Servizi consolari. Ma che possiamo fare?

di Pietro Lunetto  (coordinatore nazionale FILEF ETS)

Il problema, grosso, della qualità dei servizi consolari e delle attese lunghe per prendere un appuntamento per espletare delle pratiche non sono delle novità per gli italiani all’estero. Tagli al personale, mancanza di risorse, aumento delle comunità all’estero, hanno creato una miscela a dir poco esplosiva.

Qualche piccolo passo è stato fatto a livello ministeriale, con l’inserimento di qualche centinaio di nuovi lavoratori, e in qualche circoscrizione consolare si è riusciti a trovare soluzioni temporanee per smaltire alcune situazioni di emergenza, qualche volta con l’aiuto dei consiglieri dei Comites.

Nulla però che ha modificato significativamente il quadro della (pessima) situazione. La frustrazione delle comunità italiana all’estero, a cui si sono aggiunti i problemi enormi anche per il rinnovo dei passaporti in Italia, spesso emerge solo nei gruppi Facebook, sui social in generale, prendendo anche a bersaglio i singoli lavoratori dei consolati, che spesso fanno quello che possono in perenne carenza di organico. Ma che possiamo fare?

Come sappiamo le cose non cambiano in meglio spontaneamente. Cambiano se si riescono a cambiare i rapporti di forza e a unire forze importanti sulle diverse problematiche. Per fare questo, serve impegno, sapere leggere le situazioni e agire in maniera intelligente. Ogni territorio fa storia a sé, però possiamo provare a elencare alcune proposte di ordine generale per tentare di dare risposte alla domanda “ma che cosa possiamo fare?”:

  • Proporre una raccolta firme per il miglioramento dei servizi consolari. Una cosa semplice, ma con richieste precise;
  • Farsi promotori di con altre associazioni, gruppi, singoli, di iniziative pubbliche dove i cittadini possano discutere di come attivarsi per provare a cambiare le cose;

Il coordinamento nazionale FILEF rimane a disposizione di chi vorrà approfondire l’argomento e provare a elaborare un piano di azione. Campagne come quella che stiamo proponendo, non solo potrebbero avere un beneficio pratico per la comunità, ma potrebbero irrobustire i rapporti tra il mondo associativo e i cittadini all’estero, in una rinnovata partecipazione che sarà sicuramente positiva.