare un lavoro sconosciuto e duro, ad alto rischio, e condizioni di vita sacrificate per aprire una luce sulla loro vita e su quella dei propri figli. Le ragioni che spingono ogni migrante in ogni tempo a lasciare la propria casa e a cercare un’occasione di promozione umana e di realizzazione. Dovrebbero ricordarselo tutti coloro che dividono i migranti, per ignobili fini elettoralistici, in buoni e cattivi, spesso addirittura in base al colore della pelle.
Marcinelle, inoltre, ha rappresentato un punto di svolta nelle normative sulle condizioni di sicurezza del lavoro e nella coscienza dei diritti dei lavoratori, da cui è partito il modello di welfare europeo diventato in breve tempo il più avanzato nel mondo.
In Marcinelle vi è anche la radice morale dell’incontro e della solidarietà tra popoli europei che, proprio negli anni della tragedia del “Bois du Cazier”, per la prima volta nella loro storia, hanno cercato la strada della coesione, anziché dello scontro e dell’egoismo nazionale, e disegnato una prospettiva comune di progresso, cultura, vita civile, diritti condivisi.
Marcinelle oggi, in questo oscuro attraversamento della pandemia, è saper guardare oltre la morte e il dolore, vincere l’angoscia del rischio con coraggio civile e spirito di solidarietà, adottare azioni e legislazioni che rimettano al centro la vita dell’uomo e aprano un nuovo orizzonte di diritti umani, sociali e civili, una nuova filiera di compatibilità ambientali.
Angela Schirò – Deputata PD – Rip. Europa – Camera dei Deputati
 
03 – LA MARCA: SULLA CITTADINANZA LA PRIORITÀ È IL RIACQUISTO PER COLORO CHE SONO NATI IN ITALIA. IL MIO INTERVENTO IN COMMISSIONE ESTERI. 5 AGOSTO 2020
In occasione della approvazione in Commissione Esteri del testo unificato della proposta di legge sulla bicamerale per gli italiani nel mondo, si è toccato anche il tema della cittadinanza. Sono intervenuta nella discussione sottolineando che su questo ho presentato, sia nella scorsa che nell’attuale legislatura, due proposte di legge finalizzate al riacquisto della cittadinanza italiana per coloro che sono nati in Italia e il riconoscimento per le donne e per i loro discendenti che l’avevano perduta involontariamente avendo sposato uno straniero.
Al di là di qualsiasi demagogia, che spesso nasconde l’impotenza ad arrivare a effettive risoluzioni del problema, ritengo che queste siano le vere priorità da perseguire e per esse continuerò impegnarmi concretamente come ho fatto ogni volta che la questione è emersa nell’attività parlamentare.
Come cofirmataria di alcune delle proposte di legge sulla istituzione della Commissione bicamerale per gli italiani nel mondo esprimo la mia soddisfazione per il fatto che questa soluzione sia pronta per essere approvata dalla Camera e, mi auguro, dal Senato con lo stesso ampio consenso.
On./Hon. Francesca La Marca, Ph.D. – Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America
 
04 – Vincenzo Vita. UNA RETE PUBBLICA ECO-DIGITALE. RI-MEDIAMO . UNA RETE PUBBLICA DEVE ESSERE «NEUTRA», APERTA E ATTENTA AI BISOGNI COMUNICATIVI DI UNA SOCIETÀ IN PROFONDO MUTAMENTO.
I dati del Digital Economy and Society Index (Desi 2020) sono impietosi. Secondo lo studio della Commissione europea l’Italia è al quart’ultimo posto nel continente per tasso di digitalizzazione. La recente esperienza della pandemia ci ha disvelato non solo le magre statistiche, bensì la grama vita vissuta di un paese per molti versi arretrato.
Molte ragazze e ragazzi non hanno il computer per l’educazione a distanza, come si è tristemente constatato. Uno dei motivi delle difficoltà sta nella mancanza di una adeguata rete di diffusione della banda larga e ultralarga: una rete unica interna alla sfera pubblica. Un compito di tale delicatezza, che ha a che fare con il tessuto nervoso della società, non può dipendere dalla mera competizione di mercato e dalle logiche della concorrenza. Attualmente convivono diverse reti, ma la contesa è «duopolistica».
Si incontrano e si scontrano Tim-Telecom e Open Fiber, quest’ultima (così voluta dall’allora premier Matteo Renzi) vincitrice dei recenti bandi di gara di Infratel (la società del ministero dello sviluppo) per coprire le cosiddette «aree bianche», vale a dire i territori di più difficile connessione. A quanto sembra, i risultati ottenuti dal gruppo di Enel e Cassa depositi e prestiti non sono in linea con le previsioni.
Al di là dei debiti dell’ex monopolista e delle difficoltà dell’incumbent fors’ però, si è già in un’altra fase: dove domina la tecnologia (pericolosa per la salute?) del 5G. E mentre preme l’accelerazione impressa alla e dalla transizione digitale, uno dei punti qualificanti del Recovery Fund. Digital first è lo slogan preferito dell’epoca, non a caso. Ecco perché, allora, sulla costruzione di una forte e capillare rete unica non si può tergiversare. E non è (solo) una questione di pur comprensibili equilibri societari.
Siamo di fronte ad un passaggio chiave, in cui – tra l’altro – potrebbe trovare nuova linfa anche il servizio pubblico radiotelevisivo, conferendo la struttura degli impianti RaiWay. È augurabile che i vari decisori chiudano la partita, a cominciare da Tim-Telecom, che ha tenuto ieri il suo consiglio di amministrazione, ma limitandosi a vagliare l’opzione dell’entrata in scena del Fondo statunitense privato Kkr.
Parliamo di Tim-Telecom innanzitutto, in quanto lo stato italiano, dopo la politica dissipativa che ha condizionato la peggiore delle privatizzazioni, ha l’obbligo di rilanciare la vecchia azienda.
Non si può immaginare una rete pubblica imperniata solo sulla specifica newco di casa Telecom , ma un ruolo significativo va svolto dall’apparato che ha costruito la prima intelligenza connettiva italiana. Che Cassa depositi e prestiti svolga compiutamente la sua missione, ora salomonicamente suddivisa a metà tra i due contendenti.
Ri-nazionalizzare la struttura portante (non i servizi, ovviamente) delle telecomunicazioni? E perché no? Meglio farlo dalla via maestra, piuttosto che attraverso l’Enel. Un po’ d’ordine democratico in simile confusa vicenda ci vorrebbe proprio. Naturalmente, se arrivano i fondi americani è doveroso ricorrere allo strumento di garanzia del Golden power. Tuttavia, se la quota destinata al digitale dei fondi europei non si investe sulla rete pubblica, che senso ha ipotizzare scenari futuribili senza avere le basi di partenza?
Insomma, i soggetti interessati, dal governo alle aziende interessate, programmino una strategia adeguata. Non è una partito di Risiko.
Una rete pubblica deve essere «neutra», aperta e attenta ai bisogni comunicativi di una società in profondo mutamento. Una rete che attraversi tutti i media con lo spirito pubblico: indipendenza, pluralismo, qualità. E con il coinvolgimento della miriade di operatori locali, che rappresentano il volto migliore della liberalizzazione del settore.
Intendiamoci. Scriviamo di rete di telecomunicazioni, ma a ben vedere la compagnia di giro, da Vivendi e Mediaset in poi, è sempre quella, come nelle serie televisive. Quindi, serve una scossa generale. Infine, la rete pubblica è la vera linea di un contrasto dinamico della cavalcata degli Over The Top. E sì, e stesse opportunità di Google e compagni possono essere offerte dalla sfera pubblica. Dallo Stato innovatore, con modelli e algoritmi trasparenti
 
05 – Marina Catucci: TIKTOK E UN’INDAGINE PER FRODE FINANZIARIA: I DOLORI DI THE DONALD. TRUMP INDAGATO DALLA PROCURA DI MANHATTAN CHE GLI HA CHIESTO DI PRESENTARE LA DICHIARAZIONE DEI REDDITI DEGLI ULTIMI OTTO ANNI. IL PRESIDENTE USA È D’ACCORDO SULL’ACQUISIZIONE DI TIKTOK DA PARTE DI MICROSOFT, MA CHE NEL CASO, HA DETTO, AL GOVERNO AMERICANO DOVREBBE ANDARE UNA PARTE COSPICUA DEL PAGAMENTO.
A tre mesi esatti dalle elezioni, dalla procura di Manhattan è trapelata la notizia che i magistrati starebbero indagando Donald Trump per possibili frodi bancarie e assicurative. A riportarlo è stato il New York Times, che ha sottolineato che a capo della procura di Manhattan in questo momento c’è Cyrus Vance Jr., magistrato democratico, figlio di un ex segretario di Stato e, più di tutto, noto per aver gestito il dossier che ha portato all’arresto dell’allora direttore del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss Kahn.
QUESTA INCHIESTA è un allargamento notevole delle indagini già in corso per eventuali reati fiscali a carico del gruppo immobiliare e alberghiero di Trump. Fino ad ora l’indagine si è per lo più focalizzata sui pagamenti effettuati durante la campagna elettorale del 2016 a due donne che avevano dichiarato di aver avuto rapporti con Trump, ora, invece, anche se i pm non hanno esplicitamente menzionato le questioni sotto esame, visto che tali indagini per legge devono essere condotte in segreto, ma sembrano rivolgersi verso alcune «affermazioni indiscusse» presenti nei precedenti documenti giudiziari. Stando alle accuse, Trump, tramite l’azione di diverse aziende di sua proprietà, avrebbe illegalmente gonfiato i dati riguardo la sua ricchezza e il valore delle sue proprietà, al fine di ottenere prestiti più alti del dovuto. Vance avrebbe già richiesto a Trump di presentare le dichiarazioni dei redditi degli ultimi 8 anni, sia personali che della sua organizzazione, per accertare eventuali incongruenze.
LA NOTIZIA È ARRIVATA poco prima della conferenza stampa di Trump sul coronavirus, e come era immaginabile i giornalisti hanno chiesto a Trump di confrontarsi con l’argomento. La risposta di Trump è stata ugualmente prevedibile: Trump ha criticato l’indagine di Vance dicendo che «questa è solo una continuazione della caccia alle streghe». La Trump organization non ha immediatamente risposto alle richieste di commento, ma già la settimana scorsa gli avvocati di Trump avevano affermato che la citazione di Vance per i documenti fiscali del presidente era «sovradimensionata» e proposta in malafede, anche se questo processo è seguito a una decisione della Corte Suprema, risalente al mese scorso, in cui la Corte ha affermato che il presidente in carica non è immune da una citazione.
DURANTE LA STESSA conferenza stampa Trump si è trovato a confrontarsi anche con un altro argomento sensibile di questi giorni: la possibile acquisizione da parte di Mictosoft dell’app cinese di social network TikTok di proprietà di ByteDance, che The Donald aveva dichiarato di voler rendere illegale negli Usa per questioni di sicurezza nazionale.
Ora Trump ha confermato di non avere nulla in contrario riguardo a un accordo che permetta a Microsoft di acquisire TikTok, ma ha anche dichiarato che il governo americano dovrebbe ricevere una parte cospicua del pagamento, come ricompensa per l’autorizzazione della cessione. Trump ha espressamente sottolineato che senza il via libera della Casa Bianca l’operazione non sarebbe possibile, per questo una parte della transazione in qualche modo dovrebbe finire nelle casse del Tesoro Usa.
PECHINO NON LA PENSA esattamente così, e sul China Daily in un commento dedicato alle vicende di ByteDance, si legge: «La Cina non accetterà in alcun modo il furto» di TikTok. La Cina «ha moltissimi modi per rispondere se l’amministrazione statunitense porterà a compimento il suo programmato furto con scasso».
IL TYCOON AVEVA DATO 45 giorni di tempo a Microsoft per chiudere la trattativa per l’acquisto di TikTok, anche se il negoziato va avanti da prima dell’ultimatum di Trump, tanto che Microsoft, dopo un colloquio tra l’amministratore delegato del gruppo Satya Nadella e il presidente degli Stati Uniti, ha dichiarato di voler chiudere l’affare «al più tardi entro il 15 settembre».
Dalla notifica inviata alla Commissione per gli investimenti esteri negli Stati Uniti (Cfius) da parte tanto di Microsoft quanto di ByteDance, emerge l’apertura di Microsoft nei confronti della costituzione di una cordata con altri investitori che partecipino all’operazione con quote di minoranza. ( da Il Manifesto)
 
06 – Michele Giorgio – ESPLOSIONE AL PORTO, BEIRUT IN MACERIE. LIBANO. DECINE DI MORTI E MIGLIAIA DI FERITI. TRA LE IPOTESI, L’INCIDENTE: UN INCENDIO IN UN MAGAZZINO DI MATERIALI ESPLOSIVI
Come un bombardamento aereo, spaventoso come l’attentato di 15 anni fa in cui rimase ucciso il premier Rafik Hariri. Una vasta area di Beirut ieri appariva un campo di battaglia, con almeno 67 morti e circa tremila feriti – tra i quali tre italiani: due militari dell’Unifil e una cooperante italiana – dopo l’esplosione devastante avvenuta nel pomeriggio nell’area del porto. Si sono viste scene apocalittiche, corpi sotto le macerie e gli autoveicoli, civili che chiedevano aiuto urlando di dolore. «Come Hiroshima», ha commentato tra le lacrime il governatore di Beirut Marwan Daoud. Il premier Hassan Diab ha dichiarato per oggi una giornata di lutto nazionale e assicurato che i responsabili di questa tragedia saranno trovati e puniti. Il Libano e la sua capitale queste scene le hanno già vissute. Ma la causa dell’esplosione di ieri, almeno stando a quanto si diceva a Beirut in serata, sarebbe legata ad un incidente. Un incendio in un magazzino di fuochi d’artificio o forse «materiali esplosivi confiscati» dalle autorità in passato e colpevolmente abbandonati senza adeguate misure di sicurezza. Il movimento sciita Hezbollah ha smentito che si sia trattato di un attacco israeliano contro un suo deposito di armi.
L’esplosione, innescata da una catena di piccole deflagrazioni come mostrano alcuni filmati, è stata avvertita in tutta la città, fino alcuni chilometri di distanza. Intervistati dalle tv locali, alcuni testimoni, anch’essi feriti, ripresi con alle spalle macerie e incendi, hanno raccontato di cadaveri in strada, di persone insanguinate, di distruzioni immese. Davanti al centro medico di Clemenceau si sono ammassati decine di feriti, inclusi bambini coperti di sangue. Molte delle vetrine dei quartieri di Achrafieh, Hamra, Badaro e Hazmieh, sono state distrutte, così come le finestre di palazzi e autoveicoli abbandonati in strada con gli airbag gonfi. Tra gli edifici danneggiati, anche il quartier generale dell’ex premier Saad Hariri. Il celebre lungomare di Beirut appariva ricoperta di macerie e frammenti di vetro. Trenta squadre di soccorritori e i vigili del fuoco hanno lavorato tutta la notte per estrarre i corpi dalle macerie. L’esercito è intervenuto per garantire il trasporto dei feriti negli ospedali. Poco dopo l’esplosione, sia la rete telefonica che quella Internet si sono interrotte.
Un dramma che aggrava il periodo economico e politico delicato che sta vivendo il Libano, in cui la valuta locale è crollata nei confronti del dollaro con effetti devastanti, le imprese chiudono in massa e la povertà sale allo stesso ritmo allarmante della disoccupazione. Due giorni fa si era dimesso il ministro degli esteri Nassif Hitti a causa di forti dissensi col premier Hassan Diab seguiti alle polemiche suscitate dalla recente visita a Beirut del ministro degli esteri francese Jean-Yves Le Drian che ha accusato il Libano di non aver fatto alcuna delle riforme richieste per ottenere gli aiuti internazionali.
L’esplosione al porto peraltro è giunta mentre il Libano attende, venerdì, il verdetto sul camion-bomba che nel 2005 uccise Rafik Hariri e altre 21 persone proprio nei pressi del porto. Tanti libanesi ieri inevitabilmente hanno pensato ad un nuovo pesante attentato, legato proprio al processo al Tribunale speciale per il Libano (Tsl, nato nel 2007), con sede all’Aja. Alla sbarra ci sono quattro imputati in contumacia, membri di Hezbollah: Salim Ayash, Habib Merhi, Hussein Oneissi e Assad Sabra. C’era anche un quinto imputato, Mustafa Badreddin, ma è morto in Siria nel 2016. Gli imputati sono accusati di «complotto a fini terroristici e omicidio preterintenzionale». Hezbollah ha sempre respinto le accuse, negando il coinvolgimento di suoi membri e accusa cospirazione Usa, Francia e Israele. ( da Il Manifesto)
 
07 – Massimo Villone – NON REPUBBLICHE MARINARE MA REPUBBLICHETTE. REFERENDUM. UN ESITO NEGATIVO PORTEREBBE A UNA DEVASTANE CADUTA DI RAPPRESENTATIVITÀ DELLE CAMERE, IN PERFETTA E PERVERSA SINERGIA CON L’ASPIRAZIONE A UNA RAPPRESENTANZA GENERALE DEL PAESE DA PARTE DEI GOVERNATORI.
Toti ci informa che: se il paese è ripartito, «è soprattutto merito delle Regioni che si sono prese le responsabilità di scrivere le linee guida»; non c’è nessuna emergenza, e il parere del Comitato tecnico scientifico (Cts) si spiega perché deve «anche ribadire la sua esistenza in vita»; «il governo non ha cercato alcun dialogo alla faccia delle competenze e dell’autonomia. È già sgradevole per la nostra Costituzione scritta ma anche per quella materiale che si è formata nella gestione del virus»; in materie di potestà concorrente la concertazione è necessaria, e nella specie si sarebbe dovuto avere il parere del Cts, una conferenza Stato-regioni, e infine una decisione collegiale.
Bisogna dire a Toti che il ruolo delle regioni, probabilmente abnorme, nella gestione dell’emergenza è venuto dalle scelte di Conte e del governo, che hanno scelto la via dei Dpcm, dei comitati tecnici, delle cabine di regia e delle conferenze. Avrebbero probabilmente fatto meglio a costruire un percorso meno affollato e più centrato sul parlamento.
Ci sono stati elementi di debolezza di Palazzo Chigi, che non sono certo la nuova costituzione materiale che dice Toti, ma solo una errata politica istituzionale, con momenti di appeasement verso i governatori. Che però non hanno, né possono avere, il ruolo di rappresentanza generale che per Toti dovrebbero assumere. Sono poco rappresentativi persino per il territorio che governano, visto il modello istituzionale e i sistemi elettorali regionali. E comunque una concertazione fra esecutivi non esaurisce la domanda di capacità rappresentativa e di governo che solo istituzioni genuinamente nazionali possono assicurare.
Le conferenze sono luoghi – tra l’altro poco o nulla trasparenti – sensibili alle assonanze / divergenze delle maggioranze tra centro e periferia, in cui storicamente hanno prevalso gli interessi dei territori più forti. Vanno ripensate. Ma qui cogliamo un pericolo che emerge dal confronto sul taglio dei parlamentari e sulla legge elettorale.
Il taglio di per sé indebolisce il parlamento, come abbiamo argomentato su queste pagine. Voci anche insospettabili parlano ora di un pericolo per la democrazia. Parallelamente, è certo che il danno, da grave che è comunque, diventa devastante se non: a) si adotta una legge elettorale proporzionale con recupero nazionale dei resti, e b) si cancella la base regionale per l’elezione del senato. Una strategia di riduzione (parziale) del danno. Italia viva ha invertito la rotta rispetto all’accordo sul proporzionale stipulato con la nascita del governo perché evidentemente Renzi ha smesso di sperare in una crescita dei consensi.
Per una piccola forza politica è ovviamente meglio un maggioritario in cui portare i voti decisivi per la vittoria di una coalizione, piuttosto che un proporzionale commisurato ai consensi effettivi. In soldoni, col maggioritario si vale il 3%, e si contratta per il doppio dei posti. Al momento, la strategia di riduzione del danno si mostra impervia.
Un esito negativo porterebbe a una devastane caduta di rappresentatività delle Camere, in perfetta e perversa sinergia con l’aspirazione a una rappresentanza generale del paese da parte dei governatori. La conferenza Stato-regioni diventerebbe di fatto una terza camera para-legislativa, chiamata a dare il disco verde alle politiche nazionali che fossero nell’agenda di governo.
Vanno in questo senso i rumors secondo cui nell’ambito dei festeggiamenti del cinquantenario del regionalismo sarebbe presentato un documento che chiede un nuovo «patto» tra Stato e Regioni. Patto tra chi, e per cosa? No, grazie. È passato il tempo delle Repubbliche marinare, e speriamo non venga mai quello delle repubblichette.
La costituzione materiale nata col virus che piace a Toti richiede un vaccino urgente. Vogliamo un paese unito e forte, in cui non accada che passando un confine regionale qualcuno si debba alzare e scendere dal treno, perché ogni territorio decide per sé. Capiamo che, come dice Toti del Cts, i governatori devono giustificare la propria esistenza in vita. Ma non esagerino. ( da Il Manifesto)
 
08 – Angela Schirò (PD): APPROVATO IL TESTO UNIFICATO PER LA ISTITUZIONE DELLA BICAMERALE PER GLI ITALIANI NEL MONDO. SODDISFAZIONE PER QUESTO PRIMO RISULTATO POSITIVO, 4 agosto 2020
Oggi la Commissione Affari esteri della Camera ha approvato, con la sola astensione dei rappresentanti della Lega, il testo unificato per la istituzione la Commissione bicamerale per gli italiani nel mondo.
Si tratta di un positivo e trasversale segnale di intesa tra i diversi gruppi concordi nel proporre un nuovo e più efficace strumento di approfondimento delle tematiche relative agli italiani nel mondo e di intervento volto a risolvere alcune questioni che con il tempo si sono addensate.
Nella mia proposta di legge che ho presentato sull’argomento ponevo l’esigenza di realizzare una immediata compensazione alla pesante riduzione degli eletti all’estero a seguito della riforma costituzionale. Nello stesso tempo, indicavo la necessità di superare la marginalità della rappresentanza estera del parlamento nazionale e l’alterno interesse che i governi che si sono succeduti hanno manifestato per le nostre istanze.
Sono soddisfatta quindi di veder riconosciute queste esigenze nel testo approvato oggi che apre tutta una gamma di possibili indagini ed interventi.
Mi auguro che il lavoro in Commissione previsto per settembre si concluda velocemente e che nel confronto in Aula, e quindi al Senato, si possa arrivare ad una piena condivisione della legge istitutiva da parte di tutti i gruppi, in modo da avviare già in questa legislatura una esperienza forte e innovativa come quella che abbiamo fin dall’inizio ideato e voluto.
Angela Schirò – Deputata PD – Rip. Europa – Camera dei Deputati
 
09 – Notizie brevi. GIGANTE FRAGILE. Con un aumento quotidiano di 60 mila nuovi casi, gli Usa contano ormai oltre 4,6 milioni di contagi da coronavirus e più di 154mila vittime complessive, secondo i calcoli della Johns Hopkins University. Le nuove proiezioni dei Centers for Disease Control and Prevention suggeriscono che le vittime continueranno ad aumentare di un migliaio al giorno per tutto il prossimo mese (Cnn).
A mali estremi La coordinatrice per l’emergenza della Casa Bianca Deborah Birx ha fatto sapere che il Paese è interessato da una nuova fase dell’epidemia, con un virus “straordinariamente diffuso” tanto nelle aree urbane quanto in quelle rurali. La raccomandazione per i cittadini Usa è di indossare le mascherine anche in casa se si vive con persone vulnerabili (Nyt).
Distanziamento politico Sia i vertici dei Democratici che quelli dei Repubblicani hanno indicato ieri che un accordo bipartisan sul nuovo pacchetto Usa di misure anti-crisi resta lontano. “Non sono ottimista sulla possibilità di un’intesa a breve termine”, ha detto il capo di gabinetto di Trump Mark Meadows, mentre la leader Dem al Congresso Nancy Pelosi ha puntato il dito contro l’incapacità della Casa Bianca di disegnare una strategia di sanità pubblica contro il virus (Washington Post).
Verso il voto Dopo le polemiche dei giorni scorsi, Meadows ha rassicurato sul fatto che gli Usa terranno le elezioni presidenziali il prossimo 3 novembre, e “che Trump vincerà” (Reuters).
ALLERTA MONDIALE
Qui Australia Dopo il lockdown completo imposto fino al 13 settembre nello Stato di Victoria, a Melbourne è stato indetto il coprifuoco notturno e il divieto di matrimoni. Una sola persona per famiglia potrà andare a fare la spesa (Repubblica).
Emisfero Sud Ieri, in Sudafrica sono stati registrati 10.107 nuovi casi, portando il conteggio complessivo degli infetti oltre quota mezzo milione. 8.153 le vittime totali. Il Paese è il più colpito del continente con metà di tutte le infezioni segnalate in Africa (Bbc). Con 9mila casi registrati, il Messico è ora il terzo Paese più colpito al mondo (Guardian). Tra i nuovi positivi nel mondo, c’è anche il ministro degli Interni indiano Amit Shah (Times Now).
Ricette europee Per fronteggiare i casi in aumento, la Grecia ha deciso di imporre l’obbligo della mascherina in tutti i luoghi pubblici al chiuso (Il Messaggero), misura che anche il governo italiano si appresta a rinnovare (TgCom24). In Francia, dove i casi sono risaliti oltre quota 1.300 al giorno, fa discutere il suggerimento dell’infettivologo Eric Caumes di agevolare il contagio dei giovani durante l’estate per evitare nuovi focolai da settembre (Open).
AFFARI NOSTRI
Nelle ultime 24 ore, in Italia sono stati 239 i nuovi casi di coronavirus, in calo rispetto ai 295 del giorno precedente. 8 le vittime, tutte in Lombardia (Repubblica). A Civitavecchia due navi da crociera sono state messe in isolamento dopo che sono emersi tre casi di positività tra i membri dell’equipaggio (Il Fatto Quotidiano).
Pasticcio ferroviario Il giorno dopo l’ordinanza del Governo che aveva re-introdotto l’obbligo di distanziamento sui vagoni, Italo ha cancellato diversi treni a lunga percorrenza, lasciando a terra circa 8mila passeggeri (Il Fatto Quotidiano). Nessuna cancellazione invece da parte di Trenitalia, accusata però di aver contraddetto il provvedimento facendo viaggiare treni a pieno carico (Open). Allo stesso tempo, potrebbe aprirsi il conflitto con le regioni del nord che hanno deciso di mantenere l’occupazione del 100% dei posti sulle linee di loro competenza, scrive il Corriere.
La lite furiosa nel governo sui treni (Corriere)
Agenda politica Il governo dovrebbe varare questa settimana il decreto agosto. Tra le possibili novità per sostenere la ripresa, un fondo tra 2 e 3 miliardi per scontare alcune tipologie di acquisti se effettuati con carte e bancomat entro la fine dell’anno. Resta incerto il prolungamento del divieto di licenziamenti, in scadenza il 17 agosto (Il Sole 24 Ore).
Il giorno di Genova Si terrà oggi pomeriggio, a quasi due anni dal crollo del Ponte Morandi, l’inaugurazione del nuovo viadotto “Genova-San Giorgio”. A tagliare il nastro sarà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, affiancato dal premier Giuseppe Conte, dal sindaco Marco Bucci e dal governatore della Liguria Giovanni Toti (Il Secolo XIX).
COSE DELL’ALTRO MONDO
Il segretario di Stato Usa Mike Pompeo ha detto che Trump “passerà all’azione” nei prossimi giorni nei confronti delle aziende tech cinesi sospettate di fornire dati al governo cinese (Reuters). Nel frattempo, Microsoft ha confermato di voler procedere sulla strada dell’acquizione del business americano di TikTok. Il colosso di Redmond ha riferito di aver consultato il presidente Donald Trump sulla questione (Nyt).
Amico caro La ministra del Commercio britannica Liz Truss sarà da oggi a Washington per incontrare l’omologo americano Robert Lighthizer. In attesa di un nuovo accordo commerciale bilaterale Londra lamenta tariffe “punitive” imposte su alcuni suoi prodotti (Ft).
Qui Israele Migliaia di persone sono scese in piazza nella notte tra sabato e domenica a Gerusalemme e nel resto del Paese in protesta contro la gestione dell’emergenza del governo Netanyahu-Gantz (Guardian). L’aviazione israeliana ha colpito questa notte obiettivi di Hamas dopo aver intercettato un razzo proveniente dalla Strisca di Gaza (Times of Israel).
Azione militare L’Isis ha rivendicato l’attacco sferrato ieri da diversi uomini, tra cui un kamikaze, all’ingresso di una prigione a Jalalabad, in Afghanistan. Diversi i morti nella battaglia seguita con le forze di sicurezza (Al Jazeera). Secondo il Sunday Times, alcuni membri delle Special Air Services britanniche sarebbero responsabili dell’esecuzione di 33 cittadini afghani durante 11 operazioni notturne nel Paese (Repubblica).
ORIZZONTI
Oro colato Siemens Healthineers ha perfezionato l’acquisto dell’azienda californiana Varian Medical Systems per 16,4 miliardi di dollari. Si tratta della maggior acquisizione nel settore medico dell’anno (Bloomberg).
Date i numeri Questa settimana, i mercati attendono i risultati trimestrali di diverse importanti aziende: tra le principali, oggi HSBC e Heineken, domani BP, Walt Disney e EasyJet. Sempre nel campo dei trasporti, attesa anche per i risultati di Uber e Bombardier nella giornata di giovedì (MarketWatch).
Date i numeri/2 Segnali d’interesse sul fronte macroeconomico arriveranno soprattutto dai nuovi dati sulle richieste di disoccupazione negli Usa, giovedì, e da quelli sulla bilancia commerciale cinese, venerdì. Se la banca centrale inglese, che si riunisce giovedì, non dovrebbe assumere nuove iniziative, da quella del Brasile (mercoledì) e dell’India (giovedì) si attendono nuovi tagli ai tassi.
MONDO REALE
Senza un perché Alla cerimonia per il 40esimo anniversario della Strage di Bologna, il viceministro dell’Interno Vito Crimi ha chiesto scusa a nome del governo per l’assenza di verità e giustizia (Il Fatto Quotidiano).
A fuoco Le temperature altissime del weekend hanno provocato diversi incendi in Sicilia, da Palermo a Enna. sino a Piazza Armerina, tanto da richiedere l’evacuazione di intere contrade (Repubblica). Situazione “fuori controllo” a Los Angeles, dove un incendio che divampa da venerdì ha già distrutto 12mila acri e richiesto l’evacuazione di 8mila cittadini (Corriere).
In arrivo Declassato da uragano a tempesta tropicale, Isaias ha iniziato a colpire la costa della Florida. La pioggia intensa potrebbe causare inondazioni e allagamenti, scrive il Nyt.
MEDIA & TECH
Missione compiuta La Space X Crew Dragon, partita verso la Stazione spaziale internazionale lo scorso 30 maggio, è ammarata ieri sera con successo nel Golfo del Messico. E’ il primo ammaraggio di un veicolo spaziale Usa dal 1975 (Ansa).
Frontiere telefoniche Google dovrebbe presentare oggi il suo nuovo smartphone “low-cost” Pixel 4A (The Verge). Mercoledì è attesa la risposta di Samsung, che presenterà il nuovo Galaxy Note ed un telefonino pieghevole (Mashable).
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10 – EUROPA, SOGNO DI UN BILANCIO DI MEZZA ESTATE. LO SCORSO 30 LUGLIO, L’EUROPA È STATA PERCORSA DA UNA BREZZA GELIDA. IL DATO SUL PIL TEDESCO: NEL TRIMESTRE FRA APRILE E LUGLIO, L’ECONOMIA DELLA «LOCOMOTIVA» CONTINENTALE SI È CONTRATTA DEL 10,1%, IL PEGGIOR TRACOLLO DAL 1970, PARI AD OLTRE IL DOPPIO RISPETTO AL -4,7% REGISTRATO DOPO LA CRISI DEL 2009. UN TONFO ACCOMPAGNATO DAL -12,4% DELL’ITALIA E IL -13,8% DELLA FRANCIA.
La buona notizia è che il peggio sembra essere passato, almeno rispetto alla caduta libera dei mesi di picco della pandemia. Quella cattiva è che gli strascichi si trascineranno a lungo, senza contare un nuovo rischio di esplosione: la seconda ondata del virus attesa per l’autunno, capace di assestare un nuovo colpo al più grande sistema economico del Continente.
La flessione tedesca non si riverbera solo nei confini nazionali, come ha mostrato il tracollo dei listini dopo la doccia fredda dei dati. Il malessere della Germania minaccia diverse economie interdipendenti da quella tedesca, a partire dall’Italia, con conseguenze rischiose sul lungo termine. La Ue ha fretta di mandare in porto il maxi-pacchetto di aiuti e prestiti incorporato nel bilancio pluriennale, ma il via libera è appeso alle trattative che si svolgeranno a Bruxelles nei prossimi mesi.
Se non fosse chiaro, l’intesa del Consiglio europeo è stata infatti “solo” il primo passo di un percorso a ostacoli fra istituzioni, veti ed emendamenti. Dopo la maratona negoziale del 17-18 luglio (e giorni a seguire), l’accordo sul budget 2021-2027 deve passare per un round di trattative ben più articolato: quello fra Consiglio della Ue, provvidenzialmente guidato dalla Germania di Angela Merkel, e il Parlamento, già partito alla carica contro una proposta di budget «inaccettabile» per taglio dei fondi e vaghezza sul rispetto dello Stato di diritto.
Il presidente dell’Eurocamera, David Sassoli, si è già messo in contatto con Merkel e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen per una call lo scorso mercoledì. L’esito è stato positivo, almeno a parole, con i tre leader concordi sull’urgenza di «approvare rapidamente il pacchetto» ed evitare ritardi che prolungherebbero l’agonia dell’economia continentale.
Le buone intenzioni non equivalgono, però, alla rimozione dei vari ostacoli sulla via dell’ok definitivo dell’Eurocamera. Non ci sarà un ostruzionismo puro, ma il testo va aggiustato quando si parla di finanziamenti a settori come ricerca, sanità, cambiamento climatico,vittime di sforbiciate respinte in massa dalla risoluzione dell’assemblea. Senza dimenticare il pressing di alcuni gruppi per una condizionalità più stringente fra ricezione dei fondi e rispetto dello Stato di diritto, un vincolo decisivo per le involuzione autocratiche di paesi come Ungheria e Polonia.
L’obiettivo è di chiudere la partita entro ottobre, con un accordo politico che spiani la via al sì del Parlamento Ue. Non ci sono state rimostranze sulla tempistica, ma d’altronde: esistono alternative?
I FATTI DELLA SETTIMANA Storie da Bruxelles, e non solo
L’Europa può colmare il gap tecnologico con Usa e Cina?
Il peso tecnologico dell’Europa si sta riducendo di pari passo con quello economico e politico. Il Vecchio continente possiede solo un decimo degli “unicorni” mondiali (le startup arrivate a valere almeno un miliardo di dollari) e tra le prime 15 aziende digitali mondiali non c’è traccia di una società «made in EU».
Superato anche dalla Cina come spesa in R&S rispetto al Pil, il Vecchio continente nel corso degli anni ha visto finire alcuni suoi gioielli (come le svedesi Skype e Minecraft) in mani statunitensi. Il Vecchio Continente può ridurre il gap con le due potenze? Otto cose da sapere nello Scenario di Enrico Marro.
CROLLA LA REDDITIVITÀ DELLE BANCHE IN EUROPA. IL RIMEDIO? LE AGGREGAZIONI
Nel triennio 2020-2022 le banche europee dovranno fare i conti con 400 miliardi di perdite su crediti, “grazie” alla crisi innescata dal Covid-19. Più del doppio rispetto ai tre anni precedenti, ma il 40% in meno rispetto alla crisi dell’Eurozona del periodo 2012-2014. Il rimedio per restare a galla? Le aggregazioni. Lo Scenario di Alessandro Graziani.
Euro e dollaro, i cinque fattori che guidano il cambio valutario
Lunedì 27 luglio l’euro, nei confronti del dollaro, è arrivato in serata a quota 1,175. Un balzo che rappresenta l’ultimo episodio di una storia al rialzo iniziata un po’ di tempo fa. La divisa unica, dai minimi di marzo, ha guadagnato quasi il 10%. Al che viene da domandarsi: perchè questo trend? La Bussola di Vittorio Carlini
 
11 – Aldo Berlinguer. LA PANDEMIA CONSUMISTICA – LA MANIPOLAZIONE DELLE MENTI È ORMAI INARRESTABILE: APPROFITTA DELLE PERSONE OFFRENDO LORO RIPARO NEI PRODOTTI CHE COMPRANO, SINO AD IDENTIFICARSI IN ESSI. DELL’INSICUREZZA, DELLA FRAGILITÀ, DELLA VANITÀ
Due vite sono passate da quando Émile Zola scriveva “Al paradiso delle signore” (Parigi 1883), raccontando la disillusione di una giovane impiegata nei magazzini Bon Marché di Parigi, il primo esperimento di grande distribuzione in Europa. Quasi un secolo dall’apertura del primo supermercato a Milano (di Caprotti e Rockefeller) che già aveva nel marchio la famosa Esselunga.
Almeno due generazioni di italiani non hanno dunque conosciuto la ricerca dei prodotti nel retrobottega, le trattative individuali, le sarte e i prodotti su misura, perché erano già desueti un secolo fa.
Avanzava infatti, inesorabile, la standardizzazione dell’offerta, la politica dei prezzi fissi, il prêt à porter (e poi il prêt à manger). Le catene di produzione mutuavano dai macellai la tecnica dei ganci a rotazione, aumentavano i volumi e diminuivano i costi. Soffiava il vento della belle époque, con tutto accessibile a tutti; pure i beni di lusso venivano “socializzati”. Non più, dunque, stili di vita e gusti differenziati per strati sociali ma marketing e prezzi. L’industria, il Fordismo e il Taylorismo si saldavano col consumismo di massa, verso ciò che Pasolini chiamava “totalitarismo consumista”, tanto era diventato pervasivo il potere del mercato sulle labili difese culturali delle masse consumatrici. Veniva dunque messa in moto una potentissima macchina produttiva, a livello globale, alimentata da una crescente domanda di beni e servizi, alcuni reali, altri indotti. Poco importa: basta che il consumatore li percepisse come propri.
CENTRI COMMERCIALI
Ecco quindi affiorare i centri commerciali come “non luoghi” (come diceva Marc Augé), ove il consumatore perde contatto col territorio. Sotto il bombardamento massmediatico si compra per passare il tempo. Ma non basta mai. I produttori si inventano l’obsolescenza programmata. Il cartello “Phoebus”, già nel 1924, riduce la vita delle lampadine a 1.000 ore di esercizio. La DuPont capisce che il nylon è troppo resistente, occorre indebolire la fibra, le calze devono smagliarsi. Lo stesso varrà più tardi per Apple: la batteria dei dispositivi deve scaricarsi rapidamente. I prodotti, già voluttuari, debbono guastarsi presto per essere sostituiti con nuovi. Le cose non si riparano più, si usano e si gettano.
MANIPOLAZIONE DELLE MENTI
La manipolazione delle menti è ormai inarrestabile: approfitta dell’insicurezza, della fragilità, della vanità delle persone offrendo loro riparo nei prodotti che comprano, sino ad identificarsi in essi. Le cose prendono il sopravvento, come ha scritto Trentmann (L’impero delle cose, Einaudi 2017). E chi si oppone viene emarginato, come Luciano Bianciardi, morto di stenti e solitudine per aver considerato “balordo” un miracolo economico ove “neanche i bisogni sono genuini: pensa la pubblicità a fabbricarli, giorno per giorno. Tu vorrai il frigorifero, dice la pubblicità, tu la macchina nuova, tu addirittura una faccia nuova. E loro vogliono quel che il padrone impone, e credono che sia questa la vita moderna, la felicità. Sgobbano, corrono come allucinati dalla mattina alla sera per comprarsi quello che credono di desiderare; in realtà quel che al padrone piace che si desideri” (La vita agra, Milano 1962).Vengono fagocitati tutti, produttori e consumatori. La produzione globale divora il Pianeta e lo rende un’enorme discarica.
Oggi la Pandemia Covid-19 ci ha imposto di fermarci e riflettere. E ci stanno provando in molti, economisti, ambientalisti; pure i neuroscienziati (come Pozharliev e Cherubino, La mente del consumatore, Luiss U.P 2020) che studiano come i biomarcatori e l’inconscio agiscono sulle scelte del consumatore. La manipolazione delle menti ci ha portato fin qui. Come ha detto Papa Francesco “pensavamo di rimanere sani in un mondo malato”. I medici hanno pensato che le droghe si diffondessero solo con pillole e siringhe; i giuristi che il consumatore andasse tutelato col recesso; i politici non hanno pensato affatto. Non potevamo farcela. Quando ad ammalarsi è la mente, l’unico recesso possibile è da noi stessi.
 
12 – FUGA TRA LE RIGHE. DI QUALI TITOLI È FATTA LA PILA DEI LIBRI CHE VORRESTE LEGGERE DURANTE LE VACANZE? CHE SIANO ROMANZI SCACCIAPENSIERI O SAGGI CHE PROMETTONO DI ILLUMINARVI SULLO ZEITGEIST – SUGGERISCE IL GUARDIAN – SE I VOSTRI MIGLIORI PROPOSITI CULTURALI DOVESSERO SCIOGLIERSI SOTTO IL SOLE O ALL’ARIETTA FRIZZANTE DI MONTAGNA NON CRUCCIATEVI: L’IMPORTANTE È CHE RESTI IL PIACERE DI LEGGERE.
Liberare la mente Se siete alla ricerca di consigli, la tendenza dominante è una comprensibile ricerca di svago, con qualche incursione nella necessità di fare i conti con il presente. Nel primo caso, The Atlantic suggerisce, ad esempio, titoli come “Wilderness Essays” di John Muir, un classico dell’esplorazione della natura (qui una versione dei suoi saggi appena tradotta in italiano). Il Guardian, mette tra i suoi 50 titoli “Utopia Avenue”, storia di un’immaginaria rock band degli anni ‘60 firmata da David Mitchell (New Yorker). Caldamente raccomandato da LitHub è “The Vanishing Half”, una saga familiare che guarda anche al dibattito sul razzismo (Npr). In italiano, invece, potreste scegliere l’ultima avventura del commissario Montalbano, “Riccardino”.
Per pensare Forbes suggerisce, tra gli altri, “Leadership in Turbulent Times”, che racconta le scelte di quattro presidenti americani di fronte ai problemi politici, economici e sociali del proprio tempo. “Angrynomics”, invece, parla della rabbia sociale di oggi e di possibili rimedi ed è uno dei suggerimenti del Financial Times. “Il coraggio e la paura” di Vito Mancuso e “Un’educazione emotiva” di Alain de Botton, in uscita il 20 agosto, fanno parte invece della quarantina di titoli, saggi e non, tutti in italiano, selezionati da Libraio.it.
CHE SETTIMANA!
Dagli Stati Uniti all’Europa, passando per l’Italia, i dati economici hanno mostrato ovunque un crollo della crescita. In America il calo del pil, su base annuale, è stato del 32,9%, il dato peggiore dal 1947. Anche la Germania ha fatto segnare un -10% rispetto al rpimo trimestre dell’anno mentre in Italia la perdita trimestrale è del 12,4%. Peggio di noi, in Europa, Spagna (-18,5%), Portogallo (14,1%) e Francia (-13,1%).
Oltre alla crisi economica preoccupa anche il numero dei contagi tornati a crescere in Europa e nel mondo. Negli Stati Uniti la sperimentazione sul vaccino prosegue e secondo il direttore dell’Istituto nazionale per le malattie infettive, Anthony Fauci, non è escluso che possa essere già disponibile per l’autunno.
Il presidente americano Donald Trump, forse preoccupato dalla situazione economica del Paese, ha lanciato l’idea di rinviare le presidenziali di novembre.
Il governo italiano, impegnato nel cercare di definire le misure del decreto agosto e un piano per impiegare le risorse del Recovery Fund, ha prolungato fino al 15 ottobre lo stato di emergenza. Intanto la maggioranza litiga sul tema dell’immigrazione e si divide sul voto per il rinnovo delle presidente della commissioni parlamentari.
MANTENIAMO LE DISTANZE
Il governo, dopo aver concesso la possibilità per i treni a lunga percorrenza di viaggiare al 100% della capienza con il solo obbligo per i passeggeri di indossare la mascherina, davanti alla rabbia degli scienziati, ha deciso di fare marcia indietro: restano le distanze. Il ripensamento ha costretto le aziende di trasporti, in particolare Italo, a cancellare alcuni treni che non avrebbero rispettato le norme. La Lombardia ha fatto sapere che sul proprio territorio si viaggerà a al 100% della capienza così come previsto da un’ordinanza regionale (HuffPost).
Bollettino Covid Ieri in Italia si sono registrati 295 casi, 35 in più rispetto al giorno precedente, e 5 morti. I dimessi e i guariti hanno superato quota 200 mila (Agi).
Ballo in mascherina Intervistato dall’agenzia Dire il premier Giuseppe Conte ha attaccato Matteo Salvini condannando “certi atteggiamenti negazionisti” che si pongono “contro l’interesse nazionale”. Critico anche il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che pur senza citare il leader della Lega, ha condannato gli “scellerati che si tolgono la mascherina” (Fanpage). Immediata la risposta di Salvini che, dalla spiaggia del Papeete, ha assicurato: “Il prossimo anno tornerò qui da premier” (Corriere).
NEGARE TUTTO
Migliaia di negazionisti della pandemia hanno sfilato ieri a Berlino contro le misure anti-Covid considerate restrittive della libertà individuale (Corriere).
Bilancio mondiale Nelle ultime ore, nel mondo, si sono registrati 292 mila nuovi casi di contagio da coronavirus (Sky TG24). E se negli Stati Uniti la California è diventato il primo stato americano a superare il mezzo milione di casi accertati (Agi), a preoccupare in Europa è la situazione francese dove oltre la metà dei pazienti positivi è asintomatica (Repubblica). Intanto in Australia lo stato di Victoria ha annunciato nuove misure restrittive ed è entrato nella quarta fase del lockdown (Guardian).
Sì vax La Russia ha annunciato per ottobre una campagna di vaccinazione di massa contro il coronavirus. Nei giorni scorsi funzionari russi avevano dichiarato che il Paese avrebbe registrato nei prossimi il primo vaccino per il Covid-19, sviluppato dall’Istituto pubblico Gamaleya di Mosca (Agi).
No press A causa delle restrizioni legate al coronavirus i giornalisti non saranno ammessi alla prossima convention repubblicana che si svolgerà tra il 21 e il 24 agosto e voterà per rinominare Donald Trump come candidato alla presidenza. È la prima volta che accade. I giornalisti potranno comunque seguire la votazione in streaming (Cnn).
In cerca di soldi Intanto al congresso americano democratici e repubblicano non riescono a trovare un accordo sul disegno di legge che dovrebbe stanziare ulteriori risorse per affrontare l’emergenza coronavirus (Reuters).
IL CASO TIKTOK
La società cinese ByteDance sarebbe pronta a cedere le attività americante di TikTok dopo che il presidente Trump ha minacciato di bandire dagli Stati Uniti la popolare app (Reuters). L’obiettivo, nonostante la contrarietà espressa dal presidente, sarebbe quello di convincere la Casa Bianca ad accettare che l’accordo con Microsoft (Financial Times).
ORIZZONTI
C’è Intesa Intervistato da Repubblica, Giovanni Bazoli, commenta la fusione tra Intesa Sanpaolo e Ubi: “Ha vinto un’idea di banca”.
Più energia Sono iniziate, a Barakah, le operazioni per l’accensione della prima centrale nucleare degli Emirati Arabi e di tutto il mondo arabo (Bbc).
Cattolica La Guardia di Finanza ha effettuato ieri una perquisizione nella sede di Cattolica Assicurazioni e ha notificato anche tre informazioni di garanzia al presidente del cda Paolo Bedoni, al direttore generale Carlo Ferraresi e al segretario del cda Alessandro Lai. L’ipotesi di reato è quella di illecita influenza sull’assemblea (Repubblica).
MONDO REALE
Per non dimenticare Si celebra oggi il quarantesimo anniversario della strage di Bologna. Il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, ricorda le vittime. La Stampa ha realizzato un’inchiesta per spiegare la strage a chi non c’era accompagnata da un editoriale del direttore, Massimo Giannini. Qui lo speciale del Corriere.
Vergogna social Una donna si è data fuoco davanti a un ristorante di Crema. Uno dei soccorritori denuncia: “In molti riprendevano la scena invece di aiutare” (HuffPost).
Nuovi arrivi Papa Francesco ha nominato un nuovo segretario personale: don Fabio Salerno (Avvenire).
Papa Francesco e la società moderna, l’editoriale di Eugenio Scalfari (Repubblica).
SPORT
Serie A Negli anticipi dell’ultima giornata l’Inter ha battuto l’Atalanta 2-0 e ha conquistato il secondo posto in campionato a -1 dalla Juventus battuta 3-1 dalla Roma. Nelle altre gare il Napoli ha battuto la Lazio 3-1, ma il biancoceleste Ciro Immobile, grazie al gol segnato ai partenopei, ha raggiunto quota 36 nella classifica marcatori, ha eguagliato il record di Higuain e vinto la Scarpa d’oro (Sky Sport). Il Milan ha superato 3-0 il Cagliari e ha chiuso il campionato al sesto posto.
Formula 1 Si corre oggi il Gran Premio di Gran Bretagna a Silverstone. In prima fila partiranno le Mercedes di Hamilton e Bottas seguite dalla Ferrari di Leclerc.
WEEKENDER
Le calciatrici che sfidarono il duce (Corriere).
“La musica è il mio modo di dare un contributo al mondo”: l’intervista di IL a Paolo Fresu.
Dove sono finiti i Verdi italiani? (Rivista Studio).
Prime
Corriere: Altolà sui treni, resta la distanza
Repubblica: Migranti, Di Maio detta la linea
La Stampa: Covid, caos sui treni torna il distanziamento. Le Regioni si ribellano
Il Sole 24 Ore: Parte la corsa ai fondi europei. Alle infrastrutture 100 miliardi
Il Messaggero: Covid, picco Ue: è allarme voli
Avvenire: Più lontani più sani
Il Fatto Quotidiano: E Gallera confessò: “Niente zona rossa”
Il Giornale: Grillini sotto un ponte, governo sotto un treno
Libero: Siamo in emergenza ma il governo non dice perché
La Verità: Tira un’arietta di regime
Il ritorno di un veterano in Vietnam “È bello essere qui e vedere quanto le cose sono cambiate in questi cinquant’anni”. Un veterano statunitense torna a Saigon, rinominata Ho Chi Minh, con oltre mille foto scattate durante la guerra. Il video del South China Morning Post.
L’inchiesta su Fontana getta un’ombra sul futuro della Lega Le indagini sul presidente della regione Lombardia sono solo le ultime di una lunga serie che coinvolgono il partito. Ma potrebbero fare da detonatore e mettere ancora più in crisi Salvini. L’opinione di Alessandro Calvi.
Teheran sembra non voler diventare una potenza nucleare Secondo gli esperti per sviluppare un programma nucleare servono dieci anni. Eppure l’Iran non sembra aver mai raggiunto l’obiettivo definitivo: anche se a qualcuno fa molto comodo presentarlo come un pericolo mondiale. L’articolo di Gwynne Dyer.
Raymond Poulidor, Parigi, 1964 Sembrava arrivato il momento in cui Poulidor, l’uomo semplice e sfortunato, avrebbe battuto Jacques Anquetil, il campione moderno e idolatrato, vincendo finalmente il Tour de France. La partita della settimana.
 
13 – Andrea Cegna: BLOCCHI E SCIOPERO A OLTRANZA IN BOLIVIA PER ANDARE AL VOTO. PAESE PARALIZZATO. MA LA MOBILITAZIONE GUIDATA DALLA CENTRAL OBRERA CONTRO LE DESTRE GOLPISTE GENERA DUBBI ANCHE A SINISTRA: IN PIENA PANDEMIA, RISCHIO BOOMERANG. ELEZIONI MANCATE E LEGGI INCURANTI DELL’AMBIENTE, L’EMERGENZA RESTA IL GOVERNO AÑEZ.
Dalle prime ore di lunedì 3 agosto è scattata la mobilitazione, con sciopero a tempo indeterminato e blocchi stradali, della Centrale Obrera Boliviana (Cob), assieme a una cinquantina tra organizzazioni sociali e politiche, per chiedere che il governo golpista e transitorio guidato da Jeanine Añez non sposti, nuovamente, le elezioni presidenziali fissate per il 6 di settembre.
Sono oltre 75 i blocchi stradali sparsi in tutto il paese. Le indicazioni del sindacato sono quelle di lasciare passare le ambulanze e i mezzi che trasportano ossigeno, oltre a rispettare le distanze tra le persone. Per Juan Carlos Huarachi, segretario della Cob, «le persone si sono rese conto che il governo attuale non ha rispettato il mandato di transizione e non ha fissato le elezioni nazionali secondo i termini stabiliti dalla legge». E aggiunge: «In nome della salute i respiratori sono stati acquistati a un prezzo maggiorato e non li abbiamo visti arrivare in nessuno dei tre sottosistemi sanitari».
LA PRIMA RISPOSTA “istituzionale” arriva dal Tribunale supremo elettorale, eletto dal governo golpista in dicembre, che ha fissato dal 6 settembre al 14 ottobre il periodo della campagna elettorale. La Cob ha cercato per lungo tempo il dialogo ma sul continuo cambio di date per le elezioni presidenziali la corda si è rotta: per il sindacato la presidentessa Añez usa la scusa del Covid-19 per procrastinare il voto che si sarebbe dovuto svolgere entro gennaio e che era stato promesso in marzo, quando ancora la pandemia non era esplosa nel continente. Allo stesso tempo la Cob e le altre organizzazioni sociali impegnate nei blocchi considerano il governo golpista il principale responsabile della crisi sanitaria, economica e umanitaria che il paese sta vivendo.
TERRITORI IN RESISTENZA, realtà di base boliviana, sostiene che «ciò di cui abbiamo urgentemente bisogno sono le elezioni, la situazione è già molto difficile a causa della pandemia, ma anche a causa delle dinamiche di questo governo che continua a favorire leggi volte all’estrazione di beni naturali dal sottosuolo invece di proteggere la vita delle persone. La presidente Añez e il suo governo golpista, non solo non stanno rispettando il mandato che gli è stato assegnato, che è quello di indire elezioni il più presto possibile, ma stanno anche varando leggi che favoriscono l’agroindustria, le sementi ogm o l’espansione delle aree minerarie». Territori in Resistenzanon è tra i soggetti che aderiscono e organizzano i blocchi, in quanto – sostiene l’organizzazione, la mobilitazione «sarà parziale, e c’è il rischio che emergano anche delle differenze dentro la Cob».
PER MARCELO AREQUIPA, docente di Scienze politiche all’Università di La Paz, «la richiesta principale della mobilitazione della Cob è che le elezioni si svolgano il 6 settembre e non il 18 ottobre. Pertanto è una protesta politico-elettorale. Tutto giusto e legittimo, il problema, per me, è che stiamo vivendo contemporaneamente diverse crisi oltre a quella politica. La semplice idea che le città potrebbero rimanere bloccate, senza essere in grado di ottenere cibo, in un periodo di pandemia, rischia di non godere dell’approvazione della nuova classe media ma anche di parte dei settori popolari. Questo è il motivo per cui ritengo che la misura possa alla fine risultare controproducente per Mas e Cob». I sondaggi dicono che ad oggi il Mas è il primo partito e le destre sono lontane anche perché divise al loro interno.
LA PANDEMIA DA COVID-19 intanto non si placa (quasi 82mila i contagiati) e nel paese il clima politico e lo scontro sono accesi, anche tra le formazioni anti-golpiste, dove le posizioni risultano composite, tanto quanto la storia plurinazionale della Bolivia. ( da Il Manifesto)
 
14 – BREVI DAL MONDO: PERÙ, FILIPPINE, AUSTRALIA. PANDEMONIO. IL PERÙ IN DIFFICOLTÀ ASSUME MIGLIAIA DI MEDICI VENEZUELANI. EPIDEMIA FUORI CONTROLLO, A MANILA TORNA IL LOCKDOWN. ONU: UN MILIARDO DI ALUNNI NEL MONDO FUORI DALLE SCUOLE. PUGNO DI FERRO IN AUSTRALIA: ESERCITO E MULTE.
IL PERÙ IN DIFFICOLTÀ ASSUME MIGLIAIA DI MEDICI VENEZUELANI
Il presidente peruviano Martín Vizcarra ha firmato ieri il decreto che autorizza medici venezuelani a lavorare nel paese, eliminando l’obbligo di far riconoscere i propri diplomi. Migliaia di operatori sanitari venezuelani presenti nel paese potranno così unirsi a quelli peruviani nella lotta al Covid-19, che Lima non riesce ad arginare. A oggi sono oltre 433mila i casi positivi e quasi 20mila i decessi ufficiali.
EPIDEMIA FUORI CONTROLLO, A MANILA TORNA IL LOCKDOWN
Con l’epidemia ormai fuori controllo, ieri le Filippine hanno ordinato una nuova quarantena nella capitale Manila e nelle zone limitrofe: il lockdown di due settimane riguarderà oltre 27 milioni di persone. Ieri autobus e tram si sono fermati, mentre la polizia reinstallava checkpoint stradali. La decisione è seguita al bilancio attuale: i casi sono arrivati a 106mila, con numeri record registrati negli ultimi giorni, tanto da spingere il settore sanitario a fare pressioni sul presidente Duterte per interventi immediati. Due dei principali ospedali di Manila sono stati costretti a chiudere perché diventati focolai del virus, mentre altre strutture private rimandano a casa i malati per mancanza di posti letto.
ONU: UN MILIARDO DI ALUNNI NEL MONDO FUORI DALLE SCUOLE
La pandemia ha provocato la più grave interruzione globale del sistema educativo della storia: lo dice l’Onu, pubblicando i dati sulle scuole chiuse e gli studenti costretti fuori dalle aule. Istituti chiusi in circa 160 paesi per un totale di oltre un miliardo di alunni, un numero che si aggiunge a quello dei bambini che già prima dell’epidemia non avevano accesso al sistema scolastico, 250 milioni in tutto il mondo. Per questo, ha detto ieri il segretario generale Guterres, la riapertura delle scuole deve essere la priorità.
PUGNO DI FERRO IN AUSTRALIA: ESERCITO E MULTE
Nello Stato australiano di Victoria la situazione sta sfuggendo di mano: a Melbourne, dove a causa del Covid è stato imposto il coprifuoco notturno, una poliziotta è stata aggredita da una donna. E centinaia di persone in isolamento non rispettano le direttive: le autorità hanno fatto sapere che ben 800 persone su 3mila di quelle controllate non si trovavano nella loro casa nonostante fossero state poste in quarantena. Per questo l’esercito è stato dispiegato per le strade dello Stato di Victoria, il più colpito, e sono state introdotte multe di 14mila dollari per chi viola l’isolamento.
 
15 – Alfonso Gianni (PRC)REFERENDUM, NON CI SONO ALTERNATIVE AL NO TAGLIO DEI PARLAMENTARI. IL CAMPO DEL SÌ SCRICCHIOLA E POTREBBE CROLLARE. IL PD SI È INFILATO IN UN VICOLO CIECO. E DELLA NUOVA LEGGE ELETTORALE NO SI HA NOTIZIA NÉ DEI CONTENUTI NÉ DEI TEMPI DI DISCUSSIONE.
La contesa referendaria si anima e non poco. Era partita quasi in sordina, al piccolo trotto, con i sostenitori del Sì fieri e tronfi, convinti di marciare verso un plebiscito a insegne spiegate. Ma le cose stanno andando molto diversamente. Dall’intervista di Bettini in poi si è aperta una voragine dentro il Pd, fino alle dichiarazioni di Zingaretti che scopre che il taglio dei parlamentari senza neppure il correttivo di una nuova legge elettorale è un pericolo democratico e una porta spalancata all’antiparlamentarismo populista. Alcuni hanno interpretato questa scomposta alzata di toni come un’astuta manovra per riuscire almeno a discutere e votare il «Brescellum» in un ramo del Parlamento. Ma si tratta di dietrologie buoniste del tutto infondate.
NON È SOLO una questione di tempi troppo stretti. Chi ha un minimo di esperienza parlamentare sa bene come sia scivoloso e comunque imprevedibile il terreno della discussione su nuove normative in campo elettorale, sia per quanto riguarda gli esiti, che possono arrivare a stravolgimenti del progetto originario se non addirittura a insabbiamenti più o meno definitivi, sia per la totale imprevedibilità della durata del percorso parlamentare. A meno che non si voglia ricorrere a manomissioni regolamentari e costituzionali. Così gli appelli a Conte per fare rispettare il patto di maggioranza come gli ultimatum di Zingaretti “in aula con chi ci sta” cadono in un totale vuoto di credibilità.
I renziani si sono sfilati da tempo, anche se non rinunciano ad usare la tattica del dondolio fra aperture e chiusure assolute. Forza Italia e Lega non sono propense a intese, avendo affidato alle imminenti regionali la prova della loro reale consistenza politico elettorale. Fratelli d’Italia coltiva e amministra la propria crescita di consensi nei sondaggi. Inoltre non manca molto alla riunione della Corte Costituzionale, convocata inusitatamente per il 12 agosto, che dovrà decidere su quattro ricorsi presentati contro le conseguenze negative che avrebbe il taglio dei parlamentari e l’election day.
IL «BRESCELLUM», dal canto suo, non sanerebbe affatto lo strappo alla rappresentanza politica e quindi alla democrazia. Non solo la soglia di accesso è troppo alta, il 5%, ma non vi è la possibilità da parte dei cittadini di scegliere gli eletti. Quindi le segreterie e i potentati dei partiti continuerebbero a farla da padroni. Si dice che vi sarebbe disponibilità ad abbassare la soglia fino al 3% per accontentare le forze minori, ovvero Italia Viva, ma a quel punto tanto varrebbe per i renziani tenersi l’attuale Rosatellum. Del resto, come ha sostenuto Massimo Villone su queste pagine, anche una legge elettorale proporzionale con recupero nazionale dei resti e la cancellazione della base regionale per l’elezione del Senato, offrirebbe solo una parziale riduzione del danno, ma non certo la ricucitura dello strappo costituzionale. Insomma il Pd si è infilato con sciagurata baldanza in un vicolo cieco da cui è impossibile uscire con piccole furbizie.
Il fatale errore iniziale è stato quello di scambiare una norma di rango costituzionale, quale è la modifica della composizione del parlamento, pilastro della democrazia rappresentativa, con una legge ordinaria, come è la legge elettorale, per quanto importante sia, con l’umiliante aggravante di non ottenere neppure quest’ultima nei tempi della celebrazione del referendum. La scelta di «tenerla bassa», di sfilarsi alla chetichella dalla contesa referendaria è una tattica artificiosa e debolissima. È vero che in parte è già in atto. Si fatica a incontrare comitati per il Sì non solo nei territori ma persino nei confronti televisivi, il che può creare grattacapi all’Agcom, come è già capitato all’inizio – subito abortito per effetto delle misure anticovid – della campagna referendaria quando il voto era stato fissato per il 29 marzo. Nelle feste estive del Pd pare che il Sì non troverà rappresentanza ufficiale.
MA SOPRATTUTTO cresce nel paese la scelta per il No. Si sono pronunciati in questo senso grandi organizzazioni di massa, quali l’Anpi e l’Arci, intellettuali influenti, da Mario Tronti ad Alberto Asor Rosa, a Massimo Cacciari, nonché esponenti del Pd e dirigenti storici del Pci come Emanuele Macaluso. Il segretario generale, Michele Schiavone, del Consiglio generale degli italiani all’estero non ha risparmiato critiche all’election day e al taglio dei parlamentari. Tra i 5stelle i dissensi si moltiplicano. È entrato nella contesa il mondo cattolico, da padre Bartolomeo Sorge che ha parlato di «Costituzione mutilata» a Bernard Scholz presidente del Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione.
Come è successo positivamente in passato, lo scontro referendario rivivifica la società civile e le sue istituzioni. Ed è il No a farlo. Poiché in un referendum costituzionale il quorum non esiste, l’astensione non ha alcun significato. Se si riconosce che il taglio del parlamento è un pericolo per la democrazia c’è un’unica possibilità: votare No. La partita è aperta, anzi apertissima.
16 – CITTADINANZA | Merlo (MAIE) a Italia ChiamaItalia:
1 – “Lo ius sanguinis non si tocca, chi ha sangue italiano è italiano MAIE: sangue italiano è italiano” (Italiano – Español)
Mettere limite allo ius sanguinis? “Penso che sia un errore madornale”. Gli sbarchi di immigrati clandestini in Italia? “Chi entra senza regolare permesso va mandato a casa”. Cittadinanza ai figli di immigrati? “No alla cittadinanza facile. La cittadinanza non è un regalo, semmai una conquista”. La costruzione del MAIE a livello mondiale? “Stiamo lavorando moltissimo, ci prepariamo alle prossime sfide”. Intervista esclusiva di Italiachiamaitalia.it al Sen. Ricardo Merlo, Sottosegretario alla Farnesina a presidente MAIE
Cittadinanza italiana e italiani all’estero, il tema torna ad essere protagonista. ItaliaChiamaItalia ha raggiunto telefonicamente il Sen. Ricardo Merlo, Sottosegretario agli Esteri con delega agli italiani nel mondo e presidente del Movimento Associativo Italiani all’Estero, per raccogliere la sua opinione in proposito.
Sen. Ricardo Merlo, ha visto? Si torna a parlare di cittadinanza italiana. Per quanto riguarda gli italiani all’estero e i loro discendenti, c’è chi vorrebbe porre un limite allo ius sanguinis perché, viene spiegato, la situazione, così com’è adesso, è “insostenibile”. Lei che ne pensa?
Penso che sia un errore madornale e chi propone di limitare il ‘diritto di sangue’ lo fa perché evidentemente non conosce la realtà dei fatti. Tagliare le generazioni dello ius sanguinis significa arrecare un danno incalcolabile, economico e culturale, al Paese. Il riconoscimento dello ius sanguinis non solo è sostenibile, al contrario di quanto afferma qualcuno, ma genera ingenti profitti per l’economia italiana.
La sua posizione è netta, a parole. Ma se una modifica della cittadinanza in questo senso dovesse arrivare in Parlamento, lei come si comporterà? Con il MAIE voi fate pur sempre parte di questa maggioranza di governo…
Senza dubbio, se in Parlamento dovesse arrivare una proposta contraria al principio dello ius sanguinis, noi come MAIE voteremo contro, senza se e senza ma, indipendentemente dalle conseguenze politiche. Per noi lo ius sanguinis è un principio che è dentro il nostro programma, il nostro statuto, fa parte dei nostri valori. Di più: lo ius sanguinis fa parte del Dna del MAIE.
Uscirebbe di fatto da questo governo?
Lo ribadisco: voteremo senza dubbio contro qualsiasi provvedimento che annulli il principio dello ius sanguinis. Potremmo essere aperti, e uso il condizionale, soltanto a una riforma alla Salvini, per così dire.
In che senso, che c’entra ora il leader della Lega? Si spieghi meglio…
Matteo Salvini, da vicepremier e ministro dell’Interno, ha inserito, per ciò che riguarda la cittadinanza italiana per matrimonio, il requisito di dover conoscere la lingua italiana. Se parli e scrivi correttamente la nostra lingua, e per dimostrarlo devi presentare il famoso certificato B1, puoi ottenere la cittadinanza. Altrimenti no. Così rafforzeremmo lo ius sanguinis. Ecco, si potrebbe pensare alla stessa formula, ma solo a partire dalla terza generazione, dai pronipoti. Naturalmente, per quanto riguarda figli e nipoti il diritto alla cittadinanza ius sanguinis sarebbe automatico.
E della cittadinanza agli immigrati in Italia invece cosa pensa? La sinistra, anche in epoca di coronavirus, quando i temi da affrontare sarebbero ben altri, è tornata a puntare su questo suo cavallo di battaglia…
No alla cittadinanza facile agli immigrati, questo lo voglio sottolineare. La cittadinanza italiana è qualcosa di assai prezioso, non può essere un regalo, semmai una conquista. Altra cosa sarebbe pensare a una sorta di ius culturae, dunque la cittadinanza data a quei figli di immigrati regolarmente residenti in Italia da un minimo di anni e che abbiano portato a termine, per esempio, un percorso scolastico completo. Ma andrebbe studiata molto bene, perché sappiamo quanto gli italiani siano fieri della propria identità e quanto siano stanchi, invece, di sentirsi, purtroppo troppo spesso, stranieri nel proprio stesso Paese.
Che intende dire? Che l’immigrazione regolare può rappresentare una risorsa per l’Italia, ma quella irregolare va controllata nel modo giusto, va governata in maniera seria. Basta con gli sbarchi di centinaia di clandestini extracomunitari sulle nostre coste. Anche il premier Conte ha sottolineato che l’Italia non ha alcuna intenzione di consentire continui ingressi di immigrati in maniera incontrollata. Chi arriva senza regolare permesso va rimandato a casa.
Su questo, ancora una volta, la pensa un po’ come il leader del Carroccio a quanto pare…
Non è questione di destra o sinistra, ma di buon senso.
Come va lo sviluppo del MAIE a livello mondiale?
Continuiamo a crescere, ovunque. In Sud America, dove siamo protagonisti da tempo, da anni il partito più votato in assoluto, ci stiamo rafforzando ulteriormente. Nel Nord e Centro America puntiamo ad aumentare i consensi ottenuti alle ultime Politiche, quando per la prima volta ci siamo presentati con il nostro simbolo e una propria lista. In Europa stiamo lavorando alacremente, senza sosta, per riqualificare il Movimento con l’ingresso di nuove figure, nuovi coordinatori, uomini e donne con una propria esperienza professionale alle spalle, tra cui liberi professionisti affermati all’interno delle rispettive comunità italiane e importanti imprenditori che hanno già dimostrato, nel loro percorso imprenditoriale, le proprie capacità e ora sono disposti a metterle a servizio del MAIE.
Le prossime sfide?
La sfida elettorale più vicina, in ordine di tempo, è quella delle elezioni Comites. Nella primavera del 2021 si andrà a votare. Come membro del governo ho già chiesto che vengano inseriti nella legge di bilancio i fondi per organizzare le elezioni dei Comitati degli italiani all’estero. Puntiamo, come MAIE, a presentare le nostre liste nelle Americhe e in Europa, ma non solo. Vogliamo essere ancora più presenti nei Comites, che secondo noi sono organismi di rappresentanza degli italiani all’estero fondamentali, perché sono sul territorio, vicinissimi ai nostri connazionali. Poi ci sarà la sfida del CGIE: vogliamo aumentare la nostra presenza all’interno del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero e sono convinto che ci riusciremo, portando dal Nord America e dall’Europa nuove forze e nuove energie che all’interno del CGIE sapranno fare la differenza, a tutto vantaggio delle nostre collettività all’estero. Naturalmente pensiamo anche alle prossime elezioni politiche, ma parlarne è prematuro, perché sono convinto che questa legislatura durerà fino alla sua scadenza naturale.
A sentirla parlare sembra tutto molto semplice…
Non lo è affatto, invece. Per portare a casa i risultati ci sarà da lavorare moltissimo. Noi abbiamo già cominciato a farlo.
2 – Merlo (MAIE) a Italiachiamaitalia: “el principio ius sanguinis no se toca, quien tiene sangre italiana es italiano”
¿Poner límite al ius sanguinis? “Creo que es un error enorme”. ¿Los desembarcos de inmigrantes ilegales en Italia? “Quien entra sin permiso legal debe ser enviado a casa”. ¿Ciudadanía a los hijos de inmigrantes? “No a la ciudadanía fácil. La ciudadanía no es un regalo, sino una conquista”.
Sen. Ricardo Merlo, ¿ha visto? Se vuelve a hablar de ciudadanía italiana. Por lo que se refiere a los italianos en el exterior y a sus descendientes, hay quienes quisieran poner un límite al ius sanguinis porque, dicen , la situación, tal como es ahora, es “insostenible”. Usted, ¿qué piensa sobre esto?
Creo que es un gran error y quien propone limitar el ‘derecho de sangre’ lo hace porque, evidentemente, no conoce la realidad de los hechos. Cortar las generaciones del ius sanguinis significa causar un daño incalculable, económico y cultural, al país. El reconocimiento del ius sanguinis no sólo es sostenible, contrariamente a lo que algunos afirman, sino que genera enormes beneficios para la economía italiana.
Su posición parece clara en palabras. Pero si una modificación de la ciudadanía en este sentido llega al Parlamento, ¿cómo se comportará usted? Con el MAIE ustedes forman parte de esta mayoría de gobierno…
Sin duda, si en el Parlamento llega una propuesta contraria al principio del ius sanguinis, nosotros, como MAIE, votaremos en contra , independientemente de las consecuencias políticas. Para nosotros el ius sanguinis es un principio que está dentro de nuestro programa, nuestro estatuto, forma parte de nuestros valores. Además, el ius sanguinis es parte del ADN del MAIE.
¿Realmente saldría de este gobierno?
Repito: sin duda votaremos en contra de cualquier medida que anule el principio del ius sanguinis. Podríamos estar abiertos, y uso el condicional, sólo para pensar una reforma a la Salvini.
¿Qué tiene que ver ahora el líder de la Lega? Explíquese mejor…
Matteo Salvini, de viceprimer y ministro del Interior, ha introducido, por lo que se refiere a la ciudadanía italiana por matrimonio, el requisito de tener que conocer la lengua italiana. Si hablas y escribes correctamente nuestro idioma, y para demostrarlo debes presentar el famoso certificado B1, puedes obtener la ciudadanía. De lo contrario no. Bueno, se podría pensar en la misma fórmula, pero sólo a partir de la tercera generación, de los bisnietos. Por supuesto, en lo que respecta a los hijos y nietos, el derecho a la ciudadanía ius sanguinis sería automático.
¿Qué piensa de la ciudadanía a los inmigrantes en Italia? La izquierda, incluso en tiempos de coronavirus, cuando los temas a tratar serían otros, parece volver a apostar por este caballo de batalla …
La ciudadanía italiana es algo muy valioso, no puede ser un regalo, sino una conquista. Otra cosa sería pensar en una especie de ius culturae, es decir, la ciudadanía dada a los hijos de inmigrantes que residen regularmente en Italia desde hace un mínimo de años y que han completado, por ejemplo, parte de su escolaridad . Pero habría que estudiarla muy bien, porque sabemos lo orgullosos que están los italianos de su identidad y lo cansados que están, en cambio, de sentirse, por desgracia demasiado a menudo, extranjeros en su propio país.
¿A qué te refieres?
Que la inmigración legal puede ser un recurso para Italia, pero que la inmigración irregular debe controlarse de la manera correcta, que debe gestionarse de forma seria. No más desembarcos de cientos de inmigrantes ilegales en nuestras cosas. El Primer Ministro Conte ha señalado que Italia no tiene intención de permitir la entrada continua de inmigrantes de forma incontrolada. Los que llegan sin permiso deben ser devueltos a su país.
En eso, una vez más, parece que piensa un poco como el líder de la Lega…
No es cuestión de derecha o izquierda, sino de sentido común.
¿Qué tal con el desarrollo del MAIE en escala mundial?
Seguimos creciendo en todas partes. En Sudamérica, donde somos protagonistas desde hace tiempo, desde hace años el partido más votado, nos estamos fortaleciendo aún más. En el Norte y Centro América, nuestro objetivo es aumentar el apoyo a las últimas políticas, cuando por primera vez nos presentamos con nuestro símbolo y una lista propia. En Europa estamos trabajando activamente, sin descanso, para recalificar al Movimiento con la entrada de nuevas figuras, nuevos coordinadores, hombres y mujeres con una experiencia profesional propia a sus espaldas, entre los que se encuentran profesionales liberales establecidos dentro de las respectivas comunidades italianas e importantes empresarios que ya han demostrado, en su trayectoria empresarial, sus capacidades y ahora están dispuestos a ponerlas al servicio del MAIE.
¿Los próximos desafíos?
El desafío electoral más cercano, en orden de tiempo, son las elecciones de los Comites. En la primavera del 2021 se irá a votar. Como miembro del Gobierno ya he solicitado que se incluyan en la ley presupuestaria los fondos para organizar las elecciones de los Comités de los italianos en el exterior. Nuestro objetivo, como MAIE, es presentar nuestras listas en las Américas y en Europa, pero no sólo en ellas. Queremos estar aún más presentes en los Comites, que según nosotros son organismos de representación de los italianos en el extranjero fundamentales , porque están en el territorio, muy cerca de nuestros compatriotas.
Luego habrá el desafío de CGIE: queremos aumentar nuestra presencia dentro del Consejo General de los Italianos en el Exterior y estoy convencido de que lo conseguiremos, trayendo de América del Norte y de Europa nuevas fuerzas y nuevas energías que dentro del CGIE sabrán hacer la diferencia, a todo beneficio de nuestras colectividades en el exterior. Naturalmente, pensamos también en las próximas elecciones parlamentarias, pero hablar de ello es prematuro, porque estoy convencido de que esta legislatura durará hasta su vencimiento natural.
Hablando asì, todo parece muy sencillo…
No lo es en absoluto, sin embargo. Para llevar a casa los resultados habrá que trabajar mucho. Nosotros ya hemos comenzado a hacerlo.

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