Elezioni europee in Germania.

L’affluenza alle urne è stata notevole, il 65% dei poco più di 65milioni di elettori (corpo elettorale cresciuto del 2,5% in quanto composto anche di 1,5 milioni di elettori tra i 16 e i 18 anni), nettamente superiore alla media europea e in crescita anche rispetto al 2019 quando si era registrata una partecipazione del 61,4%.

Dalla consultazione elettorale emergono nettamente tre “vincitori”, una pesante “conferma” e una serie di “sconfitti”. Gli sconfitti sono le forze della coalizione governativa, chiamata “Semaforo”, che arretra complessivamente, soprattutto per la caduta in picchiata dei verdi, dell’8% rispetto alla precedente consultazione elettorale europea.

Ovviamente i leaders della CDU/CSU, confermati condi quasi un terzo dei consensi elettorali, tanti quanto ne mette insieme l’alleanza dei partiti di governo, hanno avuto buon gioco a chiedere in pratica nuove elezioni, come in Francia, dove Macron lo ha annunciato ai francesi immediatamente dopo la batosta elettorale incassata.

Tra i vincitori, due relative “sorprese” e una vittoria direi “annunciata”. Oltre alla affermazione della piccola formazione extraparlamentare VOLT, progressista ed europeista, che è arrivata al 2,7%, si è confermata una “attesa” con il 6% del partito della Wagenknecht, autonomizzatasi da oltre un anno dai Die Linke, portandosi dietro una dote di voti che ha penalizzato il suo ex partito, ridotto a meno del 3%.

Il vincitore più ingombrante resta il partito dell’AfD, che diventa il secondo partito con un aumento del 5% che lo porta a rappresentare il 16% dell’elettorato tedesco, con una forte presenza nelle regioni orientali. Se si pensa che stime non superficiali valutano che i giovani al di sotto dei trenta anni abbiano votato soprattutto i piccoli partiti (che alle politiche non supererebbero lo sbarramento) nella misura di quasi il 30% e che per oltre il 17% abbiano votato AfD, mentre solo il 19% vota per verdi ed SPD, la faccenda assume connotati piuttosto preoccupanti.

La distribuzione del voto a livello regionale, quando i dati saranno definitivi, permetterà analisi approfondite sulla complessità delle ragioni del voto, in particolare sull’influenza relativa delle scelte europee e di quelle nazionali nelle scelte degli elettori. Se il tema della Pace ha una influenza almeno pari a quella della sicurezza sociale, si spiega perchè sono stati penalizzati i partiti più guerrafondai, che li hanno messi in contraddizione.

Certamente, ma vorrei sbagliarmi, hanno avuto pochissima influenza la politica maccartista con la quale è stata gestita la “ragion di Stato” Israeliana, sulla quale il popolo tedesco fonda mirabilmente in una unità ottusamente conformista razzismo, neocolonialismo europeo, atlantismo fino alla disumanità. SPD e Verdi hanno pagato certo il prezzo del silenzio sullo Stream 2 e dell’elmetto in testa, ma non sono stati penalizzati per aver chiamato “effetti collaterali della lotta al terrorismo” l’uso della fame e della sete nella striscia di Gaza. ù

Il tema di una politica migratoria più rigida ha nettamente favorito il BSW e l’AfD, soprattutto nel terreno di coltura delle regioni della ex DDR, che hanno dovuto subire le politiche economiche e sociali fallimentari dell’annessione dell’89. I due partiti usciti vincenti dalla competizione elettorale sono stati probabilmente aiutati anche da errori “tattici” dei loro avversari. Per mesi si è assistito ad un attacco concentrico di forze politiche, sociali, sindacali, media sia su AfD che su BSW, utilizzando tutti i mezzi possibili e immaginabili.

Ad esempio, cittadini di indiscutibile fede democratica hanno partecipato per mesi ad oceaniche manifestazioni contro l’AfD, forse senza notare il paradosso che alla loro testa c’erano forze di governo che combattevano contro una forza parlamentare di minoranza che non aveva mai governato (tattica che non avevo mai visto). L’AfD è stata messa per un anno al centro della scena politica giocando tutto sulla paura, peraltro giustificatissima, di un suo rafforzamento, invece che fare politiche di governo propositive e convincenti.

Difficile dire quanto abbiano pesato la crisi economica, ma l’abbandono della Ost Politik, che ha messo in crisi interi settori e peggiorato le condizioni materiali di vita di diversi strati della popolazione, aumentando le diseguaglianze, a favore di un riarmo a tappe forzate che travolge tutte le buone intenzioni sul clima, credo abbiamo avuto un impatto nella obsolescenza rapida della coalizione semaforo, facendo diventare le elezioni europee quasi un voto di fiducia sul Bundestag.

Con i suoi 96 seggi, la Germania contribuirà a spostare a destra l’equilibrio complessivo del parlamento europeo, e si può cominciare a speculare con preoccupazione, se non con paura, sul fatto che viene proprio dai paesi fondatori della UE, a parte Belgio e Spagna, un significativo contributo allo spostamento del baricentro politico del Parlamento, aiutati da Polonia, Cechia, Austria, etc. trasformandosi da “vestali” dell’Europa di Ventotene a una coalizione di nazionalismi, razzismi, militarismi difficilmente governabili.

Parleranno i numeri ma le maggioranze saranno di difficile composizione nel Parlamento europeo: – il modello italiano (Ppe, ECR e ID) è difficile da praticare perchè potrebbe non superare la soglia dei 316 deputati, ma anche per ragioni politiche, ovvero per i conflitti tra Meloni e Le Pen, oltre che con Orban e i polacchi del Pis; – il modello svedese (PPE, Destra, Renew) non pare possa averte migliore fortuna – il modello tedesco del semaforo è sotto i 300 deputati e anche con l’aiuto di Left non ce la farebbe – extra EPP nulla salus, non si governa, e forse ci tocca la Grosse Koalition ma con due sconfitti (S&D e Renew) che hanno sempre detto “mai con i conservatori” e “mai con i socialisti”, sarà dura comporre qualche tavolo.

Avremo tempo per approfondire quando l’esito sarà più consolidato e il quadro generale definito.

Franco Di Giangirolamo – 10 giugno 2024.