(ANSA) – ROMA, 19 GIU – «Se la regolarizzazione fallisse, verrebbe messa a rischio l’intera sicurezza sanitaria del Paese. Inutile imporre distanziamento sociale, tracciamenti e cambi di abitudini consolidate, con una popolazione di mezzo milione di unità del tutto invisibile e incontrollabile, perché non iscritta al sistema sanitario nazionale, e potenzialmente a rischio».
È il messaggio inviato alla Commissione Bilancio della Camera, che sta per discutere il provvedimento di emersione dei rapporti di lavoro, da Grei250, un gruppo di 250 esperti di immigrazione, giuristi, docenti universitari, medici e rappresentanti del Terzo Settore, nato per riflettere su regolarizzazione, emersione e inclusione degli immigrati.
L’articolo 103 del decreto rilancio, che contiene la sanatoria, è infatti sin dalla prima riga finalizzato a «garantire livelli adeguati di tutela della salute individuale e collettiva» messa a rischio dell’emergenza Covid. Per centrare questo obiettivo le domande di emersione non possono restare confinate nei settori dell’agricoltura, della pesca, del lavoro domestico e dell’ assistenza alla persona, come nel decreto del governo.
Il Parlamento deve estendere la regolarizzazione agli altri settori, come turismo, ristorazione, edilizia e altre manifatture, i cui addetti «non godono di immunità di gregge». Inoltre debbono poter essere regolarizzati anche i migranti con permesso di soggiorno scaduto prima del 31 ottobre 2019, e non soltanto coloro il cui il permesso sia scaduto dopo, come in modo assai poco comprensibile prevede il governo. «Bisogna poi sfatare due falsi miti – aggiunge Ugo Melchionda, coordinatore e portavoce di Grei250 – Il primo è che gli immigrati irregolari che non riusciranno a regolarizzarsi possano essere rimpatriati. Ci vorrebbe circa un secolo per svuotare il bacino attuale, visto che si rimpatriano dai 6.500 ai 7 mila migranti l’anno e l’operazione, già in sé difficile, è oggi bloccata dal Covid. Il secondo falso mito è che dietro la regolarizzazione ci sia il tentativo di concedere agli immigrati il diritto di voto o il reddito di cittadinanza, quando è noto che essi non possano accedere a tali diritti se non dopo dieci anni di soggiorno regolare».
«Il fallimento della regolarizzazione -conclude Melchionda, che è corrispondente italiano dell’Ocse per l’International Migration Outlook -sarebbe capace di dare un colpo mortale alla credibilità del governo e nessuna forza politica della maggioranza potrebbe dichiararsi esente da colpe».
(ANSA). CHO 19-GIU-2020