Nuovo Paese, mensile della Filef Australia, è on line. L’editoriale di Frank Barbaro: “Western front”

Il fronte occidentale

Molti mali globali, dalla carestia alle disfunzioni sistemiche del mercato, sono stati attribuiti all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Ma il mondo stava affrontando vari problemi economici, ambientali e sociali intrattabili molto prima della guerra.

Le cause di quei problemi, i cui epicentri si trovano nelle nazioni sviluppate, sono più di una mera interruzione delle catene di approvvigionamento.

Non c’è dubbio che l’Ucraina abbia di fronte un nemico formidabile ed è altrettanto vero che la Russia sia l’aggressore.

Quello che non è chiaro è l’atteggiamento dell’Occidente, prima e durante un conflitto che, più a lungo si protrarrà, maggiori saranno le possibilità che scivoli accidentalmente in un’impensabile guerra mondiale aperta.

Tra le perplessità generate da questa guerra c’è la mancanza di autorevoli appelli alla tregua se non alla pace, o all’intervento delle truppe di pace dell’ONU. Mancano alternative all’incessante richiesta di aiuti militari da parte del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e al loro continuo rifornimento da parte dell’Occidente, con gli USA in prima fila.

Sarebbe una resa se si evitassero ulteriori barbarie e spargimenti di sangue?

Devono essere sacrificati altri ucraini al fine di indebolire e punire la Russia o perchè si arrivi ad un cambio di regime in stile americano?

Le nazioni sviluppate guidate dagli Stati Uniti sono i maggiori responsabili della disuguaglianza globale e della distruzione ambientale e, paradossalmente, possono mediare soluzioni attraverso l’uso della loro considerevole ricchezza e delle risorse di cui dispongono.

La promozione della guerra da parte dell’Occidente fa sorgere qualche sospetto se si pensa agli schemi geopolitici e agli interessi nel distruggere e ricostruire in un momento di stagnazione economica globale.

Forse non è un caso che recentemente Zelensky e il capo di BlackRock, che gestisce un asset per un valore di circa otto trilioni di dollari, hanno accettato di lavorare su una roadmap di investimenti per la ricostruzione dell’economia ucraina.

 

 

 

Western front

Many global ills from famine to systemic market dysfunctions have been blamed on Russia’s Ukraine invasion.

However, the world was facing various intractable economic, environmental and social problems way before the war.

The causes of those problems, whose epicentres are in developed nations, are more than just a mere interruption to supply chains.

There is no doubt that Ukraine is up against a more formidable foe and there is equally no doubt that Russia is the aggressor.

What aren’t clear are Western intentions in the lead up and during the conflict, which the longer it continues the greater the chance it accidently slides into an unthinkable open world war.

Among the perplexities in this war is the lack of authoritative calls for a truce if not a peace, or trialling UNO peace keeping troops, as alternatives to the incessant request for military aid by Ukraine’s President Volodymyr Zelensky and their endless supply by the West, most of all the USA.

Would it be surrender if further barbarity and bloodshed were avoided?

Should more Ukrainians be sacrificed to weaken and punish Russia or be agents of US style regime change?

Developed nations led by the USA bear the greatest responsibility for global inequality and environmental destruction and, paradoxically, can mediate solutions through the use of their considerable wealth and resources.

The West’s fuelling of war instead of actively arguing for peace gives rise to suspicions about geo-political schemes and vested interests in seeing the benefits of rebuilding the destruction at a time of global economic stagnation.

A hint of that came recently when Zelensky and the head of BlackRock, which manages client assets worth about eight trillion dollars, agreed to work on an investment roadmap for the reconstruction of Ukraine’s economy.

 

 

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