Congresso Filef: Il senatore Alessandro Carri ricorda Dante Bigliardi a cento anni dalla nascita

“Grazie Laura Salsi e tanti complimenti per l’organizzazione e lo svolgimento di questo importante Congresso nazionale della FILEF. A me un compito dolente. Quello di ricordare qui Dante Bigliardi: un compagno di vita.

Dante, vedete, mi voleva bene, molto bene!! Eravamo compagni di partito naturalmente e già questo lo giustificava ed era nella norma che fosse così. Ma lui ci teneva che io fossi a lui vicino e, per certi aspetti, più eccellente degli altri, tanto da mettermi spesso in soggezione e in imbarazzo. Così, immagino possiate capire quanto sia stato imbarazzato quando Armando Addona mi ha telefonato per chiedermi di ricordarlo in occasione di questo congresso – nel centenario della sua nascita. Imbarazzo ed emozione, tanta emozione, qual è quella che appunto provo in questo momento.

Di Dante Bigliardi immagino sappiate già tutto. A tutti sarà capitato di leggere quanto di lui ha scritto, con accenti di devozione e vera commozione, il nostro Stefano Morselli, suo biografo d’eccellenza. Quindi cosa dire di Dante che non sappiate se non andare ai ricordi personali che hanno fatto della sua vita un esempio, ancora oggi stimolante per il nostro modo di agire e di pensare?!
Le sue caratteristiche fondamentali erano come sapete – di grande umiltà di pensiero e di azione e anche con il timore di avvicinarsi alle cose fondamentali della vita. Ma con l’umiltà, possedeva la forza innata del coraggio. Umiltà quindi di pensiero, umano e politico, e coraggio per affrontare risolutamente le cose importanti in cui credeva.

Così avvenne, sempre negli anni giovanili, nel suo lavoro in campagna, a Poviglio, come contadino, poi come partigiano nella ex Jugoslavia e, soprattutto, nella scelta di campo che ebbe a fare con il PCI al suo ritorno in Italia, nonché poi con la militanza attiva in questo partito.

Il tutto con alle spalle l’esperienza originale della realtà siciliana, a fianco del leggendario Li Causi e i coetanei Emanuele Macaluso e Pio La Torre, con i quali stabilì un’amicizia che perdurò tutta la sua vita. Durante la sua permanenza in Sicilia, per dieci anni, fu segretario regionale della FGCI (dei giovani comunisti) e fu organizzatore di tante lotte fra le quali quelle leggendarie della occupazione delle terre incolte, mettendosi in colonna quando era ancora buio con i braccianti e i loro cavalli e muli, spesso inseguiti e a volte attaccati dalla polizia.

Lo accompagnò sempre la sua giovane sposa Lina, con la stessa dedizione, impegno ed entusiasmo, coadiuvandolo non poco nella sua attività, riscrivendo a volte tanti dei suoi articoli, appelli e discorsi. Era maestra e lui diceva con affetto che sapeva scrivere meglio di lui.
Quella esperienza gli rimase impressa come un marchio, così come la tragica emigrazione al nord di tanti giovani e ragazze.
Così, rientrato a Reggio Emilia, fu subito ad essi che si dedicò, considerandosi, come loro, un emigrato e dando luogo a quelle prime forme di organizzazione dalle quali prese le mosse la FILEF.

Dante Bigliardi era uno che gli immigrati se li portava a casa, li curava, insieme alla moglie, li rifocillava, dava loro l’essenziale, cercandogli un lavoro, una occupazione qualsiasi e così seppe fare della FILEF l’organizzazione umana capace di essere convincente, partendo dai loro problemi angosciosi ai quali rendere partecipe la realtà reggiana.

La FILEF accompagnò poi gli immigrati verso la Germania quando, anche qui, (a Reggio Emilia) divenne impossibile aiutarli, con la mobilitazione delle Reggiane.

Allora la spola tra Reggio Emilia e le città di quel Paese divennero abituali, accompagnate anche da tanti collaboratori e da quelli de ‘Il canzoniere’ di Carpi.

E quante volte mi ha coinvolto! Non sapevo resistere al suo appello e accompagnarlo, divenne quasi una abitudine. Da Monaco a Stoccarda e su in tante altre città fino a Berlino. Città di immigrazione, nelle quali ci accampavamo negli ostelli insieme a molti di loro, cercando di comunicare, di conoscere i problemi e di agire per farli rispettare.

È uscito recentemente un bel libro di Giovanni Frjo (già segretario del PCI a Stoccarda), che molti di voi avranno letto, che racconta dell’emigrazione in Germania in tutta la sua drammaticità, soffermandosi però ampiamente anche sull’affermazione dei diritti comuni e della dignità dei lavoratori immigrati, nonché di gestione della cosa pubblica. Sotto questo profilo la FILEF seppe del resto affermarsi anche come organizzazione internazionale, della quale andare fieri.

A Dante Bigliardi, come ho già detto, non si poteva rispondere di no e con lui sono cresciute generazioni che ne ricordano le imprese e le gesta, l’affermazione dei diritti umani, la dignità e l’orgoglio di essere protagonisti del proprio futuro.
Per lui c’era sempre però un punto privilegiato di partenza e d’arrivo che era quello di Reggio Emilia. Reggio come capitale dell’affermazione e della valorizzazione del lavoro degli immigrati.

Lo fece organizzando qui non tanto e solo le loro presenze, ma partecipando a grandi imprese politiche. Mi piace ricordare quella del Festival nazionale de l’Unità con Berlinguer nel 1983. Allora, organizzò nel Festival la “cittadella degli immigrati”, dando loro appuntamento da tutta Italia e dall’Europa. Fu un grande e memorabile “appuntamento” che tanti certamente ancora ricordano.

Si può quindi dire, a cent’anni dalla sua nascita, che ha del prodigioso quello che seppe fare, chiedendo quasi sempre scusa agli altri, agendo in punta di piedi, per paura di disturbare troppo, ma ben fermo nei suoi propositi.

Oggi lo abbiamo sentito dire qui i problemi dell’emigrazione sono di altra natura e altri gli aspetti delle loro soluzioni.

C’è da affrontare l’immigrazione dall’Africa e dagli altri continenti. La più complessa e difficile.

C’è tra l’altro il problema del loro inserimento nella nostra realtà. Un inserimento sempre più indispensabile per la nostra vita economica e sociale, per il ripopolamento del nostro Paese. E al riguardo non si dimentichi che secondo le più recenti statistiche in Italia, la popolazione italiana potrebbe ridursi in alcuni decenni di ben 10 milioni di unità. Solo con il loro apporto si può evitare questo tracollo. La FILEF certo ne ha consapevolezza e sa quanto sia necessario essere di ausilio agli immigrati e alle immigrate, come del resto già lo pensava Dante, sostenendoli appunto come dovere prioritario e per il nostro stesso avvenire.

Quello dell’immigrazione è diventato e diventerà infatti sempre più un problema essenziale della società, che non mancherà di essere anche oggetto di scontri aspri che bisogna cercare di affrontare e risolvere nel migliore dei modi.

In ogni caso, il compito fondamentale della FILEF è di farlo con grande impegno, così come seppe fare Dante, nella consapevolezza che la Federazione diventerà sempre più essenziale e tale da non poter fare a meno di coinvolgere lo Stato e il Parlamento, nonché l’articolazione amministrativa dei Comuni, delle Province e delle Regioni.

Si tratta ovviamente di agire con intelligenza e con determinazione, sia pure con l’umiltà e quello spirito di servizio che era proprio di Dante, come ho ripetutamente detto, affermando la propria azione politica, coinvolgendo le forze sindacali e imprenditoriali della società, secondo gli interessi nazionali e il concetto di una unità d’intenti, che sia anche di pace e di prosperità in un mondo dilaniato dalle guerre, allinsegna della globalizzazione.

A centanni dalla Sua nascita così si può dire con la moglie Lina e il figlio Luca – : Dante è tra noi e con noi!

Senatore Alessandro Carri