CGIE: SECONDA PLENARIA A FINE ANNO

Ci sono risorse – 308mila euro – che garantiscono lo svolgimento di una seconda assemblea plenaria a fine anno e forse anche le continentali; ci sono volontà e convinzione, che non sono mai mancate, di lavorare per rilanciare il ruolo della rappresentanza degli italiani all’estero, vecchi o nuovi che siano. A confermarlo questa mattina (14 luglio, ndr) il segretario del Consiglio generale degli italiani all’estero, Michele Schiavone, nell’ultimo giorno dei lavori che hanno impegnato il Comitato di Presidenza da mercoledì alla Farnesina
Corposo l’ordine del giorno, da rappresentanza a nuovi diritti, risorse e progetti, fino al voto all’estero in vista delle elezioni politiche sempre più vicine.
Di riforma degli organismi di rappresentanza, ha esordito Schiavone, si parla da tanto: “abbiamo iniziato una consultazione con tutti gli attori coinvolti un anno fa”, ha ricordato. “Assistiamo a cambiamenti profondi in emigrazione” quindi sia Comites che Cgie devono stare al passo per “interpretare il futuro così che le nuove migrazioni possano trovare in questi due organismi” strumenti utili a “facilitare il loro processo di integrazione nei diversi Paesi”, operando soprattutto in materia di garanzia dei diritti.
I Comites, ha chiarito Schiavone, “dovrebbe assumere il ruolo dell’Ombudsman”, cioè un difensore civico della comunità, “punto di riferimento tra territorio e Consolati”. I Comites, inoltre, dovrebbero essere posti in “posizione di antenna per captare esigenze e promuovere iniziative utili per chi già vive all’estero o per e chi intende andarci”, proponendosi infine come centro di informazione.
Stesso discorso, ma ad un altro livello, per il Cgie che dovrà essere un “riferimento di avanguardia” che lavori per “tenere insieme le comunità, ma anche garantire loro maggiori diritti” continuando a svolgere il suo “ruolo di collegamento tra Comites e Parlamento affinchè le politiche per gli italiani all’estero abbiano un filo conduttore che arrivi nelle due Camere dove auspichiamo si possa ragionare ad un rafforzamento degli eletti all’estero e alla costituzione di una Commissione Bicamerale, che non comprenda solo gli eletti all’estero, perché – ha sottolineato – la questione emigrazione è di attualità per tutto il Paese”. Dunque sarebbe “opportuno recuperare nel dibattito pubblico un senso di conoscenza e di promozione così che chi intende partire abbia la capacità e le conoscenze per farlo”.
All’ordine del giorno anche la stampa italiana all’estero e i due decreti attuativi della riforma dell’editoria che la riguardano. Decreti, ha commentato Schiavone, che “recepiscono quanto espresso nel parere che abbiamo votato in plenaria”, ma che hanno un “lieve difetto” e cioè “l’idea di togliere dalla Commissione consultata per l’erogazione dei contributi il rappresentante del Cgie”. Una decisione “che hanno motivato riferendosi a rappresentanti in conflitto di interesse. Ne abbiamo discusso ieri con Amendola, ricordando che il Consiglio generale ha diversi consiglieri, quindi eventuali sostituzioni non sarebbero un problema”. Il Cgie “rivendica sui rappresentanti sia in questa commissione sia al tavolo di discussione sulla nuova missione per la promozione della lingua e cultura all’estero che verrà avviata utilizzando i fondi straordinari messi a disposizione dal governo per i prossimi 4 anni alla Direzione generale Sistema Paese”.
A proposito di fondi, il sottosegretario Amendola ha confermato al Cdp che nel prossimo assestamento di bilancio ci saranno 308mila euro per il Cgie. Fondi che “permetterebbero di organizzare la seconda plenaria e forse anche le Continentali, dandoci la possibilità di lavorare con obiettivi più ravvicinati”. Si tratta di “un recupero di fondi ad un capitolo quasi raso al suolo” che “ci aiuta a promuovere altre iniziative, per noi necessarie”.
Le Commissioni tematiche, ha aggiunto Schiavone, “sono sempre a lavoro, grazie ai collegamenti web, ma è indispensabile anche concepire momenti di discussione a livello assembleare perché le tematiche sono molto ampie e le peculiarità dei diversi paesi spesso interessano specificamente alcune aree. Penso ad esempio al Venezuela: è drammatico ricevere grida di allarme e non poter discutere su come rispondere”.
Argomenti che il Cdp ha discusso anche durante l’audizione al Cqie del Senato insieme ad altri temi come la Brexit e le sue conseguenze sui cittadini italiani non solo residenti in Gran Bretagna ma, ha spiegato Schiavone, “anche in altri Paesi del Commonwealth, perché ci sono legami e quindi possibili reazioni a catena”.
Quanto ai progetti, il Cgie vuole rilanciare sia la Conferenza dei Giovani che la Conferenza Stato regioni PA Cgie, in versione aggiornata ai tempi, ovviamente, sia un seminario sulle donne italiane all’estero – come quello promosso 20 anni fa che, precisa Schiavone, coinvolgerebbe anche la Presidenza del Consiglio e il sottosegretario Boschi – e un progetto sulla nuova mobilità sulla scia dei tanti progetti attuati dai Comites grazie al finanziamento della Dgiepm.
Una direzione, ha tenuto a sottolineare Schiavone, “di cui all’estero percepiamo in maniera più puntuale la vicinanza. C’è una nuova volontà, un impegno progressivo per ridefinire interventi mirati e progetti finalizzati, e su questo noi crediamo di poter spendere il nostro know how” a sostegno di “politiche positive per chi ne usufruisce e, di riflesso, per tutto il Paese”.
Nella Direzione e nel nuovo Dg Vignali “c’è una predisposizione, un modo nuovo di interpretare questo ruolo in maniera diversa dal passato, un’apertura di credito verso Comites e Cgie, un’attenzione maggiore” di cui il Cgie non può che rallegrarsi. “Abbiamo riscontrato maggiore enfasi non solo nei confronti dei connazionali in Venezuela o in Gran Bretagna, ma anche in questioni di attualità”. Una vicinanza, ha osservato Schiavone, dimostrata anche dalla “decisione del DG Vignali di visitare le sedi diplomatiche e consolari e quindi le comunità, per avere un ritorno di elementi così da intervenire nella rete per porre rimedio alle sofferenze emerse”.
In Vignali e nella Direzione generale, il Cgie ha visto anche “una disponibilità diversa basata sulla convinzione che sia il Consiglio generale che i Comites abbiano davvero un ruolo tale da poter diventare, se messi in condizione di esprimersi, dei punti di riferimento essenziali per avere una presenza anche moderna del nostro Paese all’estero. Cosa di cui parliamo nella nostra proposta di riforma”.
Infine, un accenno al voto all’estero in vista delle prossime elezioni che al più tardi si terranno nella primavera 2018.
“Abbiamo ribadito l’esigenza di verificare lo stato della partecipazione e delle modalità del voto all’estero, sull’adeguatezza della legge alle esigenze e alle aspettative”. Punto fermo è il voto per corrispondenza “insostituibile per coinvolgere i cittadini”. Certo si dovrebbe fare di più per “evitare le annose polemiche della vigilia di ogni voto”, introducendo dei correttivi a garanzia del voto. Ad Amendola, ad esempio, il Cdp ha proposto “l’introduzione di un codice a barre sul plico elettorale che da solo ovvierebbe alle tantissime schede considerate nulle per colpa del tagliando tagliato male”. Oppure “prevedere la presenza dei rappresentati dei partiti accanto al Console a presiedere all’invio delle schede votate”. Quanto all’inversione dell’opzione – cioè all’iscrizione nel registro dei votanti – “per noi è storia. Nel passato questo metodo è stato utilizzato in maniera “leggera” per i Comites. Anche lì bisogna avere garanzie ulteriori, che partono in primis da un’informazione massiccia. Le partecipazioni esigue screditano gli organismi eletti”, ha aggiunto Schiavone, che ha infine accennato anche al voto elettronico “cui arrivare progressivamente, anche per abbattere le spese” guardando anche alle esperienze degli altri Paesi.
 
FONTE: m.cipollone\aise

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