“MUJERES DE DOS ORILLAS” (Donne di due sponde). 27 racconti di donne italiane e argentine nel recente libro di Nadia Vardé

La nostra amica Nadia Vardé, italo-argentina, medica, militante femminista, ha recentemente pubblicato un bel libro di 27 racconti di storie di donne conosciute o ascoltate nei racconti di altre donne argentine e italiane. Vogliamo presentare il suo libro attraverso la bella prefazione di Mabel Busaniche, prestigiosa educatrice popolare e militante femminista argentina.

(DONNE DI DUE SPONDE) – di NADIA VARDÉ

Quanto è grande l’universo e quanto piccolo, quanto lontani i ricordi e quanto vicini!
Mabel Busaniche *)

Nadia Vardé lascia in questo libro tracce di famiglia, di amici e di e stessa. Con le sue sfide, con l’impronta che la caratterizza e il suo impegno per le cause delle donne, decide – non senza difficoltà – di memorizzare, raccontare, abbandonarsi a un passato nel presente. Come lei stessa afferma “queste storie sono il frutto infedele delle intercettazioni furtive della mia infanzia, venate di versioni ottenute da zie, cognate e altre donne, quando sono arrivata alla maggiore età … giunte da tempi più o meno lontani e da paesi separati da un oceano ”.

Immergersi in questi scritti ci permette di partecipare a un gioco di relazioni in cui si toccano lo ieri e l’oggi, dove si nascondono situazioni, nostalgie, aneddoti e tappe vissute. Forse qui sta la bellezza e l’importanza di questi racconti, di ridefinirli con le situazioni e le voci di oggi.
Le realtà, le avversità, le possibilità dei vari personaggi sono narrate in ventisette racconti: semplici, profondi e teneri. Rivelano situazioni che molti di loro continuano a considerare quasi normali, ma che oggi non possono essere accettate e vanno denunciate perché abbiamo guadagnato in diritti.

“Donne di due sponde” si compone di tre capitoli: Bambini, Giovani e Adulti. In ogni capitolo evidenzierò in modo molto sintetico alcune delle storie.

Nel primo capitolo, “Niñeces”, metto in evidenza: Negrita, che ha a che fare con una ragazza che cresce in situazioni ostili, suo padre – dicono le cattive lingue – “ha confuso il letto matrimoniale ed è entrato, all’alba, nel letto della ragazza”. Giovanissima, riesce a fuggire “stanca delle visite notturne”. Ogni volta che tornava a casa “non accettava in alcun modo di passare la notte sotto lo stesso tetto”.

Chiara situazione di abusi sessuali su minori che continua a ripetersi giorno dopo giorno in un modo o nell’altro, in tutte le culture e società. Di solito lasciano conseguenze nelle persone colpite che non sempre riescono a guarire. Oggi sono considerati un crimine.

Sonia e le sue scarpe: una storia agile e divertente che mostra in più modi come Sonia si prende sempre cura di camminare con i piedi nudi. “Quando aveva quindici anni, invitava gli amici a ballare a piedi nudi come lei” “affermava che la musica e la danza salivano a piedi nudi e fiorivano nei sorrisi dei ballerini”. “Affermava che le buone intenzioni fluivano tra le margherite e i malvones”. Affermava che le sue “piccole dita” erano in grado di scoprire anche la “più piccola delle prigioni”.
Bella storia che ci mostra quanto fossero regolamentati e proibiti i nostri desideri, da ragazze, da giovani. E ci provoca un canto di liberazione dall’oppressione dei nostri corpi. Un inno alla libertà e alla gioia !!!

Nel secondo capitolo, “Giovani”, voglio evidenziare: “Uncinetto” dove vengono descritti in dettaglio i sentimenti dell’amore adolescenziale di Dora per Salvatore, “mentre scalda l’acqua per il caffè del mattino, senza sapere cosa fare con tanti sospiri e battiti cardiaci, tornava al suo lavoro uncinetto. La lana che si riscaldava tra le sue dita e il tocco morbido dell’indumento che aveva iniziato riempivano la sua ansia. Questo stato di cose gli permetteva di sognare l’incontro, di pensare passo dopo passo come sarebbe stato e come avrebbe detto un SI!
Ma ohhh! sorpresa ! Decidendo una volta di fermarsi a casa sua, si accorse dalla finestra che Salvatore stava lavorando all’uncinetto. “Dora non gli parlò più.”
Questo finale ci rimanda a tanti ruoli di genere e stereotipi che rimangono culturalmente. Come potrebbe un bambino lavorare all’uncinetto? , Cosa è successo a Dora che non gli ha mai più parlato?

Il terzo e ultimo capitolo è dedicato agli “Adulti”. È molto difficile per me sceglierne uno, metterei tutte le storie perché ognuna di esse mette in subbuglio la mia anima con ricordi nostalgici !!!
Non posso però non condividere “Survival” dove l’autore esprime chiaramente i nuovi segni di una generazione di donne alla ricerca di nuovi orizzonti. “Cammina, non correre più”, “Comincia a guardare, a osservare ai lati. Scorri scorciatoie, sentieri, ponti”. Quando emerge l’oggetto del suo desiderio, “scopre nuove reti; reti che non legano, non imbavagliano; fili che sostengono, uniscono, sostengono; donne che tessono… tessono reti di vita; orditi che si estendono nel vuoto, che ci spingono a camminare anche sul filo del rasoio di un futuro incerto. E, naturalmente, il futuro non ha certezze … ancora di più in tempi di pandemia. E vale la pena sottolineare la fine. “Avverte che può tentare il volo. Senti le ali nelle tue speranze e le farfalle nei tuoi sogni… Poi intreccia… intreccia una nuova coscienza con i fili di un desiderio appena liberato ”.

In questi tempi di così tanta confusione nessuno regala ricordi, illusioni e utopie, ma sognando un futuro migliore nessuno può vincere donne e dissidenti.

Grazie Nadia per tanta bellezza !!!

*) Mabel Busaniche è una famosa pedagoga popolare, docente di studi di genere e attivista femminista della provincia de Santa Fe, Argentina.

(traduzione Emi-News)

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MUJERES DE DOS ORILLAS – NADIA VARDÉ

¡Qué grande el universo y qué pequeño, qué lejos los recuerdos y qué cerca!

Mabel Busaniche

Nadia Vardé decide dejar en este libro huellas familiares, de amigos y amigas, de ella misma. Con sus desafíos, con la impronta que la caracteriza y su compromiso por las causas de las mujeres se decide –no sin dificultades – a memorizar, a contar, a darse el gusto de saldar un pasado en tiempo presente. Como ella misma manifiesta “estas historias son fruto infiel de las subrepticias escuchas de mi infancia, matizadas con versiones obtenidas de tías, cuñadas y otras yerbas, cuando alcancé la categoría de mayorcita… las hay de tiempos lejanos y no tanto, y de países separados por un océano”.

Bucear en estos escritos nos permite participar en un juego de relaciones donde se tocan el ayer y el hoy, donde subyacen situaciones, nostalgias, anécdotas, etapas vividas. Quizás aquí radique la belleza y la importancia de estos breves cuentos, permitir resignificarlos con situaciones y voces de hoy.

Las realidades, las adversidades, las posibilidades de los diversos personajes son narrados en veintisiete breves cuentos: sencillos, profundos y tiernos. Develan situaciones que muchas de ellas siguen siendo naturalizadas, pero que hoy, no son aceptadas y deben denunciarse porque fuimos ganando en derechos.

Mujeres de dos orillas” consta de tres capítulos: Niñeces, Juventudes y Adulteces. En cada capítulo resalto muy sintéticamente algunos de los cuentos.

En el capítulo uno, “Niñeces”, destaco: Negrita, que trata de una niña que crece en situaciones hostiles, su padre –dicen las malas lenguas- “confundía el lecho matrimonial y llegaba en las madrugadas al de la niña”. Muy joven logra partir “cansada de las visitas nocturnas”. Cada vez que regresaba a su casa “de ninguna manera accedía a pernoctar bajo el mismo techo”.

Clara situación de abuso sexual infantil que sigue repitiéndose día a día de una u otra manera, en todas las culturas y sociedades. Suelen dejar secuelas en las personas afectadas que no siempre logran sanar. Hoy se considera un delito.

Sonia y sus zapatos: cuento ágil y divertido que muestra de múltiples maneras como Sonia se encarga siempre de andar con los pies al aire. “Al cumplir quince años, invitó a amigas y amigos a bailar descalzos como ella” “afirmaba que la música y el baile subían por los pies descalzos y florecían en las sonrisas de los bailarines”. “Aseguraba que los buenos propósitos fluían entre las margaritas y los malvones”. Alegaba que sus “pequeños deditos” estaban aptos para descubrir hasta las “más minúsculas de las cárceles”.

Bello cuento que nos muestra cuán pautados y prohibidos han estado nuestros deseos, como niña, como joven. Y, nos provoca un canto de liberación a la opresión de nuestros cuerpos. ¡Un himno a la libertad y la alegría!!!

En el segundo capítulo, “Juventudes”, resalto: Crochet donde se describe detalladamente los sentires del amor adolescente de Dora por Salvatore, “mientras calentaba el agua para el café matutino, sin saber qué hacer con tantos suspiros y latidos, volvió a su trabajo de crochet. La lana entibiándose entre sus dedos y el tacto suave de la prenda comenzada colmaban su ansiedad”. Este estado de situación le permitía soñar con el encuentro, pensar paso a paso como sería el mismo y el cómo le daría un SI!

Pero ohhh sorpresa!!! Al decidir pasar por su casa, observó por la ventana que Salvatore estaba tejiendo al crochet. “Dora nunca más le dirigió la palabra”.

Este final nos remite a tantos roles y estereotipos de género que culturalmente todavía se mantienen. ¿Cómo un niño iba a tejer al crochet? , ¿Qué pasó en Dora que nunca más le dirigió la palabra?

El tercer y último capítulo está dedicado a las “Adulteces”. Me resulta muy difícil elegir alguno, pondría todos los relatos porque cada uno de ellos me revoluciona el alma con recuerdos nostalgiosos!!!

No obstante no puedo dejar de compartir “Supervivenciadonde la autora expresa claramente los nuevos signos de una generación de mujeres que van buscando nuevos horizontes. “Camina, ya no corre”, “Comienza a mirar, a ver hacia los lados. Vislumbra atajos, senderos, puentes”. Como se sabe dueña de su deseo “descubre nuevas redes; redes que no atan, no amordazan; hilos que apoyan, unen, sostienen; mujeres que tejen… tejen redes salvavidas; urdimbres que se extienden sobre el vacío, que animan a caminar aun sobre la cuerda floja de un futuro incierto”. Y, claro que el futuro no tiene certezas… más aún en tiempos de pandemia. Y, vale resaltar el final. “Advierte que puede intentar el vuelo. Siente alas en sus esperanzas y mariposas en sus sueños… Entonces teje…teje una nueva conciencia con hebras de un deseo recién estrenado”.

En estos tiempos de tantos desconciertos, nadie anda regalando por ahí recuerdos, ilusiones y utopías, pero en soñar un futuro mejor nadie gana a las mujeres y disidencias.

Gracias Nadia por tanta belleza!!!

*) Mabel Busaniche es una prestigiosa educadora popular, magíster en estudios de género y activista feminista de la provincia de Santa Fe, Argentina.

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