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Editoriale: Autodeterminazione nell’età orwelliana
Lo sviluppo frenetico e sregolato dell’intelligenza artificiale rischia di non realizzare il potenziale progressista di questa meravigliosa tecnologia.
Al momento il suo uso sembra finalizzato a potenziare i sistemi di controllo, oltre che all’impiego in  settori quali il commercio e le attività di svago e intrattenimento.
La storia non ci dà molte ragioni di ottimismo, considerando che la tecnologia è stata utilizzata sopratutto per rafforzare il potere e il privilegio, tanto che il divario fra ricchi e poveri a livello mondiale non è stato mai così estremo.
Già l’economia digitale ha terremotato il mercato, con la creazione di nuove potenti imprese multinazionali. Soltanto qualche settimana fa Amazon, il colosso statunitense del commercio elettronico, ha raggiunto i mille miliardi di dollari di capitalizzazione, diventando la seconda società quotata a Wall Street che raggiunge questo traguardo, dopo Apple che l’ha raggiunto il 2 agosto scorso.
In un contesto di indebolimento rispetto ai poteri economici, quali sono le possibilità di autodeterminazione dei singoli e delle nazioni, rispettivamente sfruttati come consumatori e come committenti di progetti infrastrutturali che offrono possibilità di investimenti sicuri, ma magari hanno risvolti sociali e ambientali dannosi?
La connessione a internet, sempre più obbligatoria, rischia di rendere l’individuo più controllabile e manipolabile.
In paesi come l’Australia esistono i punteggi di credito (credit rating) che rivelano l’affidabilità creditizia di una persona, ma esistono anche enormi database sui vari aspetti della vita.
La Cina sta elaborando un sistema di punteggi di credito sociale molto più ampio, che dovrebbe partire dal 2020, in grado di assegnare una valutazione sociale ai dati raccolti sull’attività dei cittadini.
Le implicazioni per la libertà di espressione, e addirittura per la libertà tout court, in un mondo funestato da tante ingiustizie e da tanti aspetti contestabili, sono chiare.
Self-determination in the Orwellian age
The frenetic and uneven development of artificial intelligence risks not realizing the progressive potential of this marvelous technology.
At present, its use seems to be aimed at strengthening control systems, for commerce and leisure and entertainment activities.
History does not give hope for optimism, considering that technology has been used above all to strengthen power and privilege, so much so that the gap between rich and poor worldwide has never been so extreme.
The digital economy has already created powerful new multinational companies. Only a few weeks ago, Amazon, the US e-commerce giant, has reached one trillion dollars of capitalization, becoming the second listed company on Wall Street to reach this milestone, after Apple.
What self-determination scope is there for individuals and nations, respectively exploited as consumers and as commissioners of infrastructure projects?
Internet connectivity, increasingly obligatory, risks making the individual more controllable and manipulable.
In countries like Australia there are credit ratings that reveal a person’s credit worthiness, but there are also huge databases on various aspects of life.
China is developing a much broader system of social credit ratings, which should start in 2020 that will collect data that scores individuals’ social behaviour.
The implications for freedom of expression, and even for the freedom per se, in a world ravaged by so many injustices and many disputable aspects, are clear.
 

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