UIM: STOP AL CAPITALE UMANO IN FUGA

Ancora una volta dalla cronaca delle tragedie che avvengono in qualche parte del mondo, in questo ultimo caso a Londra, apprendiamo che vi sono coinvolti giovani laureati italiani in fuga dal loro Paese. In alcuni casi per libera scelta ma spesso, troppo spesso, perché costretti dalla mancanza di opportunità lavorative in Italia; oppure per sfuggire a forme di vergognoso sfruttamento come nel caso, appunto, di Gloria e Marco – morti atrocemente nel rogo della Greenfell Tower – che, pur laureatisi con 110 e lode, in Italia si erano visti offrire un salario (sic) di 300 euro mensili!
Ma questi sono solo i casi dei quali, purtroppo, i media si occupano nei momenti in cui i nostri giovani emigrati vengono coinvolti in qualche tragedia. Tuttavia nel mondo (dalla Spagna alla Francia, dalla Svizzera alla Germania, dal Belgio al Regno Unito, dagli Stati Uniti al Canada ed all’Australia, tanto per citare i Paesi maggiormente attrattivi) vi sono ormai – accanto a milioni di emigrati tradizionali italiani – centinaia di migliaia di cervelli in fuga.
Giovani che se ne scappano dall’Italia per poter realizzare il loro sogno professionale o, comunque, alla ricerca di un impiego dignitoso affrontando incredibili disagi, come ci testimoniano gli operatori delle sedi estere del patronato ITAL UIL o i Circoli dell’Unione degli Italiani nel Mondo ai quali molti di questi giovani si rivolgono per ricevere informazioni ed una prima assistenza logistica.
Ora – se è pur vero che questi nuovi flussi di emigrati hanno contribuito, negli ultimi anni, a far aumentare considerevolmente le rimesse dall’estero tanto da incidere, nel 2016, di mezzo punto sul PIL italiano – come ha ricordato recentemente Federico Fubini sul Corriere della Sera – non va dimenticato che questo capitale umano in fuga dal nostro Paese costa comunque moltissimo all’Italia se si pensa che, per ogni laureato, la spesa per il contribuente ammonta a circa 500.000 euro e senza dimenticare il danno affettivo che crea nelle famiglie. Morale, per la crescita dell’Italia è quindi indispensabile, da un lato, creare i presupposti affinché ci sia un aumento del numero dei laureati, visto che nella classifica dell’UE l’Italia risulta al penultimo posto, e, dall’altro, si trovi poi il modo di impiegarli offrendo a questi cervelli – per non perderli – non più una via di fuga per l’estero bensì delle serie opportunità nel Belpaese che ne avrebbe tutto da guadagnare.
Il Presidente UIM
Mario Castellengo

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