Per due secoli, l’Italia è stata nazione di emigrazione di massa con oltre 25 milioni di italiani emigrati dal 1876 al 1976; oggi sono quasi ottanta milioni gli oriundi italiani in tutto il mondo contro i sessanta milioni scarsi residenti in Italia.
Improvvisamente da metà degli anni Settanta il nostro paese è stato a sua volta meta di grandi flussi migratori legali o clandestini per emergenze economiche, sociali e culturali, venutesi a creare in molti paesi in un mondo diventato globale.
E in anni ancora più recenti c’è stata e continua a esserci una ripresa massiccia dell’emigrazione di italiani verso l’estero, in particolare delle nuove generazioni.
“Non più cose ma protagonisti”, fu uno dei motti del primo congresso della FILEF, la Federazione Italiana lavoratori emigranti e famiglie, fondata nel 1967 da Carlo Levi – scrittore, pittore e politico italiano – e da altri intellettuali di area progressista, tra le maggiori organizzazioni nazionali che si è occupata in maniera costante e concreta delle problematiche connesse alle migrazioni.
Fin dalla fondazione ha difeso i diritti dei nostri concittadini emigrati all’estero – ormai in buona parte integrati – e da tempo si occupa anche delle condizioni ben più precarie e vulnerabili degli immigrati presenti in Italia.
Oggi la FILEF – di cui è presidente Antonella Dolci (sorella dell’artista Mariano Dolci, montemeranese di adozione), residente in Svezia – è una delle principali organizzazioni dell’emigrazione e dell’immigrazione, con 200 associazioni e circoli presenti in Italia e nei maggiori paesi di emigrazione italiana: Germania, Francia, Belgio, Lussemburgo, Gran Bretagna, Svezia, Svizzera, Australia, Canada, Usa, Venezuela, Brasile, Uruguay, Argentina. La sede di coordinamento internazionale è a Roma.
Per conoscere questa organizzazione umanitaria e politica poco conosciuta, l’Accademia del Libro ha invitato Rodolfo Ricci, dirigente e coordinatore della FILEF per molti anni e attuale vicepresidente.