BREXIT: Gran Bretagna è fuori dall'U.E.: cosa cambia e cosa fare entro l'anno

di Mariaelena Agostini (Londra-Italia)
“Dopo oltre tre anni dal referendum del 2016, il Brexit Day – giorno in cui il Regno Unito lascia ufficialmente l’Unione Europea – è arrivato. Esattamente stasera dallo scoccare delle 23 britanniche, mezzanotte per il resto dell’Europa, il Regno Unito tornerà a essere un paese terzo, dopo ben 47 anni passati da membro del blocco UE (qui per tutti i dettagli su come lo UK vivrà la giornata storica). L’uscita però non sarà un salto nel buio”. Così scrive Mariaelena Agostini su LondraItalia.com, quotidiano online diretto da Francesco Ragni.
“Dal 1° febbraio, domani, infatti partirà immediatamente un periodo di transizione di 11 mesi (valido fino al 31 dicembre 2020) nel quale nulla cambierà: non saranno richiesti visti né sarà obbligatorio il passaporto per chi viaggia da un paese europeo verso il Regno Unito, né controlli alla frontiera o tariffe commerciali. L’UK farà ancora parte del mercato unico e dell’unione doganale, e sarà chiamato a rispettare tutte le norme europee. Una sorta di limbo, insomma.
Stessa cosa per i diritti dei cittadini europei residenti in UK, che manterranno i diritti odierni nei rispettivi Paesi di accoglienza. Le cose cambieranno per gli ingressi successivi al periodo di transizione, con lo stop alla libertà di movimento nel 2021 e l’introduzione di nuove regole secondo un regime d’immigrazione che il governo britannico vuole introdurre sulla base del modello australiano che comprende cioè stessi diritti per europei ed extracomunitari, passaporto obbligatorio per entrare, selezione delle entrate per chi vuole restare a lavorare e visti per i turisti.
Per richiedere il “permesso di soggiorno” in UK – il cosiddetto settled status, o pre-settled status, se si è in UK da meno di cinque anni – c’è tempo fino a giugno 2021, oppure entro il 31 dicembre 2020, nel caso in cui i negoziati si concludano con un nulla di fatto.
Ma gli undici mesi di transizione saranno soprattutto cruciali per il Regno Unito, che userà questo periodo per negoziare i delicatissimi futuri rapporti politico-commerciali con l’UE. Come già anticipato dal negoziatore capo Michel Barnier, i colloqui entreranno nel vivo dal 3 marzo e includeranno, primo fra tutti, la negoziazione di un accordo commerciale tra UK e UE.
Il primo ministro Boris Johnson punta ad un trattato di libero scambio che preveda “zero dazi e zero quote” entro il periodo di scadenza.
Molto può ancora accadere. Il tempo è poco e i dettagli da definire sono molti e c’è chi dall’Ue spera che il periodo di transizione possa venire esteso, ipotesi già categoricamente esclusa dal premier Johnson”.
 
FONTE: aise

BREXIT E ASSISTENZA SANITARIA

Cosa cambia per l’assistenza sanitaria degli italiani in Gran Bretagna e i britannici in Italia dopo la Brexit? Per il momento nulla. Lo conferma il Ministero della Salute italiano che oggi, a poche ore dall’entrata in vigore dell’accordo di recesso – oggi a mezzanotte – spiega che durante il periodo di transizione, cioè da domani al 31 dicembre 2020 il diritto Ue in materia di libera circolazione e di coordinamento della sicurezza sociale continuerà ad applicarsi ai cittadini italiani nel Regno Unito e ai britannici in Italia.
Durante il periodo di transizione, il governo britannico e la Commissione europea dovranno negoziare le loro relazioni future in tanti campi, compreso quello della sicurezza sociale.
Assistenza sanitaria
In relazione al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale, aggiunge il Ministero, fino al 31 dicembre 2020 per l’accesso alle cure continuano ad essere applicate, agli assistiti britannici in Italia e agli assistiti italiani in UK, le attuali norme di sicurezza sociale fra Stati europei.
Allo stesso modo, fino al 31 dicembre 2020, la Direttiva 2011/24/UE in materia di assistenza sanitaria transfrontaliera continuerà ad essere applicata agli assistiti britannici in Italia e agli assistiti italiani in UK.
 
FONTE: aise

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