“Pain covered in skin = Dolore coperto di pelle”: on line Nuovo Paese, mensile di Filef Australia

Pain covered in skin

by Frank Barbaro

In searching – inadequately – for a description of the immeasurable suffering Israel is wilfully, unjustifiably and criminally inflicting on Palestinians, pain covered in skin, came to mind.
It is from The Grapes of Wrath, the novel in which John Steinbeck with great humanity and perspicacity recounts the flight of poor migrants from America’s Dust Bowl region to California during the 1930s Depression.
The poor and dispossessed are well versed with suffering. It was great suffering that in the past saw communities celebrating deaths and mourning births because one signalled the end of suffering and the other the start of a life of suffering.
It is unimaginable and unexplainable that governments, particularly of the rich world, have not been moved to ostracize the Israeli government.

Their inaction has exposed as sham their vaunted, frequent and arrogant, claims of superior values and way of life.
Their strenuous bleatings about upholding freedoms, even as a pretext for intervening to change regimes, can only be believable to those subjected to anxiety, uncertainty, fear and ignorance.
Keeping their constituents safe is a mantra they exalt, sparing no legislative effort to make citizens behave – for their own safety.

The resulting and worrying trend is more police powers and erosion of freedoms and civil liberties with worrying authoritarian measures such as those sold to fight terrorism.

A current threat being fabricated is the growing vilification of legitimate dissent and protest as extremism.
However, keeping citizens safe does not extend to keeping them safe from economic vandalism and exploitation at the heart of wealth disparity and global cost of living pressures.

But these albeit rife pressures, that are unravelling Western prospects and aspirations, are not comparable to Palestinian pain covered in skin.

 

 

Dolore coperto di pelle

di Frank Barbaro

Nel tentativo – inadeguato – di trovare una descrizione della sofferenza immensa che Israele infligge volontariamente, ingiustificatamente e criminalmente ai palestinesi, mi è venuta in mente l’espressione dolore coperto di pelle.
È tratta da Furore (The Grapes of Wrath), il romanzo in cui John Steinbeck, con grande umanità e lucidità, racconta la fuga dei poveri migranti dalla regione del Dust Bowl in America verso la California durante la Grande Depressione degli anni ’30.

I poveri e i diseredati conoscono bene la sofferenza. Fu proprio la grande sofferenza a portare, in passato, alcune comunità a celebrare i morti e a piangere i neonati, perché la morte segnava la fine del dolore, mentre la nascita dava inizio a una vita di sofferenze.

È inimmaginabile e inspiegabile che i governi, in particolare quelli del mondo ricco, non stiano ostracizzando il governo israeliano.

La loro inazione ha rivelato la farsa delle loro continue, arroganti e ostentate dichiarazioni di superiorità morale e di civiltà.

Le loro accorate lamentele sul rispetto delle libertà, usate spesso come pretesto per interventi e cambi di regime, possono sembrare credibili solo a chi è sopraffatto da ansia, incertezza, paura e ignoranza.
La sicurezza dei cittadini è il mantra che esaltano, non risparmiando sforzi legislativi per farli “comportare bene” – per la loro stessa sicurezza.

Il risultato, sempre più preoccupante, è un’espansione dei poteri della polizia e un’erosione delle libertà civili, accompagnata da misure autoritarie giustificate dalla lotta al terrorismo.
Una minaccia oggi in fase di costruzione è la crescente demonizzazione del dissenso e della protesta legittima, bollati come estremismo.

Eppure, la sicurezza dei cittadini non contempla la protezione da vandalismi economici e sfruttamenti che sono alla radice delle disuguaglianze economiche e delle pressioni globali sul costo della vita.
Ma queste pressioni che stanno sgretolando le prospettive e le aspirazioni dell’Occidente, per quanto gravi e diffuse, non sono paragonabili al dolore palestinese coperto di pelle.

 

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