“Nemici riluttanti” – (Memoria australiana di nemici che diventano amici)

di Francesco Raco

In questo numero desidero “parlarvi” di una storia emblematica di come incomunicabilità, ignoranza e alienazione possano portare gli uomini ad odiarsi e uccidersi barbaramente senza motivo. Di come le masse vengono plagiate e ingannate tramite propaganda e bombardamento mediatico al fine di convincerli a fare guerre ingiustificate e di aggressione.

Come ben sappiamo durante l’ultimo conflitto mondiale l’Italia e l’Australia si trovarono su fronti opposti, l’uno contro l’altro, armati, nemici mortali.
In Italia la propaganda fascista aizzava il popolo contro “la perfida Albione” e dall’altra parte si mettevano in guardia i propri cittadini contro gli italiani rozzi, ignoranti e “mangia sapone”.
Italiani e Australiani si trovarono di fronte in moltissime occasioni, la più cruenta in occasione della battaglia di El Alamein dove venimmo sconfitti subendo altissime perdite di vite e migliaia furono i prigionieri. Circa 18.500 combattenti italiani furono portati in Australia tra il 1941 e il 1945 e rinchiusi in campi di concentramento assieme a tedeschi e giapponesi.

Verso la fine della guerra l’Australia si venne a trovare in grande difficoltà per la mancanza di mano d’opera valida dato che la “meglio
gioventù’” era in guerra e le grandi aziende agricole erano rimaste nelle mani di sole donne.
Si pensò quindi di chiedere ai prigionieri di aiutare le donne i vecchi e i bambini rimasti a portare avanti le immense tenute agricole. Giapponesi e tedeschi risposero picche. 14.000 italiani, il 76%, risposero di si. (immagino entusiasticamente).

Quasi tutti erano contadini, con un grande amore per la terra e la vita in fattoria sarebbe stata senz’altro meglio che al campo. Va anche detto che questa risposta affermativa di massa degli italiani dimostra inequivocabilmente che il popolo non si identificava molto con le ragioni demagogiche che avevano portato alla guerra. Nessun giapponese né tedesco accettò. E poi cosa successe?

I “perfidi” Australiani padroni e vincitori e i “mangia sapone” italiani dipendenti e sconfitti si conobbero. Lavoravano gomito a gomito, gli italiani erano molto esperti, creativi e pieni di iniziative e in più avevano un bellissimo rapporto con i bambini. Per darvi l’idea della profondità di questo rapporto di reciproca stima e rispetto, vi riporto la testimonianza di uno di loro che viveva in una di queste fattorie alle dipendenze di un anziano proprietario che aveva un figlio in guerra sul fronte italiano.
Un giorno altri operai riferirono al nostro connazionale che il figlio del padrone era stato ucciso in combattimento. Quella notte non riusci a dormire terrorizzato dalla certa reazione violenta del padrone. E infatti la mattina gli si presentò davanti ma invece di aggredirlo lo abbracciò piangendo dicendogli di non temere. “Tu per me sei come un figlio”.

Naturalmente anche molte signore e signorine australiane mostrarono di gradire la compagnia degli italiani e la prova è che finita la guerra a un gran numero di loro venne chiesto di restare in Australia con loro, offrendo le garanzie che la legge richiedeva e la maggioranza accettò.
Su questa meravigliosa storia esemplare di come la conoscenza e la comunicazione siano importanti contro la propaganda e l’ingordigia di esseri diabolici e disumani, sono stati realizzati documentari e servizi televisivi.
Uno dalla SBS, “Italian POWs helped grow Australia” e uno di Maria Chilcott, messo in onda dalla ABC nel 2005 a cui collaborammo anche mia moglie e io intitolato “Reluctant Enemies”.

In quella occasione conobbi uno di quei ragazzi italiani che si fecero benvolere e dopo la guerra decise di restare, Biagio Di Ferdinando. Allora nel 2005 aveva 88. Ancora pieno di entusiasmo, di energia e di voglia di vivere. Un vulcano.
Infatti trovò ancora il tempo per scrivere un bel libro autobiografico: “Odyssey” dove oltre all’esperienza in Australia scrive di come fosse sopravvissuto all’eccidio subito dagli italiani a Cefalonia ad opera dei tedeschi.

Dedico questo mio articolo a lui, deceduto esattamente un anno fa all’età di 103 anni e a sua moglie Maria.

Grazie per l’attenzione e alla prossima.

fRAncesCO

 

 

FONTE: (Allora! – Mercoledì 1 Dicembre 2021)