CILE, 11 SETTEMBRE 1973: COME SI SOFFOCA UNA SPERANZA

di Antonella Dolci (*)

Si ricorda oggi l’11 settembre, non solo quello dell’attentato alle due torri ma quello avvenuto in Cile, che stroncò nel sangue l’esperimento della Unidad Popular e il cui impatto, in America latina, in Africa, in Asia, ma anche in Europa fu molto superiore e di più lunga durata di quello del secondo.

Perché tanta partecipazione, tanta solidarietà in tutto il mondo? Forse perché la vittoria dell’Unidad Popular aveva acceso in tutto il mondo la speranza della possibilità di un cambiamento rivoluzionario della società in forma pacifica, grazie alle elezioni, senza armi. Dopo la festa della vittoria, in cui milioni scesero a celebrare nelle strade, il presidente eletto Salvador Allende complimentò: “Non c’è stato neanche un vetro rotto!”.

Nei mille giorni di vita del nuovo governo, costituito da molte diverse formazioni della sinistra, con l’impegno entusiasta di giovani, donne, studenti, operai e contadini, si iniziarono campagne per la ridistribuzione della ricchezza, per l’alfabetizzazione, per i diritti delle comunitá indigene, per il controllo statale delle banche e degli istituti finanziari, per la distribuzione di latte agli scolari, per l’occupazione dei latifondi non coltivati e la distribuzione delle terre, per l’organizzazione sociale nei quartieri e nelle periferie più disagiate delle grandi città.

Questo costituiva un precedente pericolosissimo per chi considerava il Cile il proprio cortile interno, per chi temeva che , in qualsiasi altra parte del mondo, si volesse seguirne l’esempio. Ora che negli Stati Uniti sono stati resi pubblici molti documenti rimasti finora con il sigillo del segreto, risulta chiara, per chi ne avesse dubitato, l’intenzione della CIA, del presidente Nixon e del suo governo, di destabilizzare il governo di Allende per diminuire il consenso e preparare la presa del potere da parte dei militari: sciopero di diverse categorie, tra cui gli addetti ai trasporti, scomparsa di derrate alimentari essenziali come il latte in polvere, la carne, il caffé. .. ecc ecc. Ma poiché malgrado tutto questo, alle ultime elezioni, Allende aveva ancora il sostegno del popolo, specialmente dei giovani, fu deciso il Golpe militare, con migliaia di morti,di torturati e milioni di esiliati.

Ricordiamo oggi e onoriamo la memoria di tutti quelli che si sacrificarono pe realizzare il loro sogno di una società più umana e più giusta, primo fra tutti il presidente Salvador Allende che non volle accettare l’aereo che gli veniva offerto per fuggire con la famiglia ma scelse di morire nel palazzo presidenziale bombardato. Se non dimentichiamo mai il loro sacrificio, è anche questo un segno che la speranza di cambiare il mondo non muore.

 

(*) – Presidente Filef Nazionale

FONTE: Il Lavoratore (Svezia)