Nuovo Paese (Filef Australia) – “Edizione No War” Aprile 2022

Il prezzo non è giusto

La guerra in Ucraina è l’ultimo capro espiatorio per giustificare gli aumenti dei prezzi di cibo, energia, petrolio e materie prime.

Tuttavia, nel mercato mondiale ormai globalizzato, tali aumenti si sono aggiunti alle pressioni sul costo della vita, anche prima degli indubbi effetti a catena dei conflitti internazionali.

Gli inspiegabili aumenti dei prezzi dei beni di prima necessità sono diventati una caratteristica delle economie di tutto il mondo e i governi e i loro strumenti di regolamentazione non sono stati in grado o non hanno voluto confrontarsi con questo fenomeno.

Per ironia della sorte, in alcuni casi sono le agenzie governative a “regolare” gli incrementi nei processi che sembrano essere guidati principalmente dal rispetto verso i margini di profitto, ma senza rispettare i relativi principi di costo-beneficio.

Si pensi ai prezzi della benzina e dell’elettricità, componenti significative delle spese delle famiglie, che hanno mostrato una tendenza instancabile al rialzo.

Ad esempio, nonostante le ampie fluttuazioni del prezzo di un barile di greggio – che ha toccato il minimo nel 2016 con 26 dollari mentre a marzo di quest’anno era a 107 dollari – non c’è mai stato un corrispondente adeguamento del prezzo alla pompa di benzina.

I prezzi dell’elettricità imposti ai consumatori mostrano la stessa disconnessione, e il fatto che questo sia accettato come una naturale sorta di inflazione moderna, è anche frutto di una lunga e concertata campagna sull’inevitabilità dei prezzi elevati dell’elettricità.

Per molti anni, e solitamente per cause associate alla privatizzazione di tutto o di parti strategiche del settore elettrico, i consumatori sono stati costantemente preparati ad aspettarsi bollette elevate. Quando queste sono arrivate, hanno “convalidato” le previsioni, dando ai rialzi un’apparenza di legittimità.

In realtà l’elettricità dovrebbe diventare progressivamente più economica in quanto i combustibili fossili vengono sostituiti da eolico e solare, che sono a costo zero.

Lo sfruttamento del costo della vita di base non sorprende poiché costituisce la maggior parte dell’attività economica e segnala lo spostamento dell’attenzione dai lavoratori, sempre meno organizzati, ai consumatori.

 

 

The price is not right

The war in Ukraine is the latest scapegoat for a range of price rises such as food, energy, petrol and raw materials.

However, increasing prices have been adding to worldwide cost of living pressures even before the undoubted ripple effects from international conflicts in a globalised market.

Unexplainable price increases of basics have become a feature of economies over which governments and their regulatory instruments have been incapable or unwilling to confront.

Ironically in some cases it is government agencies that ‘regulate’ increases in processes that appear to be guided by a respect for profit margins devoid of cost benefit principles.

Two glaring examples of this are petrol and electricity prices which are significant components of household costs and whose prices have shown an untiring upward trend.

For example, despite wide fluctuations in the price of a barrel of crude oil – it reached a low in 2016 of $US26 and at March this year was $US107 – there was never a corresponding price adjustment at the petrol pump.

Electricity prices imposed on consumers also show the same disconnect and their acceptance as some kind of modern and natural infliction was aided by a long and concerted campaign about the inevitability of high electricity prices.

Consumers over many years, usually associated with privatisation of all or strategic parts of the electricity industry, were constantly alerted to expect high bills.  When the high electricity bills came it ‘validated’ the forecasts, giving the rises an appearance of legitimacy.

In reality electricity should be progressively cheaper as fossil fuels are replaced by wind and solar, which are cost-free fuels.

Exploiting basic living costs is not surprising given they constitute most economic activity and signals the shifting focus from workers, of whom there are less and less organised, to consumers.

 

 

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