Il grande impegno della Filef di Reggio Emilia al tempo del Covid

di Stefano Morselli

Un anno vissuto (molto) faticosamente, ma non per questo privo di risultati. Al contrario, nemmeno l’emergenza Covid ha fermato le attività didattiche e culturali di Filef Reggio Emilia a sostegno degli immigrati di origine straniera. In particolare, da ottobre dello scorso anno fino a giugno, sono proseguiti i corsi di lingua italiana, suddivisi in quattro livelli (il primo è l’analfabetismo completo) e frequentati da persone di ogni età (tranne minorenni) e provenienza, in maggioranza donne. I corsi si sono svolti, a seconda della evoluzione della pandemia, inizialmente in presenza, poi con la didattica a distanza, a dicembre di nuovo in presenza per un breve periodo, da gennaio in avanti ancora con la didattica a distanza, su whatsapp o sulla piattaforma Zoom.

Non era affatto scontato che questa alternanza riuscisse a mantenere saldi i contatti con “gli allievi” alcuni dei quali in difficoltà già per la disponibilità, oppure nell’uso, degli strumenti tecnologici indispensabili per la Dad. Infatti, tra i 65 iscritti iniziali provenienti da una quindicina di Paesi – già in partenza assai meno di quelli accolti in passato, a causa delle misure di sicurezza e di distanziamento necessari per la fase di incontri in presenza – qualcuno si è perso per strada. Ma la gran parte (50) ha regolarmente frequentato e concluso i corsi. Da segnalare la particolare tenacia degli iscritti al livello analfabeti, nessuno dei quali si è ritirato. Così come, dopo avere avuto a loro volta una breve formazione per la Dad, hanno tenuto duro gli insegnanti: otto volontari (sei donne e due uomini) più tre giovani tirocinanti che hanno contribuito nel quadro dei propri percorsi universitari.

Oltre ai corsi di italiano, dieci volontari supportati da una educatrice hanno tenuto vivo – da gennaio alla fine di giugno, due pomeriggi ogni settimana e sempre in presenza – il dopo scuola “Fuoriclasse” per 16 bambini della primaria Don Milani. E ancora, in sinergia con Ceis (Centro italiano di solidarietà) e Accqua (Accademia di quartiere), la Filef sta gestendo in Dad il progetto “Mamme a scuola”. Vi partecipano, grazie all’impegno di 15 volontari, 35 donne e altrettanti bambini da zero a tre anni. Gli incontri si svolgono su whatsapp, con il supporto di appositi video-tutorial (reperibili anche sul canale You Tube di Filef Reggio Emilia). Anche le donne che sono coinvolte in questo progetto hanno età, provenienza e livello di istruzione diversi, ma nessuna ha abbandonato il progetto.

Infine, in collaborazione con la Fondazione Mondinsieme, la Filef ha gestito una attività digitale denominata “Connessione è sapere” e rivolta a cinque donne, ciascuna delle quali ha seguito, in questo caso in presenza, venti ore di insegnamento dell’uso di PC e smartphone, nonché delle modalità di iscrizione e di accesso a servizi come Spid, Fascicolo Sanitario Elettronico, piattaforme scolastiche.

Per quanto riguarda il prossimo futuro, già altro bolle in pentola. Dal 31 agosto al 4 settembre, in collaborazione con Csv (Centro servizio volontariato) Emilia, sono in programma incontri di sensibilizzazione al volontariato, rivolti a studenti delle scuole superiori, in età tra i 16 e i 19 anni (info: Il campo del doposcuola della Filef – CSV Emilia).

Fuori dal capoluogo, anche l’esperienza del Centro “Donne del Mondo” – progetto ormai consolidata a Correggio, in collaborazione con l’Unione Comuni Pianura Reggiana, e finalizzato alla socialità tra donne originarie di vari Paesi – ha trovato modo di proseguire nonostante le restrizioni legate alla pandemia. Durante il periodo di chiusura della sede, e in attesa del ritorno alla normalità, le donne sono rimaste in contatto attraverso whattsapp, evitando così che andasse disperso il patrimonio di relazioni costruite nel e con il Centro. A conferma dell’importanza che questa esperienza ha per le donne che vi partecipano.

 

FONTE: La Gazzetta di Reggio