Il prossimo 28 settembre l’elettorato elvetico è chiamato alle urne per esprimersi su due oggetti.
Il primo riguarda la Legge federale sull’identità elettronica (e-ID). Dopo il rifiuto nel 2021 di un progetto in cui il settore privato rivestiva un’importanza fondamentale, il Consiglio federale ha proposto una nuova versione. Questa volta la gestione dell’e-ID è interamente in mani pubbliche. La legge è sostenuta da tutti i principali partiti, sia di destra che di sinistra. Ma non mancano le voci critiche e così un comitato composto in particolare da membri del Partito Pirata, dei Giovani UDC, dell’UDF e da ambienti contrari alle misure anti-Covid ha lanciato un referendum. Il fronte del no denuncia un rischio per la protezione dei dati personali.
Il secondo oggetto riguarda l’introduzione di un’imposta sulle residenze secondarie. Lo scorso dicembre, il Parlamento ha votato la soppressione del valore locativo per le abitazioni principali e secondarie. Per compensare le perdite fiscali nei cantoni turistici, le Camere federali hanno introdotto questa imposta speciale, applicata esclusivamente alle residenze secondarie.
I due oggetti nel dettaglio
- In Svizzera, il destino dell’e-ID si decide di nuovo alle urne
In Svizzera, capita che l’elettorato sia chiamato alle urne più volte sullo stesso tema. Sarà di nuovo il caso con la votazione sull’e-ID.
Nel 2021, il popolo svizzero ha respinto una prima proposta di legge sull’identità elettronica (e-ID), ritenendo eccessivo il coinvolgimento di operatori privati. Il 28 settembre, una nuova versione del testo, questa volta interamente gestita dallo Stato, sarà sottoposta al voto popolare.
Cosa prevede la legge?
La Legge federale sull’identità elettronica prevede la creazione di un mezzo di identificazione digitale ufficiale, statale e gratuito. Oggi, per dimostrare la propria identità, gli svizzeri e le svizzere all’estero o in patria devono ancora utilizzare una carta d’identità o un passaporto. L’e-ID permetterà loro di farlo online, senza bisogno di un documento fisico.
L’identità elettronica resterà facoltativa. Le autorità o gli enti che svolgono compiti pubblici dovranno accettare questo documento. Tuttavia, sarà sempre possibile utilizzare un mezzo di identificazione analogico.
La legislazione dettaglia anche le misure adottate per proteggere la sfera privata dell’utenza. Quando un’autorità o un’azienda verificherà un’e-ID, non sarà autorizzata a consultare o registrare altri dati oltre a quelli necessari. Ad esempio, una persona che desidera dimostrare di essere maggiorenne per acquistare alcolici non trasmetterà la sua data di nascita, ma solo la conferma che ha più di 18 anni.
Eventuali abusi potranno essere segnalati all’Ufficio federale di giustizia, incaricato di effettuare i controlli necessari.
Come funzionerà l’identità elettronica?
Chi desidera ottenere un’e-ID dovrà scaricare un’applicazione, chiamata anche portafoglio digitale, sul proprio telefono. Questa permetterà di conservare i documenti in formato digitale.
La persona potrà poi richiedere la propria e-ID online presso l’Ufficio federale di polizia, scansionando il proprio documento d’identità. Una verifica tramite video permetterà di confermare l’identità prima che l’e-ID venga rilasciata. Sarà anche possibile fare la richiesta di persona, in un centro cantonale di registrazione o, per chi vive all’estero, presso la rappresentanza consolare.
Se il popolo si esprimerà a favore dell’e-ID, questa sarà introdotta al più presto nel terzo trimestre del 2026.
Quali sono le differenze rispetto alla precedente legge?
Nella prima versione della legge, l’e-ID doveva essere emessa da un’azienda privata per conto dello Stato. Questo modello aveva suscitato forti critiche. Le autorità hanno ritenuto che questo punto avesse contribuito al rifiuto popolare e hanno rivisto il progetto.
La futura e-ID sarà emessa esclusivamente dalla Confederazione. I dati saranno inoltre registrati in modo decentralizzato. Ciò significa che le informazioni personali non saranno conservate in una banca dati centrale dello Stato, ma direttamente sullo smartphone dell’utente. Ognuno manterrà così il controllo delle proprie informazioni personali, rafforzando la sicurezza e la protezione della sfera privata.
Perché il popolo deve votare?
Le due Camere del Parlamento hanno adottato la legge sull’e-ID a larga maggioranza. Tuttavia, il comitato «No alla legge sull’e-ID» ha depositato 55’683 firme valide contro il progetto, sufficienti per la riuscita del referendum. Le autorità hanno quindi dovuto organizzare una votazione popolare.
Quali sono gli argomenti a favore dell’e-ID?
Secondo le autorità, l’introduzione dell’e-ID permetterà di risparmiare tempo e denaro. Nel suo messaggio, il Consiglio federale la descrive come un mezzo per «dimostrare la propria identità in modo semplice, sicuro e rapido». Molte pratiche amministrative potranno essere svolte online, come l’apertura di un conto bancario o la sottoscrizione di un abbonamento telefonico.
L’e-ID dovrebbe inoltre favorire chi vive all’estero, che potrà accedere più facilmente ai servizi dell’amministrazione federale. L’Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSE) ritiene che l’e-ID contribuirà a facilitare l’esercizio dei diritti politici della Quinta Svizzera, aprendo la strada all’introduzione del voto elettronico.
La Confederazione sottolinea anche che l’e-ID permetterà di identificare in modo affidabile le parti coinvolte nelle transazioni elettroniche. Ritiene che ciò rafforzerà la sicurezza su Internet e ridurrà i rischi di abusi.
Infine, il progetto rappresenta un elemento chiave della trasformazione digitale del Paese, secondo il Governo. L’infrastruttura dell’e-ID sarà messa a disposizione delle autorità cantonali e comunali, nonché degli attori del settore privato. Potrà anche essere utilizzata per conservare vari documenti, come attestati di domicilio, estratti di registri, diplomi, biglietti per eventi o tessere associative.
Quali sono gli argomenti contro l’e-ID?
Pur riconoscendo il potenziale della trasformazione digitale, coloro che si oppongono alla legge ritengono che essa ripeta gli errori della versione respinta nel 2021.
Il principale rimprovero mosso dal comitato referendario è di compromettere la privacy dei cittadini e delle cittadine. La tecnologia scelta è ritenuta non ancora abbastanza matura né sufficientemente sicura. Secondo chi si oppone, non protegge abbastanza contro il crescente numero di attacchi informatici.
Inoltre, sebbene la legge vieti la raccolta di dati superflui, le voci critiche considerano che i rischi di tracciamento e abusi restino reali. Temono, ad esempio, che l’e-ID permetta alle aziende di raccogliere, collegare e analizzare i dati per creare profili comportamentali delle persone, che potrebbero poi essere utilizzati a fini pubblicitari.
Il timore è che l’introduzione di un’identità digitale apra la strada a un sistema di sorveglianza generalizzata, con un conseguente rischio per l’ordine democratico e liberale.
Infine, il Comitato referendario paventa che l’istituzione di un’e-ID porti a un obbligo indiretto: alcuni servizi potrebbero diventare più difficili da accedere senza questa identità elettronica, creando una forma di discriminazione digitale.
Chi è a favore e chi è contro?
Tutti i partiti di Governo sono a favore della legge sull’e-ID. Un’alleanza insolita di sei partiti politici (UDC, PLR, Centro, PVL, PS e Verdi) si è formata per sostenere il progetto.
Il comitato referendario è composto da membri del Partito Pirata, dei Giovani UDC, dell’UDF e di movimenti contrari alle misure Covid, come «Gli Amici della Costituzione» e «Aufrecht Schweiz».
- La Svizzera abolirà il valore locativo?
Chi possiede una casa di proprietà deve pagare le tasse su un reddito «fittizio», ossia quello che percepirebbe se affittasse l’abitazione in cui vive. Questo meccanismo, noto come valore locativo, è da tempo oggetto di accese discussioni per la sua complessità e per le opportunità di evasione fiscale. Il Parlamento ha ora intenzione di abolirlo. Il 28 settembre si voterà su questa proposta. Ecco cosa prevede la riforma.
Come si è arrivati alla votazione sul valore locativo?
Il 28 settembre 2025 la Svizzera sarà chiamata a votare sull’abolizione del valore locativo. Ma l’oggetto in votazione non ha questo nome: si intitola «Decreto federale concernente l’imposta cantonale sulle abitazioni secondarie».
Quella che potrebbe sembrare una formulazione poco chiara è giustificata dal lungo e tortuoso iter parlamentare. Infatti, l’abolizione del valore locativo è possibile solo se viene approvata questa nuova imposta cantonale.
Il motivo va cercato nella resistenza dei Cantoni alpini. Negli ultimi anni si sono opposti all’abolizione del sistema attuale: incassare un’imposta sul valore locativo delle seconde case è una fonte importante di entrate fiscali. Senza questa imposta temono un buco nelle loro casse cantonali.
Per convincere i Cantoni di montagna a sostenere questa riforma, il Parlamento ha elaborato un compromesso: autorizzare i Cantoni a tassare le abitazioni secondarie in un’altra forma. Ma per farlo è necessaria una modifica della Costituzione federale e quindi una votazione popolare.
Ecco perché la nuova tassa sugli appartamenti e sulle case di vacanza è diventata anche un referendum sull’abolizione del valore locativo deciso dal Parlamento. Se popolo e Cantoni respingeranno questa proposta, il sistema non subirà alcun cambiamento. Se invece entrambi diranno sì, entrerà in vigore il nuovo modello di imposizione fiscale della proprietà abitativa.
Che cos’è il valore locativo?
Il valore locativo costituisce la base per un’imposta che le persone proprietarie di immobili devono pagare per le abitazioni che occupano. L’idea che lo sostiene è garantire un equilibrio tra chi vive in affitto e chi possiede un appartamento o una casa.
Poiché le persone proprietarie non pagano l’affitto, godono di un vantaggio economico rispetto alle inquiline e agli inquilini. Il valore locativo serve a compensare questa disparità. Per controbilanciare questo vantaggio fiscale, i Cantoni stabiliscono per i proprietari e le proprietarie di abitazioni un affitto annuale presunto, che viene aggiunto al loro reddito imponibile. Il valore locativo è quindi un «reddito fittizio», che viene tassato e può incidere in modo significativo sulle imposte da pagare.
Con l’abolizione di questo modello saranno soppresse anche le detrazioni per le spese di manutenzione e gli interessi ipotecari. È il compromesso a cui è giunto il Parlamento con questa proposta di legge.
La riforma proposta prevede anche una misura di attenuazione per chi compera per la prima volta un’abitazione, poiché il debito ipotecario è massimo subito dopo l’acquisto. Gli interessi per l’ipoteca contratta potranno essere dedotti per dieci anni, ma in misura decrescente.
Particolarmente colpiti dall’attuale sistema sono le persone pensionate, che sono spesso intrappolate in una situazione paradossale. La tassazione sul valore locativo ha un impatto importante sulle uscite di chi si trova a vivere con una pensione modesta.
Inoltre, la regola attuale incentiva il mantenimento di un debito ipotecario elevato. Ma dopo il pensionamento, queste ipoteche diventano un problema: vincolate da regole severe, le banche possono rinnovare i mutui solo se risultano sostenibili in rapporto al reddito o alla rendita.
Così succede che l’abitazione di proprietà, per molte persone anziane in Svizzera, si trasforma in un peso in età avanzata. Secondo le stime della Confederazione, i pensionati sarebbero i principali beneficiari dell’abolizione del valore locativo.
Il cambiamento del sistema è sostenuto soprattutto dai partiti borghesi: Unione democratica di centro (UDC), Alleanza del Centro e Partito liberale radicale (PLR).
Cosa dicono le persone contrarie alla riforma?
Tra chi sostiene il sistema attuale ci sono soprattutto il Partito socialista (PS), i Verdi e l’Associazione svizzera degli inquilini. Dal canto loro, i locatari temono la fine di un equilibrio che finora ha funzionato molto bene, mentre il PS, che pur nel 2017 si era fatto promotore per l’abolizione del valore locativo, mette in guardia in particolare contro il rischio di un calo delle entrate fiscali.
Il valore locativo viene stabilito in modo diverso da Cantone a Cantone. In linea generale, deve corrispondere ad almeno il 60% dell’importo che le persone proprietarie otterrebbero se affittassero il proprio immobile.
Perché è criticato il valore locativo?
Il valore locativo è particolarmente impopolare tra le persone proprietarie di casa o appartamenti. Molte non ne comprendono il senso. La politica ha più volte tentato di abolire questo meccanismo fiscale: l’ultimo tentativo è fallito alle urne nel 2012 con un 53% di voti contrari.
Nel contesto attuale di tassi d’interesse molto bassi, il valore locativo grava ancora di più sulle persone proprietarie: il valore fiscalmente imponibile resta invariato, mentre gli interessi ipotecari – che possono essere dedotti – si riducono. Un’analisi recente della Confederazione stima che, con l’attuale livello dei tassi, circa l’80% delle proprietarie e dei proprietari trarrebbe vantaggio dalla riforma.
Va detto, tuttavia, che il sistema del valore locativo offre anche incentivi: oltre agli interessi ipotecari, le persone proprietarie possono dedurre dalle imposte anche le spese di ristrutturazione e manutenzione. Due possibilità che molti utilizzano per pagare meno tasse.
Secondo le voci critiche dell’attuale sistema, il valore locativo incoraggia un comportamento distorto e malsano: premia infatti chi contrae e mantiene ipoteche elevate. È anche per questo che, in un confronto internazionale, le famiglie svizzere risultano fortemente indebitate.
La perdita di entrate fiscali dovuta alla riforma, avvertono le persone contrarie, colpirebbe la Svizzera proprio in un momento delicato in cui il Governo federale intende varare un ampio pacchetto di tagli e misure di risparmio.
L’impatto dell’abolizione sull’erario dipenderà in larga misura dall’andamento futuro dei tassi ipotecari: più alti saranno, meno peserà il cambiamento sui bilanci di Confederazione e Cantoni.
Nella sua campagna, il PS sostiene che lo sgravio per i «ricchi proprietari immobiliari» costerebbe ogni anno alla Svizzera circa due miliardi di franchi. Tale stima si basa su un tasso ipotecario compreso tra l’1% e l’1,5%.
Secondo le stime dell’Amministrazione federale delle contribuzioni, il passaggio a un nuovo sistema comporterebbe perdite fiscali per Confederazione e Cantoni se i tassi di interesse restassero sotto il 3%. Invece, con tassi superiori al 3%, lo Stato beneficerebbe della riforma. Negli anni 2022 e 2023, le ipoteche a tasso fisso su dieci anni in Svizzera hanno superato questa soglia.
Anche i Cantoni guardano con preoccupazione al cambiamento. È vero che, soprattutto quelli di montagna, avranno la possibilità di compensare le mancate entrate con una nuova imposta sulle seconde case. Ma non è affatto certo che tale misura possa essere pienamente attuata a livello cantonale.
Anche il settore bancario si oppone al cambiamento. Le banche traggono infatti grandi vantaggi dagli incentivi fiscali legati all’indebitamento ipotecario. Il sistema attuale è un vero e proprio volano per il loro business ipotecario.
Nel mondo economico, invece, le opinioni sono più frammentarie. Da un lato, l’attuale meccanismo incentiva gli investimenti nel mattone, da cui trae beneficio in particolare il settore dell’edilizia.
Dall’altro lato, l’Associazione svizzera dei proprietari fondiari sostiene che, una volta abolito il valore locativo, le persone proprietarie avrebbero maggiori risorse a disposizione per mantenere in buono stato il proprio immobile.
Cosa succede se il valore locativo viene abolito?
Anche se il titolo della riforma si riferisce «solo» a un’imposta sulle abitazioni secondarie, un sì all’oggetto in votazione comporterebbe l’abolizione definitiva del valore locativo su scala nazionale. Dopo una fase transitoria di circa due anni, il nuovo sistema entrerebbe in vigore.
Resta aperta la questione di come i Cantoni di montagna gestirebbero la possibilità di una tassa sulle seconde case. Infatti, spetterà a ciascun Cantone – ai rispettivi Governi e Parlamenti – decidere se applicarla e in che forma. In futuro è quindi probabile che in diversi Cantoni alpini si terranno votazioni popolari su questo nuovo tipo di imposta.
Come avrete notato, la questione non è solo complessa, ma anche fuorviante. Chi vuole abolire il valore locativo deve votare sì. Chi invece vuole mantenerlo, deve votare no.