NUOVO PAESE n.3/2023 è on line: “Il declino degli Stati Uniti come potenza egemonica globale”

Gli editoriali di Frank Barbaro e Gaetano Greco

Guardati dalle guerre che recano doni

di Frank Barbaro

L’Ucraina non ha mai avuto così tanti generosi amici occidentali, ma la maggior parte dei doni che ha ricevuto sono armi, affinché la distruzione continui.

Secondo l’Istituto tedesco di Kiel per l’economia mondiale, dall’inizio della guerra il Congresso degli Stati Uniti ha fornito più di 75 miliardi di dollari in assistenza all’Ucraina, di cui il 61% per armi e scopi militari. Gli aiuti umanitari ammontano solo al 5% di quel totale, mentre il restante 34% è stato destinato al sostegno economico.

Ogni anno gli Stati Uniti inviano miliardi di dollari in aiuti, molto più di qualsiasi altro paese, ai beneficiari di tutto il mondo, al fine di perseguire i propri interessi.

Tuttavia, dall’invasione della Russia nel febbraio 2022, l’Ucraina è diventata di gran lunga il principale beneficiario di aiuti esteri statunitensi seguita – secondo i dati del 2020 – da Israele, con 3,3 miliardi di dollari.

In effetti, l’aiuto degli Stati Uniti all’Ucraina è superiore al totale fornito da tutti gli altri paesi mondiali, e il suo aiuto militare di 46,6 miliardi di dollari oscura l’aiuto militare totale degli altri, che ammonta a circa 15 miliardi di dollari.

Mentre gli Stati Uniti guidano significativamente gli aiuti militari all’Ucraina, i loro 3,9 miliardi di dollari in aiuti umanitari sono considerevolmente inferiori rispetto agli oltre 7 miliardi totali degli altri paesi.

Cifre alla mano, non è quindi sbagliato sostenere che agli Stati Uniti interessa alimentare la guerra, mentre gli interessi umanitari passano in secondo piano.

Il coinvolgimento nel finanziamento di una guerra senza fine sta causando un’emergente preoccupazione all’interno del Congresso degli Stati Uniti, che in questi giorni mette in discussione la spesa. È preoccupata anche la comunità, che richiede più diplomazia e meno aiuti militari.

I ricordi del Vietnam, dell’Iraq e dell’Afghanistan stanno tornando alla ribalta insieme agli appelli per la pace che si fanno sempre più insistenti. Cortei e proteste in programma questo mese.

 

 

Beware of wars bearing gifts

by Frank Barbaro

Ukraine has never had so many Western friends and generous ones at that, except that most gifts are weapons for ongoing destruction.

According to the Germany’s Kiel Institute for the World Economy, since the war began the US Congress has given more than $75 billion in assistance to Ukraine with 61% of that being for weapons and military purposes.

In comparison, humanitarian aid amounted to 5% of that total with the remaining 34% given for economic support.

Every year, the US sends billions of dollars in aid— much more than any other country—to beneficiaries around the world in pursuit of its interests.

However, since Russia’s invasion in February 2022, Ukraine has become far and away the top recipient of US foreign aid and according to 2020 figures the next highest beneficiary of military aid was Israel with $3.3 billon.

In fact the US aid to Ukraine is greater than the total from all other countries and its military aid of $46.6 billion overshadows the total military aid of other countries which combined is about $15 billion.

While the US leads significantly in military aid to Ukraine its $3.9 billion of humanitarian aid trails considerably with respect to the more than $7 billion total of other countries.

It is not unfair to argue that on those figures US interests are in feeding the war and that humanitarian interests come a very poor second.

Concern about America being involved in funding a never-ending war is emerging within the US Congress, that is questioning expenditure, and in the community with calls for more diplomacy and less military aid.

Memories of Vietnam, Iraq and Afghanistan are coming to the fore with calls for peace becoming louder as protests are planned this month.

 

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Il declino degli Stati Uniti come potenza egemonica globale

 

di Gaetano Greco

Gli Stati Uniti sostengono la continuazione della guerra in Ucraina per installare basi NATO a ovest della Russia e la sua nuova aggressività da guerra fredda contro la Cina non sono una dimostrazione di potenza.

Al contrario, indicano un costante declino dell’egemonia globale degli Stati Uniti, che si basano sulla potenza militare per mantenere il loro status di superpotenza.

Significa anche una perdita di terreno nei confronti degli altri due principali pilastri del potere egemonico: forza economica e soft power della dominanza culturale.

La quota di ricchezza mondiale degli Stati Uniti è è scesa a circa il 25%, che è ancora grande, ma fortemente ridotta rispetto al 50% del secondo dopoguerra.

L’”eccezionalismo” americano e il suo soft power non sono più un faro per molti e non possono più mascherare la crescente divaricazione dei redditi, il declino dell’aspettativa di vita, il degrado dell’ambiente e il deterioramento del suo sistema politico.

Tutto ciò ha indebolito la narrazione morale che gli Stati Uniti un tempo rivendicavano a livello globale.

Se gli Stati Uniti continueranno questo bellicoso percorso di guerra fredda per mantenere la propria supremazia globale contro l’ascesa della Cina, allora un conflitto tra Stati Uniti e Cina, magari coinvolgendo Taiwan, potrebbe avere ripercussioni ancora più gravi di quello dell’ Ucraina. L’Australia in questo caso non solo si troverà nel fuoco incrociato all’interno della regione Asia-Pacifico, ma ne sarà anche un bersaglio.

The USA’s decline as a hegemonic global power

 

by Gaetano Greco

The USA’s decline as a hegemonic global power The United States’ support for the continuation of the Ukraine war to install NATO bases on Russia’s western door step and its new cold war aggressiveness against China are not a demonstration of power.

Instead they indicate a steady decline in US global hegemony that relies on military might to maintain its superpower status.

It also signifies a loss of ground on the other two main pillars of hegemonic power; economic strength and the soft power of cultural dominance.

The United States’ share of world wealth has declined to about 25%, which is still large but sharply reduced from about 50% after WWII. American ‘exceptionalism’ and its soft power are no longer a beacon for many and can no longer mask its growing income divide, its decline in life expectancy, a degraded environment and its broken political system.

This has weakened the guiding moral narrative the US once claimed globally.

If the US continues this bellicose cold war path to maintain its global primacy against China’s rise, then a US–China conflict, perhaps involving Taiwan, could have even more serious repercussions than the Ukraine war. Australia will not only be caught in the cross fire within the Asia Pacific Region, it has made itself a target.

 

 

 

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