RIM-2023 Migrantes: quasi 6 milioni in fuga dalla precarietà e dai bassi salari

Raddoppiati in 18 anni. Un popolo ancora di migranti che fa la guerra ad altri migranti

Il Rapporto Immigrazione 2023 di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes ricorda che «Dovremmo essere Liberi di scegliere se migrare o restare. Per questo è doppiamente importante tenere conto dei differenti contesti di partenza e della storia di ogni persona migrante». E tra queste persone – mentre il governo parla di campi di migranti da esportare in Albania – ci sono milioni di migranti italiani che fuggono dalla precarietà e da salari per i quali non si vuole nemmeno mettere un minimo di decenza.

Presentando il rapporto, Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes, ha detto che «Tanta è la strada percorsa, tanti gli avvenimenti che hanno inciso alla trasformazione dell’Italia all’interno della cornice europea nel Paese delle mobilità, come il Rapporto Italiani nel Mondo 2023, definisce il nostro Paese. Mobilità in entrata e in uscita, una vocazione alla partenza ancestrale e per questo strutturale».

Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, ha evidenziato che  il 18esimo Rapporto italiani nel mondo 2023 fotografa il cammino degli emigranti italiani, tra storia e attualità: «In 18 anni gli italiani nel mondo sono raddoppiati: da poco più di 3 milioni a poco meno di 6 milioni. A partire sono soprattutto i giovani tra i 28 e i 34 anni. Sono i giovani che non lavorano e non studiano, lavoratori precari, disoccupati, giovani donne e 1 su 4 laureati e ricercatori. L’emigrazione ci fotografa il disagio giovanile, una nuova generazione di poveri. A partire sono sempre più anche le donne per ritrovare in un altro Paese pari opportunità è più tutele nella maternità. L’unica Italia che cresce è solo quella all’estero. Anche sul piano demografico».

Infatti, dal rapporto redatto dal paese della crisi delle nascite emerge che sono 91mila i bambini italiani nati all’estero: «Oltre il 20% rispetto ai poco meno di 400.000 nati in Italia, di cui 57 mila neonati figli di immigrati. Il 75% degli emigrati va in Europa. Per gli emigranti italiani l’Europa è veramente la “casa comune”, di cui si sentono parte».

Monsignor Perego ha aggiunto che «L’Europa è un luogo di tutela degli emigranti e per questo va preservata da rinnovati nazionalismi che rischiano di incrinare l’Unione. Le prossime elezioni europee saranno un banco di prova in tal senso».

Resta da chiedersi perché, in un Paese di migranti che si considerano europei, poi la gente voti per forze politiche anti-immigrati e che professano politiche (anche se molto intiepidite con l’arrivo al governo) anti-europeiste. Leggendo questo rapporto si ha come l’impressione straniante di una percezione politica scollegata dalla realtà e dell’incapacità di chi dovrebbe fare cultura politica di riconnettere il sentire nazionale alla realtà collettiva e impoverita dei suoi giovani, sempre meno numerosi, sempre più precari e sempre più migranti alla ricerca di una stabilità che tutto questo parlare di sovranità nazionale non sembra voler trovare.

A rimpiazzarli, richiamati da un mercato avido e miope, milioni di migranti ancora più malpagati e precari, privati di diritti e criminalizzati per il fatto stesso di essere migranti, usati come merce politica a basso prezzo per costruire consenso e paure sulla loro pelle. Fanno i lavori che non vogliamo più fare ma non li vogliamo anche se li sfruttiamo.

E, a proposito di Europa ed Italia cristiane, di crocifissi baciati e di presepi difesi, è toccato al presidente di Migrantes ricordare che «Il 95% di chi parte dall’Italia è un cattolico. Diventano fondamentali, pertanto le azioni pastorali che accompagnano la fede dei migranti italiani: le missio cura animarum, le missioni, le parrocchie. La Chiesa è in cammino con gli emigranti e la Chiesa è formata da migranti. Il futuro del nostro Paese, chiamato ad affrontare il debito economico, demografico ed ecologico, dipende anche dalla valorizzazione del cammino e dell’esperienza degli immigrati e degli emigrati».

Nel suo intervento alla presentazione del rapporto, il Cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha detto che «Bisogna fare un grande investimento sull’istruzione, sullo studio, combattendo la precarietà, dando condizioni di sicurezza, la casa ad esempio. La lotta alla precarietà è una delle condizioni migliori per dare sicurezza sul futuro e per la bellezza di restare nel proprio Paese».

Zuppi ha poi invitato ad «Uscire dalla polarizzazione. Parliamo dei problemi e impariamo a capire e non a schierarsi, perché la polarizzazione brucia le opportunità. Le questioni umanitarie, ad esempio, sono diventate altro ma devono restare quello che sono, altrimenti è pericoloso. Le statistiche, come quelle contenute nel Rapporto, sono uno specchio e ci dicono chi siamo. Uno statistico mi ha detto che l’Italia è un Paese in via di estinzione. Non è una prospettiva allettante, perciò dobbiamo chiederci cosa vogliamo lasciare dopo di noi. Forse ancora qualcosa si può fare».

Anche il presidente della Cei ha fatto notare che il 75% degli italiani che espatriano scelgono l’Europa e ha concluso: «Questo ci chiede di pensarci in maniera più europea e con una visione più larga. A questo proposito. Appoggio l’idea di “un passaporto europeo”, anche perché i ragazzi ce l’hanno già dentro e se non si combatte la precarietà si va altrove».

 

FONTE: https://greenreport.it/risorse/i-migranti-italiani-quasi-6-milioni-di-giovani-in-fuga-dalla-precarieta-e-dai-bassi-salari/

 


 

 

Il Rapporto Italiani nel Mondo giunge, nel 2023, alla diciottesima edizione. Vi hanno partecipato autori e autrici che, dall’Italia e dall’estero, hanno lavorato a diversi saggi articolati in quattro sezioni: Flussi e presenze; Riflessioni su mobilità e ritorno; Speciale “diversamente presenti e ri-presenti”; Allegati socio-statistici. L’edizione di quest’anno è dedicata ai temi della mobilità e del ritorno. Partendo dall’analisi di un’Italia sempre più fragile a causa della longevità e dello spopolamento dei suoi territori, si è cercato di capire se, nonostante la strutturalità della mobilità italiana del passato e di oggi, il ritorno ha ancora un impatto importante dal punto di vista quantitativo e qualitativo.

Lo Speciale 2023 entra nello specifico della dimensione territoriale. Attraverso venti diversi saggi sulle altrettante realtà regionali italiane, diversi autori e autrici sono stati chiamati a descrivere quanto e come il tema del ritorno fa parte e si manifesta oggi nella storia e nell’identità delle singole esperienze territoriali. Si parla del passato e di oggi, di personaggi rientrati e imperi ricostruiti, di ricchezze riportate in patria, di presenze e testimonianze del legame con l’emigrazione. Nel volume si descrive anche il ritorno che si manifesta non come presenza fisica, ma come segni depositati nella quotidianità: innesti linguistici, nuove tradizioni, usi e costumi, persino una pastorale nuova realizzata a seguito del rientro in Italia di missionari italiani che hanno sperimentato i rischi, le fragilità, nonché le opportunità e le risorse della migrazione.

Il volume raccoglie le analisi socio-statistiche delle fonti ufficiali, nazionali e internazionali, più accreditate sulla mobilità dall’Italia. La trattazione di questi temi procede a livello statistico, di riflessione teorica e di azione empirica attraverso indagini quali-quantitative.

 

 

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