L’accoglienza e l’integrazione che fa bene alla Basilicata: L’esempio della Cooperativa sociale Filef

di Angelo Lacerenza

 

POTENZA – In questi ultimi anni, in Italia, si parla molto spesso di migranti come di una delle principali emergenze nazionali.
C’è una narrazione prevalente che parla del fenomeno come di un’invasione, che di volta in volta si presenta come emergenza sbarchi, emergenza ordine pubblico, emergenza delinquenza.

Quasi mai, però, si parla delle ragioni di chi emigra, delle condizioni che obbligano ad emigrare, dell’errore storico che in troppi hanno fatto in questi anni nel distinguere tra chi ha diritto ad emigrare e chi non lo ha. Quasi mai, poi, si parla di ciò che invece funziona, che fa bene al paese e all’Europa, di quella accoglienza che, mentre risolve un’emergenza, favorisce lo sviluppo, proponendo concreti percorsi di integrazione. Perché, e questo è opportuno ribadirlo, c’è chi opera e sa operare con responsabilità, diligenza e senso civico, a favore degli ultimi, a favore degli emarginati. Ne è un esempio, di fatto, la Società Cooperativa Sociale “Filef Basilicata”, che lavora appunto in terra lucana.

Costituita nel 2016, la cooperativa svolge attività dirette all’inclusione sociale attiva dei migranti presenti sul territorio nazionale e locale. Inoltre, essa svolge anche attività per le comunità dei lucani nel mondo. Nello specifico, attraverso vari progetti attivi su buona parte del territorio lucano, la Filef favorisce l’integrazione degli immigrati (minori e adulti) e di tutte quelle persone considerate vulnerabili e svantaggiate.

Infatti, la cooperativa offre servizi come l’apprendimento della lingua italiana, l’assistenza psico-socio-sanitaria, l’assistenza legale, le attività di formazione professionale, i tirocini formativi e vari strumenti utili all’inserimento lavorativo. Ovviamente, dal 2016 ad oggi, le attività si sono notevolmente diversificate e amplificate, sia per destinatari che per aree di intervento.

I destinatari delle azioni/attività sono target differenti che vivono condizioni di disagio sociale specifico, come donne, minori, immigrati, ma pure tossicodipendenti o dipendenti di patologie specifiche. I settori di intervento sono dunque rivolti alla promozione di una cultura della solidarietà e dell’inclusione sociale fra le persone e i vari gruppi sociali, all’attivazione di interventi per favorire turismo sociale, alle attività di welfare comunitario, alle attività di interventi e di lotta alla povertà, alle azioni e a tutte quelle attività volte a favorire una maggiore partecipazione dei giovani nel sociale, nello sport e nella formazione e infine a tutti quei percorsi volti ad attivare interventi mirati che favoriscono una cultura della pace e del rispetto delle diversità.

“Promuovere l’ospitalità, l’integrazione, il superamento della povertà educativa – ha sottolineato Antonio Sanfrancesco, presidente della Filef – significa non solo promuovere la salute e il benessere delle persone, ma significa anche sviluppare in Basilicata un’immediata e tangibile comunicazione fondata sul rispetto reciproco.”

 

FONTE: LA NUOVA DEL SUD, 9/9/23