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Villaggio italiano di Vallorbe (Vaud)
Dal 1910 al 1915 circa 4000 operai sono arrivati a Vallorbe, un paese di frontiera di 3500 abitanti, per scavare la galleria ferroviaria del Mont d’Or tra la Svizzera e la Francia. Era il periodo dei grandi trafori ferroviari tra cui quelli più famosi come il Gottardo e il Sempione. Gli operai, in maggioranza dell’Italia centro-settentrionale, di cui mille in permanenza con le loro famiglie, hanno costruito un villaggio, chiamato «village nègre» finanziato dalle birrerie locali, come Aigle o Orbe, e nazionali (Cardinal).
Le autorità locali hanno dovuto affrontare diversi problemi tra cui la costruzione di case per le famiglie, di una scuola di lingua italiana per circa 120 bambini, di un’infermeria, di pensioni per gli operai di passaggio o scapoli e di numerosi bar e caffé per i nottamboli a cui piaceva suonare, cantare e ballare! Ci furono anche 2 settimane di sciopero per motivi di igiene, di salubrità ma anche di stipendio. Lo sciopero ha avuto perfino l’appoggio delle autorità locali perché le condizioni di vita e di lavoro erano davvero cattive e precarie, da cui certamente il nome di «nègre». Gli operai infortunati erano lasciati in strada e sui marciapidi per ore in attesa di portarli in ospedale a 25 km dal cantiere! La Galleria del Mont d’Or è stata uno dei pochi cantieri tra i tanti del secolo scorso con «solo» 7 morti ma con circa 70 feriti! Alcune di queste costruzioni esistono ancora oggi, trasformate in abitazioni e sono visibili lungo la strada che si dirige verso le famose Grotte di Vallorbe. Il villaggio italiano è stato ricostruito interamente dagli alunni di una mia classe nel 1993, dimenticato per 25 anni, «ripescato» dal conservatore attuale e oggetto di una mostra al Museo del Ferro e della Ferrovia di Vallorbe l’anno prossimo.
Il libro ha ottenuto diversi premi tra cui quello del Salon du Livre di Ginevra, del giornale «l’Hebdo» e del Dipartimento dell’Istruzione pubblica cantonale. Il libro è attualmente in ristampa. La sua originalità sta nella ricostruzione minuziosa del villaggio italiano, casa per casa, nella descrizione dei luoghi di vita comune (famiglia, scuola, educazione, formazione, bar, caffé, liti, feste) e che probabilmente è stata la stessa in tutti i grandi cantieri ferroviari del 1800, poiché era abitudine in quel periodo spostarsi da un cantiere all’altro con tutta la famiglia. Lo statuto dello stagionale non esisteva ancora! Infatti è stato introdotto solo più tardi nel 1936.
Michele Scala
Membro del Direttivo nazionale |
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