di Rino Giuliani *
Abbiamo ora ascoltato Grandi e Nannicini per i due comitati per il NO al referendum di settembre che prevede il taglio del numero dei parlamentari.
Li ringraziamo per aver accettato di partecipare alla diretta che sul tema abbiamo promosso come Fiei, Filef, Istituto Fernando Santi e FCLIS.
Non da oggi sosteniamo che la centralità del parlamento è un valore costituzionale e che nel bilanciamento dei poteri, l’alterazione dei suoi equilibri colpisce la democrazia e contribuisce ad accrescere le criticità del suo funzionamento ed in specie del rapporto fra esecutivo e legislativo. Ridurre il numero dei parlamentari è scelta che colpisce, mortificandola, la rappresentanza politica dei cittadini italiani tutti, ovunque vivano o lavorino.
Noi sosteniamo, ci impegniamo per il NO al prossimo referendum perché siamo in presenza di un tema dirimente in termini più generali per la democrazia.
Sosteniamo il NO e facciamo con altri una campagna di informazione verso gli italiani all’estero anche per ragioni che sono aggiuntive rispetto a quelle più generalmente condivise dagli italiani.
Italiani all’estero e italiani in madrepatria devono essere pari nella fruizione di diritti costituzionali quali quello a essere politicamente rappresentati con pari peso, a essere parimenti informati per poter liberamente scegliere.
Questa garanzia di esigibilità del diritto al voto la puoi avere se vi sono garanzie di partecipazione attiva. La partecipazione al voto, il diritto all’informazione come premessa delle scelte elettorali, questa volta sarà molto minore che nelle tornate elettorali precedenti che, peraltro, al riguardo, sono state grandemente carenti.
Il covid , in specie in alcuni paesi di accoglienza, peggiorerà la situazione in un referendum che si vuole decida su come si configurerà il parlamento senza contestualmente rendere chiaro quale sistema elettorale accompagnerà un taglio del numero dei parlamentari motivato e voluto per risparmi di spesa che non esistono e per una rivalsa verso i parlamentari in quanto tali, additati come ceto parassitario, come casta, paradossalmente, da una forza politica che oggi è pienamente forza di governo del paese.
Pochi in Italia sanno che a settembre si voterà, molti di più all’estero non sanno che si vota e su cosa si vota.
Nelle prossime settimane come associazioni proveremo a fare quello che dovrebbe fare il governo e il ministero che si dovrebbe occupare degli italiani all’estero e cioè garantire con l’informazione, nei diversi modi, che i cittadini all’estero possano votare.
Proveremo a farlo spiegando i motivi sostanziali per cui votare NO.
Ci si oppone alla riduzione di un terzo degli attuali parlamentari all’estero perché questo produrrebbe effetti distorsivi della rappresentanza politica degli italiani all’estero. La opzione del voto per il referendum, diretto, in Italia, pur prevista, appare un marchingegno burocratico che, per comprensibili motivi, verrà poco usato in specie da italiani che risiedono in paesi di accoglienza nei quali le scelte dei decisori, come in USA, hanno lasciato diffondere il contagio o che, in altri paesi, in Latino America, per la qualità dei servizi sanitari pubblici non è stato contrastato come sarebbe stato necessario.
Questo referendum populista che danneggia gli italiani all’estero è un adempimento che arriverà alla fine di un percorso tutto in salita per quanti, e noi fra questi hanno a cuore la funzione del parlamento nella democrazia italiana.
Il tempo per informare è poco. Lo è per tutti , nessuno escluso. L’ipotesi di uno slittamento della data di svolgimento resta ancora solo una ipotesi sul terreno.
L’impegno per far votare NO è un impegno che va sviluppato convintamente perché la democrazia va sempre e comunque difesa.
*Rino Giuliani Vice presidente di Istituto Fernando Santi/FIEI.
Roma 25.7.2020